2. I wonder if I'll ever see you again

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"Ci sono storie che hanno bisogno di buio e silenzio.
Solo dopo tanto tempo, come alcuni vini, potranno essere raccontate."


Quella mattina fu svegliata da un profumo invitante di colazione di Natale, quell'odore rassicurante di tè al bergamotto che si mescolava con lo zucchero vanigliato degli scones appena sfornati, si insinuò nella sua mente andando a sfiorarle la parte più dolce dei suoi ricordi infantili.

Dopo qualche istante, che le serví per realizzare dove si trovasse e perché, si alzó per osservare la sua immagine riflessa nello specchio del bagno.
Sapendo di essere sopravvissuta ad una nottataccia infame, immaginò che quello che avrebbe visto non le sarebbe piaciuto affatto.
E infatti.

Fece una smorfia di disapprovazione e poi si sciacquó ripetutamente con l'acqua gelata, dopodichè si mise a cercare nei cassetti qualcosa che potesse sgonfiarle un po' il viso segnato da una notte troppo lunga per la sua mente sovraffollata di pensieri.

Non trovó praticamente nulla di utile, quindi sollevò le persiane e poi aprí la finestra per lasciare entrare un po' di aria fresca. Indubbiamente, per essere umida la campagna inglese lo era davvero: come spesso accadeva, anche quel giorno il suo paese si era svegliato sotto una coltre bianca di nebbia che rendeva l'atmosfera lievemente rarefatta e l'aria non era esattamente fra le più salutari. Il lato positivo era che almeno poteva dirsi ben lontana dall'odore di cibo fritto di bassa qualità misto a inquinamento, che si respirava a Manhattan.

Quando sua madre raggiunse la sua stanza per controllare se fosse sveglia e per avvertirla che la colazione era pronta, la trovò al telefono che parlava animatamente, prima di vederla riattaccare sbuffando.
«Hai intenzione di passare il Natale rintanata qui sopra?»
Estelle si voltò e guardò sua madre con un broncio dipinto sul volto. Non sembrava affatto contenta dell'esito di quella telefonata.
«Roba da matti. Devo tornare a Manchester.»
Annunciò, allargando le braccia in segno di resa. 
«A fare cosa?» Chiese la donna, matura ma ancora avvenente, con i capelli perfettamente messi in piega in morbide onde color caramello.
«Hanno ritrovato la mia valigia. Il che sarebbe un'ottima notizia, se non fosse che devo andarmela a riprendere personalmente.»
«Di solito le spediscono a casa, no?»
«Mamma, siamo sotto le feste. Il che vuol dire che arriverebbe minimo tra un paio di giorni. E io non posso aspettare.»
«D'accordo, fai come vuoi. Come sempre.»
Replicò, non senza un tono di sottile polemica nella voce.
«Prendi la mia macchina perché sono tutti usciti. Basta che torni per la cena della vigilia.»
Si affrettò ad aggiungere.
Estelle guardó la sua sveglia sul comodino. Quante preoccupazioni inutili. «Sono ancora le dieci, tornerò per pranzo.»

Aprí l'armadio per cercare dei vestiti che non appartenessero ad ere geologiche ormai dimenticate.
Notò con disappunto che aveva lasciato nella sua casa d'origine solamente gli indumenti a cui era più affezionata e che non voleva buttare solo per ragioni meramente affettive, non certo perché pensava che avrebbe dovuto indossarli di nuovo.
Indossò la felpa della sua scuola, perché era quella che che le sembrò meno scolorita dai lavaggi, un paio di jeans a vita bassissima e delle converse rosa. Nel complesso, il suo look gridava duemiladieci da tutte le parti, ma le importava poco.
Legò i capelli in uno chignon alto sulla nuca e indossò un paio di occhiali completamente inutili, giusto per sopperire al fatto di non volersi assolutamente truccare, pur avendo ancora l'aria di qualcuno che aveva passato la notte a rigirarsi tra le coperte.

In fondo non le dispiaceva del tutto dover andare fino a Manchester, perché la mattinata sarebbe trascorsa più velocemente: la città era distante circa una trentina di chilometri, e a lei era sempre piaciuto guidare, soprattutto in solitudine, senza pensare a nulla al di fuori della strada da percorrere.
In più non amava l'idea di dover restare dentro casa, ma allo stesso tempo non aveva affatto voglia di andare in giro per la sua città, con l'altissimo rischio di fare incontri spiacevoli.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora