Epilogo ⛵⚓

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Sanem

Trascorsero due anni. Oltre a Can, la felicità aveva altri tre nomi: Deniz, Yıldız e Ateş.
Io e Can avevamo voluto "esagerare", come tante volte avevo sognato e poi scritto nel finale del mio primo romanzo; dal nostro amore erano nati tre gemelli che avevano riempito la nostra vita di una gioia ancora più smisurata.
Alla loro nascita ci sentimmo impreparati, tante volte ci eravamo trovati a fantasticare insieme su come sarebbe stato crescere i nostri figli, ma la realtà si rivelò alquanto diversa, a cominciare dal momento del parto. Mi si ruppero le acque all'improvviso mentre stavo innaffiando il giardino. Can se ne stava seduto a leggere sotto al patio, ma sapevo che fingeva, quando il mio sguardo non era indirizzato a lui i suoi occhi erano puntati su di me.

«Sanem, non stancarti» ripeteva di continuo.

«Tranquillo, amore, va tutto bene!» rispondevo con calma ma al tempo stesso esasperata per quella domanda che sentivo arrivare costantemente dopo pochi minuti.

«Can! Can, corri si sono rotte le acque» urlai poi, rendendomi conto di quanto stava accadendo.

«Chiudi la manopola, poi la ripariamo» rispose, non avendo capito che il problema ero io e non la canna dell'acqua.

«Caaan!» urlai di nuovo, facendo in modo che venisse in mio soccorso.

Corremmo in ospedale, mi fecero sedere su una sedia a rotelle mentre Can mi teneva la mano ed io stritolavo la sua.

«Caaaaaan, sei un incosciente, è colpa tua» urlavo, indicando la mia pancia, mentre un'infermiera mi spingeva tra le corsie verso la sala parto.

«Ma come? E' il tuo sogno, hai fatto tanto per realizzarlo e ora ti lamenti!»

«Sì, ma sono tre, tutti e tre insieme» continuavo ad urlare.

«Ma sì, così li fai tutti in una volta e non ci pensi più. Mi dovresti ringraziare.»

«Can! Ci siamo, Caaaaan!»
Probabilmente la mia voce riecheggiò in tutto l'ospedale.

Per mia fortuna il parto andò bene, Can volle assistere ed io non mi opposi. Solo che, nel mentre la seconda testolina stava venendo alla luce, il suo papà stava per svenire. Chi l'avrebbe mai detto che un uomo così grande e grosso avrebbe perso i sensi mentre sua moglie metteva al mondo ben tre creature. Fortunatamente rinvenne subito e continuò a stringermi la mano.

«Ma cosa combini, Can Divit?» dissi, prima di spingere per l'ennesima volta.

Dopo che anche la terza vita emise il suo primo vagito, mi rilassai per poi scoppiare a piangere di felicità. Can mi baciò la fronte e mi abbracciò.

«Ti amo, vita mia, ti amo ti amo ti amo!» sussurrò tra i miei capelli. Sapevo che stava piangendo di gioia anche lui.

Poco dopo, anche se solo per pochi istanti, le ostetriche adagiarono sul mio petto Deniz, Yıldız e Ateş. Finalmente il mio sogno si era avverato: eravamo noi cinque.

Durante i primi mesi facemmo fatica ad organizzarci, ma grazie all'aiuto di mia madre, di Leyla e di Mihriban, ci sentimmo confortati. Fu quando iniziammo a rimanere noi due da soli con i bambini che la situazione sembrava ogni volta sfuggirci di mano. Vedere Can tra biberon e pannolini era divertente, non che io fossi molto più capace di lui ma con la pratica diventammo una squadra invincibile. Se poi uno dei tre piangeva, gli altri due lo seguivano a ruota e il concerto non smetteva se non venivano cullati fra le nostre braccia, ovviamente era Can a cullarne due. Lo stesso succedeva per la pappa, sembravano sincronizzati. Per non parlare del cambio dei pannolini messi al contrario o dei primi bagnetti, durante i quali soprattutto Can sembrava essere uscito dalla piscina per quanto sguazzavano quelle gambette.

Il viaggio di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora