Nata e cresciuta in città, non sono mai stata un'amante della natura e, se è vero che possiedo il talento di mio padre, lo è altrettanto che non ho ereditato neanche una stilla della sua innata sensibilità da artista. Eppure, nemmeno io posso negare la bellezza di questo piccolo paradiso.
Una valletta rigogliosa annidata in mezzo a dolci colline, sulle rive di un lago dello stesso azzurro limpido del cielo e così immobile da sembrare un'uniforme lastra di cristallo. Il silenzio è riempito dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento che stormisce tra le fronde degli alberi o solleva nell'aria turbini di foglie rosse e giallastre. Un gazebo di marmo bianco sorge al centro del prato con le sue colonne tortili e, sotto, si trova un tavolino intarsiato con gli avanzi del picnic ancora sparpagliati sulla tovaglia di raso celeste.
Con la schiena premuta alla corteccia di un ciliegio, mi porto una ciocca dietro l'orecchio e riprendo a intagliare il pezzo di legno da sopra le ginocchia sollevate. È di salice, quindi abbastanza tenero da poter essere lavorato persino da una principiante e con una lama piuttosto corta e sottile come la mia. Ho cominciato quasi per gioco, uno svago rilassante dopo un'ora passata in sella, ma adesso so benissimo che forma voglio dargli.
«Non si rovina così?»
Faccio spallucce, continuando a incidere piccoli solchi sulla statuetta. «Ce l'ho da dieci anni, carotino. Se non facessi una regolare manutenzione, ormai sarebbe uno spalmaburro piuttosto che un coltellino».
Sdraiato a terra accanto a me, Simon ridacchia con le mani incrociate dietro la nuca. «Sul serio? Lo pulisci una volta a settimana?» chiede divertito.
«Al giorno» lo correggo. «E, ovviamente, la sostituzione degli attrezzi quando si usurano. Non voglio che si senta trascurato».
«Non ti ho mai vista».
«Beh, non posso mica smontarlo davanti a tutti. È una cosa molto intima». Terminata la criniera, soffio via i trucioli residui ed esamino con attenzione il mio operato, girandolo prima da una parte e poi dall'altra. «Sembra anche a te una capra con la criniera, o è solo una mia impressione?»
Simon si solleva sui gomiti, portando il viso sopra la mia spalla. La lieve puzza dovuta alla cavalcata è quasi sparita, sovrastata dal profumo aspro delle arance che ha mangiato. «No, io penso che sia perfetto». Assalito da un intenso rossore, aggiunge in un sussurro: «Anche se avresti potuto evitare di fargli... insomma...»
«Ha la criniera, ergo è un maschio!» Gli prendo un ricciolo ramato tra le dita e lo tiro con fare dispettoso. «Prenditela con la biologia, carotino. O con il tuo antenato figo che ha scelto un leone per lo stemma di famiglia, e non una leonessa».
Lui scoppia a ridere di nuovo, tirandosi a sedere con le lunghe gambe distese davanti a sé. «Cosa ti fa credere che fosse figo?» domanda ironico, appoggiandosi all'indietro sui palmi.
Nonostante indossi un pesante maglione cremisi, non posso fare a meno di notare il modo in cui i muscoli delle spalle si tendono sotto la lana. Il giacchetto, invece, l'ha dato a me mentre mangiavamo, appena si è accorto che stavo tremando nella mia felpa. In un attimo, il senso di colpa che mi ha accompagnata per tutto il pomeriggio riprende a scalpitare nel mio petto.
Infilo in tasca la statuetta e mi metto a gambe incrociate, giocherellando nervosamente con il coltellino. «Simon, dovrei dirti una cosa».
«Se mi chiami per nome, deve essere grave...»
Il mio sguardo si incatena al suo. Occhi verdi, intensi, accesi dal sole come smeraldi incastonati tra lineamenti netti e sfuggenti insieme, così ricolmi di dolcezza da farmi male. «Sei un ragazzo stupendo, sul serio».
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Remember
Romance"Se hai smarrito la strada, segui la nostra costellazione segreta: il Lupo Bianco non ti lascerà mai sola e guiderà sempre il tuo cammino". Keeley Storm è una di quelle persone che gridano il loro dolore nel silenzio e nelle battute, che ti trattan...