13. She's walking on fire

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Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell'isola...
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.


Non seppe bene spiegarsi il motivo che lo portò a destarsi: forse era quella luce che timidamente filtrava attraverso le tende immacolate ombreggiandole di fronde d'alberi, o forse era quel cane che abbaiava stanco, in lontananza, e lentamente lui realizzò di essere sveglio.

Gli sembrò di essere tornato dal mondo dei morti, come se avesse dormito per un anno intero.
Le pareti di quella stanza sconosciuta gli apparvero confusamente, lentamente, tra le palpebre tremule e attraverso le ciglia aggrovigliate e inumidite da quel lungo sonno dai contorni confusi.

Riacquisito un briciolo di coscienza, gli occhi si fecero più sgranati nel momento in cui realizzò di non riconoscere minimamente il luogo in cui si trovava. Un moto di terrore si impossessò di lui.
Si sollevò di scatto, e poi, improvvisamente percepì un lieve respiro, e si rese conto di non essere solo: quello era uno dei suoi incubi peggiori.

«Oh porco cazz..»
Si lasciò sfuggire e scattò in piedi, accanto al letto, portandosi una mano sulla tempia, in uno slancio di sbigottimento agitato.

Ma poi la mise meglio a fuoco, quella figura femminile distesa nella penombra, e la riconobbe.
La riconobbe immediatamente, quella folgorante bellezza.
Dormiva a pancia sotto, aveva il viso comodamente appoggiato sul cuscino, i lunghi capelli dalle sfumature dorate si mescolavano tra loro in un disegno astratto che sembrava un quadro ad acquarelli, indossava solo un reggiseno nero, mentre le lenzuola la coprivano dalla vita in giù, lasciandole però scoperta una porzione di gambe e le caviglie sottili. Sembrava trovarsi in un completo stato di quiete, con quel leggero sorriso accennato sulle labbra: lo stesso di cui lui si era beato quella mattina nel parco davanti casa sua, e non pensava certo che lo avrebbe mai rivisto di nuovo.

Un'emozione che non seppe descrivere prese in pieno il suo stomaco come se fosse stato investito da un'auto in pieno addome.
Un piccolo raggio di luce sfarfallava sul contorno cremisi delle sue labbra assopite in un atteggiamento di totale abbandono.
La sua pelle di mandorla era invitante come un nettare d'ambrosia e rifulgeva contro le pieghe stropicciate delle lenzuola altrettanto bianche.

Scrollò la testa come per liberarsi di quei pensieri inopportuni, e mentalmente cercò di ripercorrere la serata precedente, ma oltre un certo momento non riusciva ad andare, era il vuoto più totale. Sentiva la sua capacità di ragionamento nettamente rallentata, ma allo stesso la sua testa stava esplodendo in tutta una lunga serie di domande, prima fra tutte come ci fosse finito in quella stanza, con Estelle.

Indietreggiò di qualche passo al tormento accecante di aver fatto qualcosa di male senza riuscire a ricordarlo, e si scontrò rovinosamente con il suo comodino, facendo cadere dei libri per terra e rovesciando una cornice con una foto. Si maledisse più o meno in una quindicina di lingue diverse, per la sua impacciataggine, ma non aveva ancora recuperato il controllo totale dei suoi movimenti.

Estelle si svegliò all'istante, a quel rumore sordo, e si sollevò seduta sul materasso, stropicciandosi un po' quegli occhietti di lapislazzuli, per poi tornare a gravitarli su di lui.
«Harry!»
Lo aveva chiamato come se si aspettasse di trovarlo lí, come se non fosse una novità che avessero condiviso il letto, quella notte.
Un dubbio dilaniante cominciava a percorrergli tutto il corpo, partendo dal basso per risalire lungo la schiena, poi la vide coprirsi il seno con una piccola porzione di lenzuolo, in un timido e morbido gesto di pudore che lo fece quasi arrossire.
«Estelle! Ma.. cosa..»

Non sapeva come comportarsi.
Se le avesse fatto capire che non si ricordava assolutamente nulla, avrebbe potuto fare una delle più grosse figuracce della sua intera esistenza.
Preferì attendere che lei parlasse ancora.
«Come ti senti? Stai bene?»
Gli sembrò di percepire un moto di sincera preoccupazione nel modo in cui lei gli aveva posto quelle domande.
«Credo.. credo di si. Sono un po' confuso, in realtà.»
Estelle sorrise, e la stanza si illuminò a giorno. «Ti credo.»

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora