64. Baby, can you see through the tears?

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Ci sarà un momento in cui crederai che è tutto finito.
Quello sará l'inizio.

Se non hai mai provato gli occhi che bruciano, le ossa delle dita che scricchiolano e i tendini delle mani che dolgono, perché hai fatto le cinque del mattino a scrivere una lettera a qualcuno, scritta a mano di tuo pugno, con gli errori, le cance...

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Se non hai mai provato gli occhi che bruciano, le ossa delle dita che scricchiolano e i tendini delle mani che dolgono, perché hai fatto le cinque del mattino a scrivere una lettera a qualcuno, scritta a mano di tuo pugno, con gli errori, le cancellature, le correzioni e il resto, una di quelle che profuma di carta che si mischia con l'inchiostro.. allora hai sprecato veramente troppe notti.

E Harry lo aveva fatto, perché aveva capito che tutte quelle parole strappate alle labbra che non gli aveva mai detto scalpitavano dal bisogno viscerale di essere scritte nero su bianco. Per renderle quasi indelebili come i suoi tatuaggi.
Perciò quella notte prima della sua partenza l'aveva passata in quel modo, rovistando nei meandri dei suoi ricordi, e planando come un gabbiano sulle acque limpide della sua memoria.
E su quel foglio aveva rovesciato frasi che non sapeva nemmeno di pensare, eppure più veritiere dei suoi stessi pensieri.

Le correnti lo avrebbero trascinato a largo, alla deriva, ma lui sarebbe rimasto assorto, in silenzio, ad osservare come un tiepido ed inerme spettatore quello che era stato quel lungo viaggio, che portava il loro nome stampato su un biglietto di sola andata.

La meta, la destinazione a quel punto quasi non gli interessava più, era il viaggio, quello che realmente contava.
Aveva vissuto, e si era fermato intensamente ad assaporare i suoi bagliori di vita: se n'era accorto quando era stato felice, e lo aveva trattenuto con sé, quel frame di momenti da stritolarti il respiro.
E anche se il prezzo da pagare fosse stato quello di dover continuare a rimirare quegli avvenimenti, a vivere nei propri ricordi, non poteva che essere eternamente grato a quella vita che aveva deciso di donarglieli. Nonostante tutto.

Si sarebbe limitato semplicemente ad ammirare la bellezza dei turbamenti che lei gli aveva regalato, sapendo che non sarebbero mai più tornati.
Erano amori impossibili, così li chiamavano, quegli amori che per quanto tu possa sbattere la testa contro il muro fino a sanguinare rimarranno intensi solamente nei tuoi ricordi.

Osservò l'aria rarefatta di quell'isolotto sperduto dei Caraibi dove il tempo sembrava non ricordarsi di scorrere, e realizzò quanto invece per lui fosse trascorso in fretta.
Guana era un'isoletta privata vietata al turismo che faceva parte della parte britannica degli atolli caraibici, che Jeffrey aveva affittato per un matrimonio riservato a pochi invitati.
Sull'isola era presente un solo resort, e quella sensazione netta di trovarsi fuori dal mondo che in altre circostanze avrebbe adorato, lo rendeva inquieto più di qualsiasi altra cosa.

Estelle avrebbe dovuto essere già lì, eppure non c'era. E l'esistenza in quell'isola non poteva che apparirgli una prigionia, confinato nella parte opposta del globo mentre si chiedeva perché lei lo avesse chiamato quando era in aeroporto.
Probabilmente non lo avrebbe mai saputo.
Perché la vita certe volte ti sfila accanto e tu nemmeno te ne accorgi, ma quando era lei a scorrergli vicino la sentiva così forte da non poter avere dubbi sul suo essere vivo.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora