Sanem
«Cosa farai oggi?» chiesi a Can durante la colazione.
«Ti penserò tutto il giorno e aspetterò questa sera impaziente.»
«Perché impaziente?» chiesi curiosa, bevendo il mio cappuccino.
«Perché ti farò di nuovo mia» rispose con gli occhi che gli brillavano di desiderio, tenendosi il mento poggiato sul palmo della mano.
Mi venne da tossire. «Can! Se me lo dici così mi fai strozzare» lo ripresi e avvampai.
«E come vuoi che te lo dica?» disse sorridendo.
«Can, smettila!» lo rimproverai , ma sorridendo a mia volta.
Continuò a fissarmi con quello sguardo ammaliatore nel quale mi scioglievo ogni volta.
«Ora devo andare. Mi accompagni?»
Percorremmo la strada mano nella mano, ridendo e scherzando, fino alla casa editrice.
«Non vedo l'ora di riprendere il nostro viaggio» esclamai, gettandogli le braccia al collo prima di salutarlo.
«Manca solo qualche settimana, tesoro» rispose, per poi lasciarmi un bacio sulle labbra.
-------------------------
«Promettimi che ogni tanto mi chiamerai» disse Gustav con gli occhi colmi di lacrime.
«Solo se tu prometti di chiamare me» risposi piangendo.
«Ti scriverò ogni giorno, amica mia!»
«Ci conto» esclamai sorridendo.
Eravamo all'aeroporto, il volo per Miami sarebbe decollato a breve. Gustav aveva preteso a tutti i costi di accompagnarci e noi non ci eravamo opposti.
Alla casa editrice mi era stata proposta una nuova collaborazione ma avevo rifiutato. Non vedevo l'ora di tornare a respirare ed ascoltare il mare sulla barca che aspettava di riprendere il largo. E avrei terminato lì il mio secondo romanzo.Durante quelle ultime settimane, ebbi anche modo di parlare con Yiğit. Dopo aver rivelato la verità sulle subdole intenzioni di Polen, anche Can si era dovuto ricredere, e in un'unica occasione ci eravamo incontrati tutti e tre per chiarirci una volta per tutte. Polen, invece, era tornata a Londra un paio di giorni dopo l'affronto subìto, portando ovviamente con sé il piccolo Adil.
L'aereo atterrò a Miami nel primo pomeriggio di un'assolata giornata estiva. Raggiungemmo la nostra barca ormeggiata da sei mesi. Fu come tornare a casa.
Dopo aver sbrigato alcune pratiche con la capitaneria di porto, salimmo a bordo. Avremmo preso il largo il mattino seguente, ma Can decise di levare comunque subito gli ormeggi ed allontanarsi dal porto di qualche miglio. Eravamo soli, nelle tranquille acque dell'Oceano Atlantico. Alle nostre spalle la costa della Florida, davanti a noi l'orizzonte tinto coi colori di un tramonto che mi era mancato.
Seduti a prua, io fra le braccia di Can che mi teneva stretta a sé, restammo in silenzio ad ammirare quello spettacolo di fuoco e ad ascoltare lo sciabordio del mare interrotto di tanto in tanto dallo stridio di alcuni uccelli che volteggiavano sopra di noi.
Ci lasciammo cullare dal dolce dondolio della barca finché il cielo non fu visibilmente costellato di stelle.🌟
Can
Lasciai che la barca ci cullasse come tante volte aveva fatto. Quanto avevo desiderato quel momento! Stringere Sanem fra le mie braccia e perderci dentro al rosso di un tramonto. Di proposito avevo condotto la barca al largo, anche se saremmo salpati il giorno dopo.
Ci svegliammo entrambi molto presto, alle prime luci dell'alba, rendendoci conto di non essere più nella nostra casetta di New York. Anche se il risveglio fu di quelli un po' turbolenti.
STAI LEGGENDO
Il viaggio di Can e Sanem
FanfictionCan e Sanem si sono ricongiunti e hanno deciso di intraprendere un viaggio intorno al mondo per ritrovare se stessi e l'anno perduto lontani l'uno dall'altra. Ho provato ad immaginare quel viaggio in barca se l'incidente non fosse avvenuto. Vi augur...