Sanem
Eravamo come impazziti. Can volteggiava con me fra le braccia mentre urlavamo il nostro amore contro la pioggia che cadeva incessante.
Quando mi mise giù, nonostante la vicinanza dei nostri volti, non riuscivo a vedere i suoi occhi per quanto forte cadesse la pioggia. Ma il suo immenso sorriso non mi sfuggì e avvicinai le mie labbra alle sue.«Vieni con me!» disse, prendendomi per mano e trascinandomi via.
«Dove stai andando?» gridai.
Senza rispondermi, dopo pochi passi raggiungemmo la casetta di Gustav. Intravidi Can cercare qualcosa nelle tasche dei pantaloni e poi aprire la porta. Finalmente al riparo, mi poggiai alla parete vicino l'ingresso per riprendere fiato e cercare di calmare i battiti del mio cuore accelerato da tutte quelle emozioni.
Can mi osservava, anche lui poggiato alla parete di fronte. Il fragore potente dell'ennesimo tuono mi spinse nelle braccia di quell'uomo che mi avrebbe protetta da qualsiasi tempesta. Poggiai la testa sul suo petto mentre le sue mani mi stringevano e mi accarezzavano i capelli. Eravamo fradici. Sollevai il viso verso il suo.«E ora cosa facciamo?» gli chiesi.
Non rispose subito ma si limitò a guardarmi, sorridendo.
«Tu cosa vuoi fare?» mi domandò, accarezzandomi le guance e sfiorando le mie labbra ma senza toccarle.
«Intendevo... i vestiti... non c'è un'asciugatrice» dissi nella mia ingenuità.
«Lasceremo che si asciughino da soli. Anche se stavolta non ho maglie da prestarti» rispose Can, accarezzandomi il collo e scendendo dolcemente a baciarlo.
«Ci vorrà tempo» esclamai, fremendo a quel contatto.
«Non abbiamo fretta» sussurrò. «Voglio amarti dolcemente, spogliarti piano piano, sentire il tuo corpo tremare con le mie carezze.»
«Can!» sospirai, arrossendo ma cercando il suo viso.
Giocavamo sfiorandoci col naso, come la forza contraria di due calamite che si muovono senza potersi attaccare, per poter respirare il nostro profumo.
Senza rendermene conto, sfilò le bretelle del mio vestito facendole scivolare sulle mie spalle. Avvertii solo il contatto delle sue mani sulla mia pelle e il mio respiro ritornò a farsi affannoso.«Sei così bella che tu nemmeno immagini!» mormorò, continuando a far danzare i nostri volti.
Non riuscivo a parlare, avevo la salivazione azzerata. Le mie mani, ferme sul suo petto, si mossero lentamente sui lembi della sua camicia, sfilandogliela. Solo in quel momento mi accorsi della mia bandana avvolta intorno al suo polso. La sfiorai con le dita e alzai lo sguardo in quello di Can.
«Avevo bisogno di te» disse, poggiando la fronte sulla mia.
Gli accarezzai una guancia. «Sono qui, amore mio, non ti lascio» sussurrai sulle sue labbra.
Poi i miei occhi si spostarono sul suo petto. Vidi il tatuaggio dell'albatros muoversi al ritmo del suo respiro, sembrava stesse volando sul suo cuore. Lo accarezzai e notai quanto quel tocco scosse Can. Ero sicura che il suo corpo fremeva come il mio.
Con decisione ma dolcemente, sfilò via il mio vestito, rimasto attaccato alla pelle bagnata, lasciando che scivolasse a terra. Con entrambe le mani dietro la mia schiena mi attirò a sé affinché i nostri corpi aderissero. Pelle contro pelle, sentivo i brividi attraversarmi tutta. Le nostre labbra, come due calamite, questa volta nel giusto verso, si unirono in un vortice di passione.
Senza staccarci, sfilammo via scarpe e calzini, lasciando per terra i nostri abiti zuppi d'acqua. Can mi prese in braccio fino ad adagiarmi sul letto. Ricordai la nostra prima volta, la prima volta che mi fece sua, la prima volta che facemmo l'amore, il mio cuore che batteva accelerato. Questa volta non c'era lo stesso imbarazzo, ma i fremiti del mio corpo erano gli stessi, o forse ancor di più sapendo già quale sensazione avrei provato nel sentire le sue mani su di me.
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Il viaggio di Can e Sanem
FanfictionCan e Sanem si sono ricongiunti e hanno deciso di intraprendere un viaggio intorno al mondo per ritrovare se stessi e l'anno perduto lontani l'uno dall'altra. Ho provato ad immaginare quel viaggio in barca se l'incidente non fosse avvenuto. Vi augur...