20. SOSPETTI

1.3K 106 697
                                    

Non hai idea di quanto faccia male ogni volta che ti guardo”.

Le ultime parole che Klaus mi ha sussurrato, prima di lasciare l'aula di musica, mi accompagnano per tutto il tragitto fino alla villa.

I ricordi dei nostri volti premuti uno contro l'altro, del suo tocco bruciante sulla mia pelle, del calore del suo respiro su di me continuano ad assillarmi.
Per quanto mi sforzi, non riesco a liberarmi di quei pensieri.

Ed è una sensazione dannatamente fastidiosa.

L'unico lato positivo è che, almeno, mi distraggono dalla paura e dall'ansia provocata dal viaggio in limousine, che trascorro in rigoroso silenzio. 

«Finalmente a casa!» Kal lancia via lo zaino e si getta sul divano, la maglietta fasciata intorno agli addominali. «Sono sopravvissuto ancora».

Senza proferire parola, Edric si precipita su per le scale, superando Liam seduto al tavolo posto all'angolo del soggiorno.
Nonostante il portatile acceso, il suo sguardo è rapito dalla cameriera che sta pulendo il parquet di mogano.
E, sebbene Arianne finga di non essersene accorta, i movimenti impacciati con cui muove la silenziosa aspirapolvere senza fili tradiscono il suo imbarazzo.

«Ciao anche a te, fratellone» lo stuzzica Eileen.

«Bentornati». Liam ci rivolge un lieve sorriso. «Scusate, ero impegnato con la ricerca».

Faccio cenno a Kal di farmi spazio sul divano ma, dato che mi ignora, mi lascio cadere sulle sue ginocchia.

«Ahia, maledetta».

«Ricerca di anatomia femminile, presumo» commento maliziosa.

Arianne mi scocca uno sguardo omicida, ma il suo volto diventa rosso come un peperone.

«Biologia, in realtà» mi corregge Liam in tono educato. «Dov'è Klaus?»

«A casa di Alaric» risponde Simon. «Ha detto che tornerà stasera per cena».

Chissà perché ma ho seri dubbi che sia davvero con il ragazzo gelloso.

«L'orario libero inizia alle cinque. A nostra madre non piacerà» sospira Liam apprensivo.

Kal riesce finalmente a liberare le gambe e le distende sulle mie, ammiccando. «A lei non piace niente, a parte sé stessa».

Simon comincia ad asciugare gli occhiali punteggiati di gocce, ma ogni tanto sbircia me e Kal con fare infelice.

«Ragazzi». La voce di Carol rimbomba dal piano superiore. «Com'è andata a scuola?»

Sta scendendo i gradini, barcollando per il peso di un carico di lenzuola e federe sporche.
Appena la vede, Arianne si accinge ad aiutarla, ma non ha ancora spento l'aspirapolvere che Liam l'ha già preceduta.
Carol lo ringrazia e gli dà un buffetto affettuoso, dopo che le ha preso entrambe le ceste che trasportava.

«Benissimo. La professoressa di filosofia è malata e il test è stato rimandato alla prossima settimana» esulta Eileen, sprofondata in una comoda poltrona imbottita.

Simon rotea gli occhi da dietro le lenti lucide. «Tanto non studierai comunque».

Arianne si avvicina a Liam e accenna alle ceste piene di biancheria che tiene in mano.

«Le dovrei portare in lavanderia» obietta timidamente.

«Ti accompagno, se vuoi. Sono abbastanza pesanti».

«Cccerto» balbetta lei, quasi violacea. «Grazie».

Liam si scansa per farle varcare per prima la porta e poi scompaiono entrambi nel corridoio opposto all'atrio. 

RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora