36. Everyone knows she's on your mind

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"Ci sono assenze che ti fanno compagnia. Non puoi toccarle. Le senti dentro.
Ascolti le loro parole tra le righe del silenzio o tra le note di una canzone. Le guardi tra gli scatti della fantasia. E speri che, nello stesso istante e nello stesso modo, la tua assenza stia facendo compagnia a qualcuno, altrove."

Le capitava da sempre: era una vera e propria costante

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Le capitava da sempre: era una vera e propria costante.
Parlare con qualcuno e sentirsi sola, vedersi circondata di gente e magari divertirsi come una pazza ma sentirsi sempre, inesorabilmente e completamente sola con se stessa.
C'era abituata, in fondo, talmente tanto che si era convinta le piacesse sul serio.

E quando qualcosa era cambiato profondamente, in lei, e quel punticino aveva cominciato a crescere, per finire a occupare uno spazio abissale all'interno del proprio essere che non poteva in alcun modo ignorare, allora aveva cominciato a sperimentare quella sensazione in cui il presente le sfuggiva via poco a poco dalle mani.

Quand'è stata l'ultima volta che ci siamo sentiti un tutt'uno con qualcosa o qualcuno?
Incastonati, riuscendo a comunicare con la sola, suprema purezza degli occhi, in quell'aggancio perfetto di chimica e di alchimia che nessuno riuscirebbe mai a decifrare.

E poi, d'improvviso, di nuovo spaiati, lasciati a precipitare miseramente ciascuno nel proprio abbandono.

Harry era partito, e tutto attorno a lei, persino le gocce di pioggia che avevano preso il posto del nevischio, ripetevano il suo nome come una nenia disturbante.

Aveva preso il volo direttamente dal LAX di Los Angeles, verso l'Australia.
Era partito durante la notte, e le aveva lasciato un post-it attaccato sul comodino: torno presto, aveva scritto, autocitandosi.
Lo aveva scritto pur sapendo che non avrebbe potuto mantenere quella promessa, e lo sapevano tutti e due.
Lei era volata a New York il giorno stesso, perché quella città perduta la mal tollerava in generale, come se fosse il riflesso premonitore dei suoi sogni infranti, figuriamoci quando non c'era lui a rendergliela meno opprimente.

Ma anche New York, e quella casa illuminata notte e giorno dal bagliore dei suoi grattacieli, le sembravano semplicemente un cunicolo buio, senza di lui.
Non voleva restare inerme a piangersi addosso, per cui seguitò la sua vita come se nulla fosse: tutto scorreva frenetico come al solito, mentre nessuno avrebbe mai potuto immaginare dietro quel sorriso che elargiva senza problemi alle fotocamere, come si sentisse quando rientrava a casa, in quel letto senza di lui.
E i pensieri le scompigliavano i capelli, per tutto quel tempo passato a rigirarsi tra le coperte a osservare il soffitto.

Al punto che aveva avuto bisogno di tornare qualche giorno a Londra, a casa sua. Dove comunque, anche lì, ormai tutto era contaminato: persino nella propria casa i ricordi dei loro momenti insieme si affastellavano confusamente nella sua testa, quando lei meno se lo aspettava.
Sotto la doccia, le venne persino una voglia improvvisa di non averlo mai incontrato, perché ormai l'aveva fatta sua fino alla più insignificante cellula del suo corpo e al più piccolo scompartimento della sua persona.

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora