21. Here to take my medicine

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Vale più un minuto sul tuo corpo
che tutta la somma delle mie ragioni.


Vale più un minuto sul tuo corpoche tutta la somma delle mie ragioni

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Avevano vissuto una notte lunga quanto una vita intera.
A un certo punto, lo sfinimento aveva preso il sopravvento, e mentre fuori cominciava ad albeggiare e la stanza si irradiava di un calore dorato, erano crollati in un sonno profondo, con le braccia e le gambe ancora incastrate tra loro.

Quando poi i sensi intorpiditi cominciarono a riappropriarsi timidamente della sua mente, Estelle riacquistò conoscenza, ossigenandosi con il profumo dei capelli di lui, con quei riflessi nocciolati a scaldargli l'incarnato alabastrino.

Aprì gli occhi sbattendo timidamente la folta corona di ciglia, e si rese conto che Harry giaceva nudo, a pancia in sotto, accasciato praticamente sopra di lei, e dormiva beato come un bambino. Il suo respiro lento, sincopato e profondo dimostrava uno stato di totale rilassamento.
La sua schiena priva di inchiostro era scolpita nell'avorio più candido e immacolato. Era una visione a cui era facile assuefarsi, e non aveva ancora spalancato i suoi occhioni di cristallo.

Rimase per un po' a lasciarsi cullare dal ricordo della notte appena passata e dall'immagine che aveva davanti agli occhi, poi cercò di scansarsi delicatamente il peso del corpo di Harry da dosso, perché voleva alzarsi, e andare in bagno, tanto per rendersi presentabile.
Pensò di esserci riuscita, ma mentre era seduta sul letto, voltata di schiena, e si stava infilando le mutandine raccattate in fondo al materasso, aveva sentito la mano di lui stringerle il polso.

Si era girata a guardarlo, aveva ancora gli occhi chiusi, ma vedeva le sue labbra piegarsi in un sorriso soddisfatto, e un po' fanciullesco.
«Dove stai andando..?» aveva biascicato con la voce più profonda e roca che Estelle gli avesse mai sentito.
«Non volevo svegliarti.» Gli aveva carezzato il viso con le sue dita sottili, spostandogli i boccoli che gli scivolavano sul volto.
Il taglio dei suoi occhi appena schiusi era tanto perfetto che lei si perse un paio di attimi in più, a notare quel contrasto armonioso e amorevole con i lunghi riccioli bruni.

«Vado in bagno. Posso?»
«Mh-mh.» Aveva mugugnato lui lamentoso, e se l'era trascinata sul letto, al suo fianco, costringendola con la sola forza del braccio. Lei aveva riso a quella stretta, e si era lasciata abbracciare, in mezzo a quella devastazione di lenzuola stropicciate.

«Mi piaci così.. spettinata.» Poi l'aveva guardata ammiccante, con una luce negli occhi che ormai le era familiare. «Nuda.»
Lei non riuscì a divincolarsi dalla sua rapida presa, anche perché in fondo non avrebbe nemmeno voluto farlo, e si lasciò abbracciare da quel tepore corporeo: il sonno gli aveva evidentemente ricaricato le energie ed Harry non sembrava intenzionato ad uscire dal letto.
Se la trascinò addosso e affondò il viso tra i suoi capelli, nell'incavo tra collo e spalla.

«Sai di pioggia.. e di me.»
Aveva inspirato il suo profumo e poi aveva sorriso, ed era un sorriso di quelli che ti ricordano l'estate, anche quando fuori è inverno e il cielo sembra uscito da un film in bianco e nero.
Era bello di quel tormento inquieto e assetato che non avrebbe potuto mostrargli altro se non la sua completa arrendevolezza.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora