capitolo 37

129 4 1
                                    

Quando Trevor finì di raccontarmi tutto uscì dalla doccia avvolgendomi subito il corpo con un asciugamano mentre lui mi guardava dallo stipite della porta.

Ero scioccata.. lui era vivo, era un agente segreto e stava cercando di prendere un cartello messicano.

Scossi il capo anche quando mi disse che i due figli del capo cartello, vivano qui nell'appartamento affianco.

Ero incredula di fronte a tutto questo.

" Non mi interessa. Io non me ne vado. Ho l'università e non ritorno a casa. Tu mi hai preso per il culo per un anno cazzo trevor. Per quanto mi riguarda posso anche badare a me stessa. Sei venuto da me dopo quasi un anno solo per chi mi abita affianco, se non fosse stato così avrei continuato a vivere nella tua menzogna per chissà quanto altro tempo. Te ne rendi conto?" Gli dissi furente mentre lo guardavo negli occhi.

Lui mi guardò duramente.

" Pensi che sia stato facile per ella mentirvi, voltare la faccia al clan e vendermi agli sbirri per la paura che vi potesse accadere qualcosa? Pensi che io ogni giorno non volessi mandare tutto a puttane e venire da te e scappare via insieme? Pensi che io non abbia mai voluto o pensato nulla di ciò? Semplicemente non potevo ella. Dovevo fare le cose giuste per una volta, te lo dovevo." Rispose lui picchiando una mano sulla porta.

Sussultai per quel gesto.
I suoi occhi erano pieni di dolore mentre lo guardavo.

Sospirai e mi avvicinai a lui continuando a guardarlo.

" Niente cancellerà tutto quello che abbiamo passato.. ma tu non puoi chiedermi dopo tutto ciò di starmene tranquilla a seguire i tuoi ordini perché forse sono in pericolo per colpa tua. No non mi va bene cazzo. Quindi facciamo a modo mio Trevor. " Gli dissi sicura e passando sotto al suo braccio per andare in camera a cambiarmi.

" Cosa intendi fare ella? Non abbiamo a che fare con un clan, c'è di mezzo un'agenzia governativa e un cartello messicano, i giochetti non servono più in questo livello.. e che ti piaccia o no tu verrai con me" disse lui deciso mentre mi infilavo l'intimo e tamponavo i capelli umidi con l'asciugamano.

" Ah sì? Pensi di costringermi con la forza Trevor? Non mi fai paura, sfiorami e ti faccio io del male. " Gli risposi infuriata e guardandolo negli occhi.

Lui fece una smorfia divertito.. non credendo ad una parola che blateravo.

" Starò a Los Angeles fino alla fine delle vacanze dopo ritornerò qui a new York con e senza il tuo permesso. Vivrò la mia vita tranquillamente senza aver nulla a che fare con ciò che stai facendo. Non voglio si ripeti la merda del clan.. capito?" Gli dissi risoluta.

" Si" rispose poco convinto. Quella faccia la conoscevo bene e sapevo tramava dell'altro.
E per quanto avessi insistito per farmelo dire lui non l'avrebbe mai fatto.

Avrei voluto dire che mi era mancato Trevor, ma questo non era il mio Trevor.
Sembrava che quell'incidente avesse cambiato lui quanto me..

"Prepara la tua roba, domani mattina partiamo, ti lascio preparare le tue cose, io devo andare ora, ho da sbrigare alcune cose ma tranquilla.. torno tra un'ora. Se dovesse bussare qualcuno te non aprire, se sei in pericolo, chiamami e nasconditi e scappa. Questo è un telefono con il mio numero personale, tienilo e usa solo questo per contattarmi. Okey? " disse lui ossessionato.

Annuì guardandolo attentamente.

" Ella" mi chiamò lui prima di uscire dalla camera.

" Mmmh" dissi seccata continuando a guardarlo mentre fissava pensieroso.

" Dopo abbiamo molto di cui parlare." Disse solamente con tono tagliente prima di darmi le spalle e andarsene.

Guardai il telefono che mi aveva dato e sbuffando lo buttai sul letto.

RuthlessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora