Sanem
«Siediti!» dissi, invitando Yiğit a prendere posto al mio stesso tavolo.
«Grazie!» rispose abbozzando un debole sorriso.
Ebbi l'impressione che anche lui fosse in imbarazzo.«Yiğit, sia ben chiaro che la mia è solamente una forma di cortesia, ma non ho nulla da dirti.» Sapevo di essere fredda ma non potevo fare altrimenti.
«Tranquilla, Sanem, non ho intenzione di pranzare con te e metterti in difficoltà con Can. Voglio solo sapere come stai e chiederti scusa ancora una volta.»
Rimasi sorpresa dal fatto che si fosse accomodato di fronte a me solo per chiedermi scusa.
«L'altra sera vi ho presi alla sprovvista, vi ho spiazzati, lo so, ma credimi, Sanem, sono davvero pentito per il male che vi ho fatto. Io non voglio nulla da te e Can, solo che accettiate le mie scuse.»
Yiğit chinò la testa mentre il mio sguardo vagava nel locale che pian piano iniziò a riempirsi.
«Yiğit, tu capisci che per noi è difficile fidarci delle tue parole? Non è semplice dopo tutto quello che abbiamo sofferto. Io potrei anche accettare le tue scuse ma questo non cambia i rapporti tra di noi. Continueremo a non vederci pur lavorando nello stesso edificio.»
«Lo so, Sanem, ma non è questo che ti sto chiedendo. Davvero, voglio solamente il vostro perdono. Non ho doppi fini» aggiunse mestamente e ancora una volta ebbi la sensazione che fosse sincero.
«Va bene! Voglio crederti. Ora, scusami, ma devo andare» risposi, alzandomi.
«No, tranquilla, resta. Vado io» disse, alzandosi a sua volta. «Grazie!» aggiunse prima di lasciare il locale.
Mi sedetti di nuovo e pranzai, riflettendo su quanto davvero le persone a volte possano cambiare. Ovviamente non mi sarei fidata pienamente di lui, avrei tenuto gli occhi ben aperti se mai le nostre strade si fossero incrociate.
«Can!» esclamai mentre tornavamo a casa a piedi.
Finalmente all'uscita dalla casa editrice non ci imbattevamo più nelle prime ore buie della sera, le giornate si allungavano ogni giorno di più e il sole a quell'ora non era ancora tramontato, benché non fosse caldo come nelle prime ore del pomeriggio.
«Dimmi, tesoro!» disse Can, volgendo per un attimo il suo sguardo a me.
«Oggi ho parlato con Yiğit.»
Si bloccò di colpo. Si voltò nuovamente a guardarmi ma questa volta lasciando i suoi occhi stupiti ed interrogativi nei miei.
«In realtà voleva solo farmi di nuovo le sue scuse, non abbiamo parlato d'altro. Sono stati pochi attimi.»
Avevo il cuore in gola non sapendo che reazione potesse avere Can.
«Sanem, non vorrai fidarti di quel... di quell'uomo dopo che ci ha rovinato la vita?» proruppe a voce un po' troppo alta, tanto da far voltare alcuni passanti.
«No, Can, non è che io voglia fidarmi di lui ma...»
«Ma cosa, Sanem? COSA?» Stava quasi urlando.
«Can, ti prego, calmati, siamo per strada.»
Lo vidi fare un ampio respiro, si rese conto che non era il luogo per discutere.
«Andiamo a casa, ne riparliamo lì.»
Fermò un taxi che ci riportò a casa in quindici minuti a causa del traffico. Stette con lo sguardo fisso fuori dal finestrino durante il tragitto mentre io di tanto in tanto gli lanciavo un'occhiata sfuggente.
Leyla ed Emre erano ancora in giro a fare i turisti. Avremmo risolto immediatamente la questione se non fosse stato per la chiamata tempestiva di mia madre. Per fortuna non era una videochiamata, avrebbe subito intuito che qualcosa non andava. Mi tenne al telefono un bel po' di tempo dicendomi che senza nemmeno mia sorella si sentiva ancora di più sola. Le promisi che l'avremo videochiamata insieme il prima possibile. Mi raccontò della solita vita al quartiere, di Melahat che aveva conosciuto un uomo che sembrava interessato a frequentarla, faceva il tassista e da quando si erano conosciuti era sempre nei paraggi, tanto da prestare servizio soprattutto per la gente del quartiere. Fui felice di quella notizia, Melahat era la parrucchiera-pettegola ma le volevo un gran bene, era come una zia per me e viveva sola da troppo tempo, sognava anche lei il principe azzurro che non era mai arrivato. Chissà che non era giunto anche il suo momento!
La telefonata con mia madre sembrava non voler terminare ed era impossibile staccare, soprattutto ora che mi aveva detto di sentirsi sola.
Sentii arrivare Leyla ed Emre prima ancora di chiudere la chiamata. Venni assalita dall'ansia. Chissà quando avremmo potuto parlare io e Can!
STAI LEGGENDO
Il viaggio di Can e Sanem
FanfictionCan e Sanem si sono ricongiunti e hanno deciso di intraprendere un viaggio intorno al mondo per ritrovare se stessi e l'anno perduto lontani l'uno dall'altra. Ho provato ad immaginare quel viaggio in barca se l'incidente non fosse avvenuto. Vi augur...