Capitolo 16 ⛵ La nostra stella ⚓

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Diario di Sanem

Non avrei mai immaginato che si potesse vivere un'avventura così romantica viaggiando in barca, soprattutto se lo fai con chi ti ha rapito il cuore. Solcare i mari mi dà un senso di libertà, di gioia di vivere, mi dà la certezza che il futuro abbia ancora tanto da offrirci, soprattutto quando guardo l'orizzonte oltre la cui linea immaginaria vi sono altri luoghi da scoprire.

Sono giorni che navighiamo senza riuscire a vedere uno spiraglio di costa. Sono certa che Can conosce molto bene la rotta, le sue carte nautiche sono piene di appunti, tratteggi e da come ho potuto capire siamo nel bel mezzo dell'oceano Atlantico. Non m'importa sapere quale sarà la nostra prossima meta, ogni volta che ci fermiamo sulla terraferma resto a bocca aperta per le bellezze dei paesaggi, per il fascino artistico di città intrise di storia e cultura, per l'ospitalità degli abitanti. Mi lascio guidare dal mio Cap Can ovunque lui voglia, lo seguirei fino in capo al mondo. Dove va il suo cuore lì va anche il mio, è un amore senza confini il nostro, è un cercarsi tra le stelle nella notte più buia, è l'eterno rincorrersi delle onde che ritornano alla riva, è ritrovarsi nello stesso destino dopo che le lacrime hanno inondato il cuore.

Mi rivedo ancora per un istante seduta sulla mia sedia di vimini, nella pace del mio giardino, persa a pensare al mio amore perduto, lontano. Distrutta nell'anima, mi sforzo di andare avanti, sopravvivo con la speranza che un giorno lui possa tornare da me. Il mio sguardo è vuoto, smarrito. Senza di lui non sono niente. Lui, la luce dei miei occhi, la causa dei miei sorrisi. Lui, il mio respiro, la gioia di vivere. Lui, l'amore più grande che potessi desiderare. Lui, il vuoto più assoluto.

Ma adesso siamo insieme, perché quelli come noi non si perderanno mai, sono legati dal filo del destino che, seppure avverso, farà sempre ricongiungere due anime destinate a stare insieme. La tempesta può spezzare solo ciò che non è mai esistito. Mentre noi, adesso, insieme, siamo più vivi che mai.
Mi manca il fiato ogni volta che i suoi occhi si perdono nei miei, mi sento sciogliere quando le sue labbra sfiorano le mie, brucio quando le sue mani scivolano tremanti sulla mia pelle.

"Resta qui sul mio cuore, amore mio, con la testa poggiata ad ascoltare ogni battito che mi dai".

🌟

Can

I mesi volavano. I posti che visitavamo lasciavano dentro il desiderio di ritornarci. Dopo le spiagge tunisine, salpammo alla volta della Spagna; come in Italia, girammo le città più belle, ma furono i tramonti dell'Andalusia ad emozionarci. E poi, lo Stretto di Gibilterra che ci riportò nei ricordi di un passato doloroso...

Ero tornato da poco, vivevo alla tenuta con la scusa che la barca si era rotta ma che in realtà avevo rotto io per stare vicino a Sanem; non ero tornato per lei ma ero rimasto per lei. Quel giorno si era perso un bambino, mi aveva detto di voler fare il marinaio e mi aveva chiesto come si raggiungesse Gibilterra. Inconsapevolmente, gli avevo indicato la strada che dalla foresta giungeva al porto. Lo avevamo trovato io e Sanem nei boschi vicino casa. Avevamo avvisato sua madre e poi avevo seguito Sanem di nascosto che a tutti i costi aveva voluto riprendere i sentieri boschivi. La osservavo mentre raccoglieva fiori per farne profumi, quando all'improvviso era sparita dalla mia vista. Poi un colpo secco sulla mia testa mi aveva spinto a terra. La voce di Sanem mi chiamava disperata, era stata lei credendo che fossi un orso. Avevo approfittato della situazione per avere le sue attenzioni. Aveva poggiato la mia testa sulle sue gambe, con una mano mi sorreggeva e con l'altra accarezzava il mio viso. Avevo i suoi occhi fissi nei miei, quegli occhi che amavo infinitamente e che mi erano mancati disperatamente. Avvertivo il calore della sua mano che tante volte avrei voluto stringere o sentire sulla mia pelle, come in quel momento. Avevamo trascorso la notte nella foresta. Avevo vegliato su di lei che aveva dormito poggiata al tronco di un albero. Avrei voluto stringerla tra le mie braccia, farle poggiare la testa sulle mie gambe come poco prima aveva fatto lei con me. Avrei voluto accarezzarle i capelli e lasciare che si addormentasse così, abbandonandosi a me.

Il viaggio di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora