capitolo 33

144 6 2
                                    

Pov's John
Dopo non so quanto tempo aprì gli occhi ma era tutto buio ed ero incappucciato e legato ad una sedia chissà dove.

Sentì un rumore ovunque io fossi e non ero da solo ne ero sicuro.

Intontito da non so quale tranquillante ricordai di aver visto Trevor davanti a me.. ma non era possibile.

" Che cazzo volete da me?" Iniziai a dire cercando di muovermi dalla sedia.

Un attimo dopo fui accecato dalla luce quando il cappuccio che mi copriva mi venne tolto.

A man mano che riprendevo la vista, davanti a me vi fu Trevor.
In una stanza  vuota con vetrate.

" Ma che cazzo.." dissi scioccato guardandolo.

Aveva uno sguardo glaciale e pensieroso.
Era impossibile fosse vivo. Io l'avevo visto morire in quel fottuto ospedale, c'ero in quel cazzo di funerale e quando è stato seppellito.

" Ciao John.. scusa se ti ho rapito" disse lui buttando a terra il sacco con cui mi aveva incappucciato.

" È impossibile tu eri.." dissi ancora incredulo.

" Morto? Non era davvero così.. ho bisogno di te" rispose solamente camminando davanti a me mentre guardava la vetrata alla mia destra.

" Perché hai finto di morire? Hai idea di che cazzo di bordello sia successo?" Gli dissi dopo aver risolto il casino con il clan e aver messo in subbuglio quasi tutte le gang del territorio per trovare chi cazzo fosse stato in realtà.. per non parlare di ciò che era successo con ella.

" Lo so.. ma non avevo altra scelta. O andavo in galera o entravo a fare parte a qualcosa di più grande e che per anni ho combattuto da nemico" rispose solamente guardandomi negli occhi incrociando le braccia davanti a sé.

Corrugai la fronte e guardai la vetrata.

Un moto di rabbia mi salì addosso.

" Che figlio di puttana.. ti sei venduto agli sbirri" gli dissi incazzato e deluso.

" Non mi sono venduto John. Ne faccio parte per aiutare tutti noi a ripulirci dalla merda che vivevamo ignari. È molto più complicato di quanto credi." Spiegò lui sicuro.

" Stronzate cazzo.. mi fidavo di te e ora mi dai in pasto ai piedi piatti?" Gli dissi indicando la vetrata.

" Non ti sto vendendo e non andrai al fresco. Sei qui perché ho bisogno che tu ti unisca a me e alla squadra." Rispose seriamente e avvicinandosi a me.

Lo guardai diffidente.

" Perché? Perché non hai mai detto un cazzo fino adesso?" Gli domandai incerto e avvelenato.

Rimase un attimo in silenzio e poi sospirò mettendosi le mani tra i capelli.

"Ho avuto dei casini. Mentre cercavo di risolvere la questione del clan prima di andare a new York sono venuto a sapere delle cose su un cartello messicano con cui collaborava da tempo con il nostro clan, i pezzi grossi che gestivano il tutto con noi e quel cartello non mi avevano mai detto un cazzo.
Non volevo farmi inghiottire nell'ennesima faida, sopratutto perché il prezzo non solo era la vita ma anche ella e non potevo più perderla. Quando i pezzi grossi hanno iniziato a mettermi in mezzo e a ricattarmi con delle foto di ella e di voi non ci ho visto più.
Sono andato dalla mia famiglia con cui avrei giurato di non aver più a che fare.
Avevo bisogno dei pezzi grossi del governo con cui era in amicizia mio padre, quei pezzi grossi che insieme alle agenzie federali e governative collaborano con alcuni cartelli per una stronzata e l'altra.
Quando ho incontrato il direttore della Cia le strade erano due. O vado in cella o li aiuto con le loro risorse a portargli in agenzia la testa del cartello e da cui si diramano clan e molti altri cartelli minori che collaborano.
Il punto è che quando eravamo quel giorno alla spiaggia, il cartello ed i pezzi grossi avevano saputo che ero andato in una safe house per un incontro con il direttore per colpa di una talpa o forse più di una talpa.
Quel giorno ho rischiato davvero di morire e anche ella e tutti voi.
Quando l'agenzia mi ha trovato in ospedale sveglio ho deciso di stare al loro piano, sopratutto dopo tutto ciò che avevano fatto a tutti voi.
Non potevo più sopportare niente di ciò.
Per questo ora lavoro per la Cia, ed è per questo che mi serve il tuo aiuto perché abbiamo bisogno di prepararci e mi fido solo di te come partner.
Bryan è capo del clan e a quanto abbiamo scoperto ora collaborava con i prezzi grossi del cartello, ma penso che tu si sia già accorto di come siano cambiate le cose nel clan."

Io cercai di assimilare tutto ciò che aveva detto ed ero spiazzato. Scossi il capo.

" Ti credevamo morto Trevor te ne rendi conto? Ho chiuso con quella merda di clan dopo la tua morte, ho chiuso con Bryan e tutti loro. Mi è rimasto solo luke di quello che reputavo famiglia li.
Siamo stati gli unici a voltare pagina dopo ella e Carol. Abbiamo aperto un officina, Carol lavora per il padre nell'azienda di famiglia e non vediamo e sentiamo quasi più ella da quando è partita. È stata una merda cazzo e tu ora mi chiedi di entrare in questo casino dopo che giorno dopo giorno stiamo cercando di rifarci una tranquillità e una ragione dopo il casino al mare?" Gli sbraitai stanco.

Lui mi guardò ed annuì con occhi lucidi.

" Ho bisogno di te John. Siete tutti in pericolo finché quel cartello non viene spazzato via. Ho bisogno che tu mi dia una mano e quando tutto sarà finito, ritorneremo davvero ad avere una vita tranquilla come mai abbiamo avuto. Ma prima dobbiamo ripulirci da questa merda" disse lui sicuro ed inchinandosi davanti a me.

Lo guardai insicuro, e se gli avevano fatto il lavaggio del cervello? Se non fosse certo di ciò che dice? Non sembrava più lo stesso Trevor.

" Che cosa vuoi che faccia Trevor?" Domandai diffidente

" Che tu faccia parte dell'agenzia, che fai le preparazioni che ho fatto io per essere dello stesso grado ed infiltrarti nel clan da Bryan, devi essere gli occhi dell'agenzia e avanzare per diventare vice in modo da sapere cosa fa Bryan." Spiegò sicuro.

" E Carol?" Domandai preoccupato.

" Dovrai prendere una decisione che non ti piacerà per il suo bene." Disse lui con una nota di dolore.
La stessa cosa che aveva fatto con ella in poche parole.. questo voleva dire.

" Ti odio cazzo." Dissi incazzato e frustrato.

" Lo so.. ma dobbiamo lottare per ciò che vogliamo e se lo vogliamo dobbiamo essere tranquilli per ottenerlo e non viverci altre giornate come quella al mare in cui abbiamo rischiato tutti" rispose schietto e serio.

Annuì e lui fece un cenno alla vetrata prima di tirare fuori un coltello per tagliare le corde che mi legavano.
Quando mi alzai dalla sedia mi massaggiai i polsi e quando la porta si aprì caricai un gancio dritto sulla guancia di Trevor.

Lui sorrise toccandosi il labbro che sanguinava.

" Questo me lo meritavo immagino" rispose lui mentre alcuni uomini venivano a fermarmi.

" Lasciatelo.." disse lui alzando la mano.

" Si troppo te lo meritavi." Risposi scuotendo la testa seccato.

RuthlessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora