Capitolo 45 ⛵ "She" ⚓

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Can

Fui costretto ad andare alla festa aziendale, non potevo mancare, ero stato designato come responsabile creativo dell'intera squadra. Il signor Dubelak mi chiamò al telefono per chiedermi di anticipare la mia presenza insieme ai miei colleghi. Seppur controvoglia, non potei declinare la mia presenza. Non avevo notizie di Sanem da quella mattina, non sapevo dove fosse. Stavo impazzendo. Dovevo a tutti i costi trovare un modo per parlarle, non ce la facevo più. E poi, avrei dovuto parlare anche con Polen, non ne avevo voglia ma le mie responsabilità di padre me lo imponevano.

Indossai qualcosa che non fosse né troppo elegante né troppo casual, volevo essere me stesso, soprattutto quella sera che non avevo alcuna voglia di stare in mezzo ad altra gente e che non sapevo se avessi visto Sanem, la mia Sanem.

Entrai nel locale, la musica di sottofondo era soft, sentii fare alcune prove microfono dal palco allestito per l'occasione. Un via vai di camerieri davano gli ultimi ritocchi all'enorme sala che sarebbe stata presto invasa dai dipendenti dell'agenzia e persone accompagnatrici. Non vi era nulla di sfarzoso, era tutto sobrio ed elegante ma al tempo stesso vivace.
Trascorse circa un'ora prima che iniziassero ad arrivare i primi invitati. Il direttore della compagnia per la quale avevamo collaborato ci tenne a ringraziarci, prima di farlo anche poco dopo in pubblico.
Attendevo con ansia di vedere entrare Sanem da un momento all'altro. Gustav fu vago quando gli chiesi se lei fosse venuta. Capii che probabilmente non ne aveva intenzione, ma un piccolo barlume di speranza rimase acceso. Nel caso non fosse venuta, avrei abbandonato la festa e sarei andato da lei. Non avrei fatto passare un'altra notte.
Improvvisamente mi sentii toccare una spalla. Mi voltai col cuore che mi batteva forte e cercai di sorridere, credendo fosse lei. Invece mi ritrovai di faccia Polen.

«Che cosa ci fai tu qui?» chiesi freddo.

«Che accoglienza!» disse con sarcasmo. «Sono venuta con Yiğit.»

Certo, Yiğit! Non si era più avvicinato a noi dopo quella volta in cui ci porse le sue scuse, andava e veniva dalla casa editrice ma senza importunarci. Non sapevo davvero cosa pensare, ma non m'importava niente. Il problema adesso era Polen.

«Non ho voglia di parlare con te, non questa sera, non è il luogo adatto, per cui ti chiedo la cortesia di stare alla larga da me, Polen» le dissi pieno di rancore.

Non mi ero ancora allontanato, quando i miei occhi incrociarono quelli della mia Sanem che entrava nella sala proprio in quel momento.
Rimanemmo a fissarci pochi istanti. Restai senza parole per quanto fosse bella. Aveva un vestito dalle tinte dell'oro che le arrivava sopra il ginocchio, le fasciava la vita, e lo scollo, per quanto provocante, non era però per nulla eccessivo. Quella visione mi fece perdere la ragione. Avrebbe potuto indossare anche una tuta, l'effetto sarebbe stato lo stesso. Nonostante i tacchi alti, con le sue decolleté, non aveva per niente quell'aria altezzosa che ostentavano invece le altre donne presenti, tra cui Polen. Sanem era bellissima nella sua semplicità.
Mi avvicinai lentamente a lei, che se ne stava ferma a guardarmi incantata. Avrei voluto correre e prenderla fra le mie braccia, stringerla, baciarla. Cercai nel mio cuore un sorriso solo ed unicamente per lei. Quando le fui a pochi centimetri non riuscii a trattenermi e le presi le mani. Avevo bisogno di un contatto. Speravo non si ritraesse e per fortuna non lo fece. Vidi spuntare un leggero sorriso, misto quasi ad imbarazzo, sul suo bellissimo e dolcissimo volto. Il trucco non era accentuato, era quello che bastava per mettere solo ancora più in risalto i suoi meravigliosi occhi, mentre un rossetto delicato metteva in evidenza la morbidezza delle sue labbra, quelle labbra che desideravo come un assetato.

«Sei stupenda!» le sussurrai, avvicinandomi leggermente al suo orecchio. Volevo che fremesse, volevo che respirasse il mio odore, volevo che la mia voce le entrasse dentro e la scuotesse. «Farai voltare tutti per la tua bellezza» le dissi, guardandola negli occhi.

Il viaggio di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora