21. LA FAVOLA PT.1

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Il resto della settimana trascorre in una piatta monotonia, una catena di giornate scialbe dominate da un cielo cinereo su cui si dispiegano cappe di nuvole fosche come ali di un gigantesco corvo.
Ogni alba porta con sé il preludio di un nuovo temporale, promessa puntualmente tradita da un tempo infimo che elargisce solo timide pioggerelle, pur perseverando la sua cupa minaccia.

Da quando ho scoperto di Elizabeth, Klaus trascorre gran parte dei pomeriggi fuori casa e non mi rivolge la parola nemmeno a scuola.
La mattina si congeda prima ancora che io mi sia alzata, con la scusa di fare colazione al bar insieme ad Alaric, e la sera scompare appena finito di cenare.

Insomma, mi sta chiaramente evitando.

Dal canto mio, non mi importa proprio niente. Anzi, dopo il litigio con Eileen, ho deciso di limitare il più possibile i rapporti con gli Hallander.
Simon ha cercato in ogni modo di riconciliarsi con me, continuando a scusarsi per avermi nascosto la verità, ma sono stata irremovibile.

Non ho bisogno di nessuno. Dopotutto, è vero: questa non è né casa mia né la mia famiglia.
Ho perso entrambe le cose... e tutto ciò che mi rimane è mio padre.
Ovunque sia.

Nella solitudine del soggiorno, sprofondata nella mia poltrona davanti al camino dalle fauci crepitanti, rileggo per la centesima volta il breve testo sul retro della foto che ho preso a Baker Street.

Chi è M.W.?
Un amico di mio padre, probabilmente... ma allora perché non lo ha mai neanche nominato?
È legato in qualche modo alla sua scomparsa? Oppure con gli Hallander, magari a Klaus?
Cosa c'entra Alizée con i miei genitori?
"Ho commesso un errore e questo è il prezzo che devo pagare"... cosa ha fatto di tanto terribile?

Le domande mi perseguitano, ma il dubbio più logorante di tutti è un altro: chi era davvero Maxwell Storm?

L'uomo che mi chiamava principessa, che mi raccontava le favole della buonanotte e che sorrideva nel buio mentre lo spiavo dipingere.
Colui che mi ha insegnato che essere diversi significa essere speciali e che mi ha promesso che avrebbe vegliato su di me dalle stelle, da quel lupo argentato che ulula nel cielo solo per noi.

Se i suoi segreti lo hanno portato lontano da me, e adesso mi hanno raggiunta... anche lui tornerà con loro?

Lo squillo del telefono, che comincia a vibrare nella mia tasca, mi strappa alle mie riflessioni con un sussulto, riportandomi alla realtà.
Quando leggo il nome del contatto, provo un moto di sollievo che scioglie un po' il nodo di tristezza che mi sento dentro.

«Ce ne hai messo di tempo, Babbo Natale» esordisco, portando lo schermo all'orecchio.

Alan sospira dall'altra parte della linea. «Non mi libererò mai di questo soprannome, vero?»

«Hai davvero bisogno di chiederlo?»

«Lo immaginavo» si arrende desolato. «Come stai?»

Per un secondo, devo lottare contro l'impulso di riversargli addosso tutti i miei problemi.

«Felice come una Pasqua». Cerco subito di cambiare argomento. «Hai fatto quelle ricerche?»

«Mmh sì» replica in tono sconcertato, cauto. «E ho scoperto che avevi ragione. C'è un collegamento tra Klaus e l'agenzia, ma...»

Mi raddrizzo sulla poltrona, posando la foto sul bracciolo. «Sputa il volpino, allora».

«Circa quattro mesi fa, Klaus è stato sorpreso mentre cercava di introdursi di nascosto nella sede della Walker Agency, a Clayton. C'era anche Elizabeth Reed, con lui».

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