38. WALKER AGENCY

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Se qualcuno mi avesse detto che un giorno mi sarei svegliata alle cinque e mezza di domenica, di mia spontanea volontà, gli avrei chiesto il nome del suo spacciatore.

Devo fare appello ad ogni briciolo di forza di volontà per trascinarmi fuori dal letto. Per fortuna, ieri sera mi sono addormentata con i vestiti addosso, altrimenti so già che avrei fatto tutto il viaggio fino a Clayton in pigiama.
A quest'ora, nessun essere umano potrebbe mai aver voglia di cambiarsi.

Dopo essermi accertata che il coltellino sia al suo posto, in tasca insieme alla foto dei miei genitori e qualcos'altro, prendo il telefono e lancio un'occhiata invidiosa alla gatta acciambellata sul cuscino.

«Maledetto ammasso di polvere» borbotto con uno sbadiglio.

Mi infilo il giubbotto, i guanti e un paio di stivali e, sepolta sotto una sciarpa e un berretto di lana, spengo l'abat-jour ed esco dalla camera. Richiudo piano la porta e attraverso il corridoio con il passo più felpato di cui sono capace.
Quando passo davanti alla sua stanza, lo stomaco mi si contrae mentre il ricordo di quel messaggio riaffiora nella mia mente.

Ho continuato a rileggerlo per un'ora, lottando contro le lacrime che mi annebbiavano la vista, fino a che sono sprofondata in un sonno tempestato di incubi. Solo stamattina, però, mi sono accorta che stavo stringendo la sua giacca, quella che mi ha dato al ballo.

Ormai, ho imparato a memoria ogni singola frase. Ho provato più volte ad immaginare di sentire la sua voce, adornata da quel bellissimo accento inglese, che le pronuncia, ma invano.
Non c'è niente del Klaus che conosco in quelle parole.

Anche se mi ripeto che, forse, Alizée potrebbe averlo costretto, magari per allontanarlo da me, questo non lo rende meno doloroso.
Eppure, in fondo, dovrei essergli grata: avevo già deciso che non volevo provare nulla nei suoi confronti, che non potevamo stare insieme.
Lui me l'ha soltanto reso più semplice... ma allora perché mi fa così male?

Dopotutto, non è la prima persona che mi sbatte in faccia che non siamo amici. Non ne ho mai avuti, e non mi è mai importato... più o meno.
Ma ciò che non riesco a sopportare è che creda di essere stato soltanto una sfida per me.
E il timore che possa aver ragione mi tormenta. Magari, provo davvero l'impulso di toccarlo, di accarezzarlo solo perché mi piace il fatto di essere l'unica a cui lo permette.
Di certo, non posso negare di essere stata felice, quando ho scoperto da Eileen che a nessuna ragazza era mai spettato il privilegio di baciarlo.

Significa che l'ho trattato come un giocattolo?

Scuoto la testa, scacciando quel pensiero come se fosse una mosca fastidiosa, e inizio a scendere le scale. La caviglia è ancora intorpidita e, ogni volta che sposto il peso sulla gamba sinistra, brucia leggermente.

Nella villa domina un'atmosfera incantata, immersa in un silenzio surreale e rischiarata dalle prime luci dell'alba, che getta un velo di soffusi bagliori dorati dalle finestre.
Il passaggio interno che conduce al garage si trova sul retro, non lontano dalle cantine, collegato attraverso un cunicolo rivestito di pannelli di mogano intarsiato. Dalle pareti sporgono piccole lampade con sensore di movimento, che si accendono man mano che procedo lungo il sotterraneo.
In fondo, si trova un portone in legno massiccio con borchie di metallo. È socchiuso e, dallo spiraglio, sibilano spifferi d'aria calda, simbolo che il riscaldamento è acceso.

Esito per un secondo, la mano sulla maniglia, e prendo un respiro di incoraggiamento.
L'esperienza mi ha insegnato che il modo migliore per affrontare il dolore è fingere che non esista.
Devo concentrarmi sulla sola cosa che è davvero importante: scoprire la verità.

Quando entro nel garage, rimango sbalordita dal numero improponibile di vetture di lusso di proprietà degli Hallander. Anche se le ho già viste, non è facile abituarsi a tanto sfarzo.
La figura imponente della limousine troneggia al centro, brillando di un bianco perlaceo sotto le barre luminose a led appese al soffitto.
Ai lati, sono disposte le splendide auto sportive: la Maserati blu elettrico, la Ferrari con le fiamme disegnate sulle fiancate, la BMW serie 4 Coupè di Eileen, la moto luccicante di diamanti di Simon, una Chevrolet Camaro argentata.
In un'ala separata dello scantinato, sono conservate anche un paio di mezzi d'epoca di cui però non riconosco i modelli.
Curiosamente, l'angolo riservato alla Lamborghini Aventador di Edric è vuoto.

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