10. I'm Mr. Brightside

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Oh, the boy's a slag
The best you ever had
The best you ever had
Is just a memory and those dreams
Weren't as daft as they seem
Not as daft as they seem, my love
When you dream them up


Le regole dell'attrazione sfuggono alle leggi fisiche e naturali, e soprattutto alle nostre capacità di comprensione. Alle nostre capacità di elaborarle ed imbottigliarle e catalogarle, in uno schema che sia vagamente logico o sensato.
Abbiamo sempre bisogno di spiegarci tutto, di trovare ad ogni comportamento una collocazione che sia razionale e consequenziale. Ma la nostra vita continua ad essere regolata da spinte ed impulsi che non riusciamo a controllare.
Un meccanismo ad un certo punto scatta, e il resto procede sistematicamente in avanti per principio di inerzia, come un universo in espansione, senza che nessuno possa interromperne il moto, ma anzi, esso impercettibilmente ma inesorabilmente aumenta di velocità, come una pallina fatta scivolare giù da un piano inclinato.

«Dovrebbe essere illegale conciarsi in quel modo, se poi non vuoi darla a nessuno.»
Aveva esordito Jeff la mattina dopo, davanti a una fumante tazza di caffè, mentre si stravaccava sul divano con quella nota sensazione di martello pneumatico che pulsava nel cervello, che ormai lo accompagnava ogni domenica mattina, come una vecchia amica fidata.
«Magari è semplicemente fidanzata, te lo sei mai chiesto?» Harry scosse la nuca, sistemandosi una bandana sulla testa che utilizzava per tenere indietro i capelli, quando faceva attività sportiva.

Jeffrey sgranò gli occhi, mentre cercava le sigarette nella tasca di una giacca abbandonata lì qualche ora prima.
«Fidanzata? Quella? L'hai vista come si muoveva? Se io fossi il fidanzato, la farei chiudere in convento.»
«Sei il solito esagerato. Ci sono un milione di motivi per cui potrebbe avermi dato il palo. Eravamo davanti a tutti.»
«O forse semplicemente non gli piaci tu.» Ridacchiò Jeff, sapendo quanto questa idea avrebbe stuzzicato e innervosito il suo amico, anche se non lo avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce.
«Penso di poter sopravvivere.» Ribatté con un sorrisetto sghembo alzandosi dal tavolo, per posare la tazza nel lavandino. «Non mi pare che ce l'abbia solo lei.»





Estelle si era svegliata sul tardi, e aveva aperto gli occhi solo perché stava per cadere dal letto, visto che Charlie lo aveva occupato praticamente tutto con la sua posizione ingombrante.
Non le andava, dopo averla riaccompagnata a casa la sera prima, di continuare a guidare fino alla sua, e così si era fermata a dormire da lei.
Charlene aveva ventun anni e un po' di esperienza in più di lei, la sua famiglia era di origini tedesche ma viveva a Londra da tutta la vita. Era figlia di un famoso imprenditore, il titolare di una delle aziende internazionali di investimenti più famosi del Regno Unito, e viveva nell'agiatezza da quando era nata.

Nonostante il loro background fosse così antitetico, avevano legato molto nel giro degli ultimi mesi, spalleggiandosi a vicenda in un mondo lavorativo che era pieno di insidie e difficoltà, ma non si conoscevano ancora troppo bene.
L'affetto che le legava, comunque, era molto sincero, nonostante Estelle dovesse riconoscere che a volte Charlene rimaneva imbrigliata in un personaggio che appariva un po' troppo sopra le righe.

«Quella birra dopo tutto quell'alcol mi ha dato il colpo di grazia.» Biascicò rotolandosi tra le lenzuola candide e stropicciate, e tenendosi la testa tra le mani.
«Te l'avevo detto che non dovevi scendere di gradazione.» Estelle si era alzata dal letto e aveva deciso di farsi la doccia, così, giusto per recuperare un po' di decenza, visto che la sera prima non si era nemmeno struccata.
«Sono tedesca. Noi beviamo birra al posto del caffè.» Tenne a ricordarle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Poi la osservò di sottecchi, da sotto quello sguardo cerchiato e le ciglia quasi bianche, mentre si sollevava pigramente dal letto per raccogliersi i capelli in una coda alta.
«Mi sembra di aver notato un certo avvicinamento, stanotte. O ero più sbronza di quanto penso?»
Estelle fece spallucce, pur sapendo perfettamente dove l'amica volesse andare a parare. Voleva restare vaga sull'argomento, ma con Charlie era sempre difficile mantenere un minimo di riservatezza, perché irrompeva sempre a passo di carica nella sua sfera personale, investendola sempre con un mare di domande.
«A cosa ti riferisci?»

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora