Capitolo 51 ⛵ Il filo rosso del destino ⚓

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Dal diario di Sanem

Domani torneremo a casa. Siamo sul Bosforo. Abbiamo deciso di trascorrere l'ultima notte a bordo della nostra barca, sotto il cielo turco, al largo delle coste, cullati dalle onde del nostro mare.
Abbiamo riattraversato l'Atlantico. Can ha ritenuto più opportuno tornare indietro per la stessa rotta anziché attraversare il Pacifico e l'Oceano Indiano, ma non per questo abbiamo virato direttamente verso la Turchia. Ci siamo fermati nuovamente sulle coste spagnole ed italiane, scoprendo nuovi paesaggi. Siamo ritornati alle cascate di Potami, sull'isola di Samos, e all'alba, quando nessuno poteva vederci, circondati solamente dalla vegetazione, dal cinguettio degli uccelli e dallo scroscio delle cascate, ci siamo tuffati in quel lago artificiale e abbiamo fatto l'amore, come nel sogno di Can tanto tempo prima.
La nostra barca poi ha ripreso il largo verso casa.
Casa... Ho capito che la mia casa è dove si trova Can. La mia casa è Can. Non vi è un posto in questo mondo dove io voglia vivere se non nel suo cuore, se non accanto a lui, fra le sue braccia.
Questo viaggio, durato quasi due anni, è giunto al termine. Due anni in cui ci siamo vissuti a 360 gradi, amandoci, riscoprendoci in ogni sfaccettatura, ridendo e gioendo, piangendo per poi ritrovarci ancora più uniti, lasciandoci qualche volta prendere dallo sconforto ma non perdendoci mai, grazie a quel filo rosso invisibile che lega le nostre anime. Lo so e l'ho sempre saputo: saremo NOI per sempre.

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IL FILO ROSSO DEL DESTINO

Una leggenda orientale narra che sin dalla nascita ogni essere umano ha legato al mignolo un filo rosso invisibile che lo lega indissolubilmente alla propria anima gemella. Non importa il tempo che impiegano le anime per incontrarsi, non importa il luogo in cui vivono, quel filo invisibile le farà ritrovare e riconoscersi.

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Credo fermamente che l'anima di Can e la mia fossero predestinate. Lui ha viaggiato tanto in ogni angolo del mondo mentre io ero un'ingenua ragazza che viaggiava solamente con la fantasia, inseguendo nei miei sogni il mio Albatros.
Non decidiamo noi di chi innamorarci, e intendo innamorarci per davvero, innamorarci profondamente dell'anima di una persona, ma è il nostro cuore che inizia a battere forsennato nel riconoscere chi ci completerà, come due tessere di un puzzle che s'incastrano perfettamente.
Ora so che l'altra estremità del filo invisibile legato al mio dito è legata a quello di Can, l'Albatros dei miei sogni.

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Can

La settimana successiva al nostro ritorno ad Istanbul, organizzammo una festa alla tenuta per stare tutti insieme, per raccontarci di quei due anni lontani e per brindare alla nuova vita che ci aspettava.
L'euforia di Muzo e CeyCey coinvolse tutti, a partire da Deren, che si ritrovò a ballare tra le loro movenze da pagliacci, a Mihriban, Leyla ed Emre che ridevano divertiti. Ovviamente anche Sanem prese parte a quella strana danza e vederla così felice riempiva il mio cuore di gioia.
Nihat e Mevkibe ci osservavano in religioso silenzio, i loro occhi passavano dal viso allegro e spensierato della loro Sanem al mio sguardo perso ed innamorato verso colei che sarebbe presto diventata mia moglie. Di sottecchi li osservavo, finalmente mi avevano perdonato e stretto in un abbraccio chiamandomi figlio. Avrebbero compensato all'assenza dei miei genitori, più di mia madre che di mio padre. Col capitano Aziz ci sentivamo quasi quotidianamente, sapevo che non sarebbe stato presente al mio matrimonio e ne ero immensamente addolorato, ma aveva avuto una lieve ricaduta ed era meglio per lui non affrontare un lungo viaggio. Io e Sanem avremmo fatto tappa da lui durante il nostro viaggio di nozze, mentre Mihriban lo avrebbe raggiunto subito dopo il matrimonio.
Per quanto riguardava mia madre, invece, anche lei all'estero, non la sentivo da settimane, per quanto il nostro rapporto non fosse più quello di una volta, non riuscivo comunque a trovare con lei un approccio più intimo. L'avevo vissuta poco e solo poco prima di partire per quel viaggio durato due anni lei mi aveva chiesto scusa per tutti i suoi errori, dall'avermi abbandonato da piccolo ad aver messo i bastoni fra le ruote al mio rapporto con Sanem. Oramai, era Mevkibe che consideravo davvero una mamma.
Alla festa erano presenti anche alcuni impiegati della Fikri Harika e Melahat. Volevo fare le cose in grande, avevo una sorpresa per la mia Sanem, e avevo invitato tutte le persone importanti della nostra vita, nonostante mancassero i nostri migliori amici.

Il viaggio di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora