Come un signore annunciato dal suo devoto vassallo, il pomeriggio si presenta cupo, corteggiato da nubi dense e scure che assediano il sole, bianca corona di un cielo spento e fosco.
Crudeli ballerine bagnate danzano in balia di un vento gelido, flagellando i tetti e le strade della città, avvolta dalle tenebre che divorano il tenue chiarore del giorno.
La fitta coltre di nebbia popola il mondo di ombre grigie, lacerata da fulmini che riempiono l'aria di boati minacciosi.Il riflesso perfetto della tempesta di sentimenti che infuria dentro di me.
Se qualcuno mi chiedesse come mi sento, in questo momento, non saprei rispondere.
Cosa dovrei provare esattamente?
Confusione? Molta.
Rabbia? Anche.
Delusione? Probabile.
Paura? Forse.E, in una bufera di dubbi, ho una sola certezza.
Devo parlare con l'unica persona che può sciogliere l'intrico di domande annidato nella mia mente.Dato che non ho idea di dove possa essere, comincio a vagare per i corridoi ormai deserti.
Probabilmente, la maggior parte degli studenti devono aver già iniziato le loro attività pomeridiane.
Ricordo che Simon mi aveva detto che Alizée costringeva tutti i suoi figli a sceglierne almeno una, tra gli sport o i corsi organizzati dalla scuola.Ignorando il pensiero che anch'io dovrei essere a pittura, mi ritrovo ad esplorare la biblioteca.
Per quanto grande, appare abbastanza modesta in confronto a quella della villa.
Un gruppetto di ragazzi è raccolto in religioso silenzio intorno ai tavoli, il naso ficcato tra le pagine di tomi imponenti.
Alcuni, stravaccati sui divanetti, stanno discutendo di argomenti filosofici o avvenimenti storici, animati da una strana passione.
Ad essere onesta, per me stanno parlando una lingua sconosciuta.Da solo, appartato in una piccola sala studio, vedo un ragazzo dai capelli nerissimi che sta leggendo un libro giallastro.
Edric.
Non si è accorto di me, ma non credo che sia perché è troppo preso dalla lettura.
Scorre rapido le righe di inchiostro sbiadito, mordicchiando il cappuccio della penna con aria assente.
Sembra assillato da pensieri lontani di cui non riesce a liberarsi... come me.Sto per andarmene e continuare la mia ricerca altrove, quando sento una voce famigliare che mi strappa un sussulto.
«Tregua?»
Edric solleva la testa di scatto e un'espressione rassegnata si dipinge sul suo volto.
«Si dovrebbe usare una bandiera bianca» borbotta con una punta di ironia.
Accompagnato dal lieve crepitio del parquet, Alaric spunta da dietro gli scaffali ed entra nel mio campo visivo.
Osservandolo, la solita vaga sensazione mi stuzzica il cervello, come il ronzio fastidioso di una zanzara invisibile.
Ma, prima che possa cercare di capire cosa mi stia sfuggendo, vengo folgorata da un'idea.Lui potrebbe sapere dov'è Klaus...
«Devo averla dimenticata a casa. Non sapevo che sarei andato in guerra» risponde, sventolando un fazzoletto.
La scena è così comica che, malgrado tutto, devo attingere ad ogni briciolo della mia forza di volontà per non ridere.
Anche Edric cerca invano di reprimere un sorriso, che però si forma comunque sulle sue labbra.È la prima volta che lo vedo sorridere, da quando lo conosco.
«Perché sei qui?» borbotta, affrettandosi a tornare serio.
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Remember
Romance"Se hai smarrito la strada, segui la nostra costellazione segreta: il Lupo Bianco non ti lascerà mai sola e guiderà sempre il tuo cammino". Keeley Storm è una di quelle persone che gridano il loro dolore nel silenzio e nelle battute, che ti trattan...