Mi precipito alla porta della camera e, trattenendo l'impulso di sbatterla, la richiudo e giro la chiave nella serratura con una mano tremante.
Klaus, invece, sta cercando di aprire la finestra, ma la maniglia arrugginita è bloccata, irrigidita dal tempo.Siamo in trappola.
Mi impongo di restare lucida, ma la situazione è talmente irreale che mi sembra di trovarmi in uno dei miei incubi.
Con la differenza che, da questo, non posso svegliarmi.«Cosa facciamo?» La voce di Klaus è venata da una nota di urgenza.
Il cuore comincia a martellarmi in gola, pompando nelle vene sangue infuocato dall'adrenalina che, sprigionata dal terrore, cancella sia la stanchezza sia il terpore che mi aveva ghermita.
Adesso, i miei sensi sono vigili, in costante stato di allerta, mentre il mio sguardo ispeziona i dintorni per trovare una via di fuga.«Nell'armadio» ordino secca, spalancando un'anta.
«No». Klaus si paralizza, teso e immobile come una statua, e il suo volto si contrae in una maschera indecifrabile. «Nell'armadio no».
«Oh, scusa, il mio nascondiglio per non farsi ammazzare non è abbastanza comodo?» obietto sarcastica. «Preferisci metterti sotto la culla?»
Un tonfo sordo mi strappa un sussulto, simile al risucchio di un sasso scagliato nell'acqua. O al rumore di passi nella pozzanghera che si è formata dove ho rotto le sfere di vetro.
Klaus continua a fissare l'armadio come se potesse inghiottirlo in qualsiasi momento. «Sì, sotto la culla è perfetto» balbetta in tono spaventato.
«Sei serio?» Inarco un sopracciglio, scettica. «Ami le altezze e odi gli armadi. E poi sarei io quella strana».
Lo afferro per il polso e lo trascino a forza nell'armadio, facendoci spazio tra pile di tutine e vestitini da neonato.
Quando chiudo entrambe le ante, una cappa di oscurità ci avvolge, lacerata da una sottile linea verticale da cui filtrano i raggi esili e scialbi del sole.
Attraverso la fioca luce smorta, vedo Klaus che si rannicchia nell'angolo, in mezzo a pigiamini scoloriti, le braccia che circondano le gambe portate al petto, che si alza e si abbassa seguendo un ritmo frenetico e affettato.Corrugo la fronte, perplessa. «Ma cos'hai?»
«Sono...» Klaus deglutisce, percorso da tremiti sempre più violenti. «Sono claustrofobico».
Continua a scorticarsi convulsamente il polso intorno a cui portava il braccialetto di cuoio, conficcando le unghie nella pelle fino a sanguinare.
Tendo le orecchie e riesco ad udire i passi che procedono nel corridoio con una cautela che sconfina nella lentezza. Chiunque sia, deve essere arrivato circa davanti alla camera che era miei genitori.
«Devo uscire».
Klaus scatta in piedi, ma lo spingo addosso alla parete dell'armadio, inchiodandolo con un gomito.
I suoi occhi si aggrappano ai miei, facendomi scorgere tutta la paura che accende le pagliuzze blu delle sue iridi.«Ti prego, Keeley» sibila implorante. «Fammi uscire».
Per un attimo, il senso di colpa intacca la mia determinazione, ma poi sento la maniglia stridere mentre qualcuno cerca con insistenza di entrare.
Premo il mio corpo contro quello di Klaus, i suoi fremiti che si riverberano nelle mie ossa.«Pensa agli arcobaleni».
Il colpo brusco di qualcosa che cozza sul legno ci fa trasalire tutti e due, anche se è il cigolio acuto della porta che mi fa contorcere le membra.
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Remember
Romance"Se hai smarrito la strada, segui la nostra costellazione segreta: il Lupo Bianco non ti lascerà mai sola e guiderà sempre il tuo cammino". Keeley Storm è una di quelle persone che gridano il loro dolore nel silenzio e nelle battute, che ti trattan...