Capitolo 29 ⛵ Come neve ⚓

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Can

Faceva molto freddo a New York, ci eravamo disabituati al cambiamento climatico. Avevamo trascorso mesi e mesi in luoghi dove regnava quasi perennemente il caldo sole dell'estate.
Mi affacciai alla finestra e, come ogni mattina, una coltre di neve soffice ricopriva il manto stradale e il verde del piccolo giardino davanti casa nostra.

Alla fine, Sanem aveva accettato la proposta. Fu messo a nostra disposizione uno degli alloggi riservati agli scrittori che collaboravano occasionalmente con la casa editrice. Era una piccola villetta, non molto lontana dall'azienda, situata in un quartiere tranquillo e ben curato. L'abitazione era modesta ma ben tenuta. La cucina, alla quale si poteva accedere da un piccolo giardino antistante, era molto luminosa. Così come il piccolo salotto e le due camere da letto, una delle quali affacciava anch'essa sul giardino ed ovviamente era diventata da subito la nostra camera.

Erano trascorse tre settimane dal nostro arrivo. Avevano dato a Sanem un paio di giorni per sistemarsi. Li avevamo passati a fare shopping, visto che in valigia c'erano per lo più abiti leggeri, e spese alimentari. Per fortuna non mancavano biancheria e stoviglie; la casa era arredata completamente. E come benvenuto, i nostri vicini, due teneri ed arzilli vecchietti, ci avevano accolti offrendoci una squisita crostata preparata a posta per noi.
La casa editrice, inoltre, aveva offerto a Sanem la possibilità di frequentare un corso accelerato di inglese, mentre un interprete era incaricato di affiancarla durante le riunioni e in ogni necessità. Ovviamente non fu semplice per lei stringere amicizia, la lingua era una barriera che nemmeno la sua estroversione riuscì subito ad abbattere. L'unica persona con cui poteva parlare era proprio Gustav, il suo traduttore personale. Sanem me lo aveva presentato il primo giorno all'uscita da lavoro. Ero andato a prenderla per tornare a casa insieme, così come avrei fatto nei giorni a venire. Ovviamente mi aveva preso un pizzico di gelosia sapere che avrebbero lavorato insieme tutti i giorni ma non potevo certo impedirlo.
Per fortuna, Sanem mi raccontava delle sue giornate alla casa editrice, degli incontri e delle riunioni, delle pause con Gustav e di come l'aiutava a stringere amicizia anche con altri colleghi.

«Mi sento un pesce fuor d'acqua, Can. Non capisco una parola di quello che dicono e mi sento tanto sola!» si lamentò una sera, stesa sul divano mentre le massaggiavo i piedi.

«Hai Gustav» la stuzzicai, cercando di non far trapelare la mia gelosia.

«Sì, quel ragazzo è davvero prezioso. Se non fosse per lui la mia lingua si seccherebbe in bocca a furia di rimanere zitta.»

«Ah, e così lui è prezioso?» incalzai.

«Can, ma come collega. Non devi essere geloso» mi rimproverò dolcemente mentre un sorriso affiorava sulle sue labbra rosee.

«Non sono geloso» ribattei io, fingendo indifferenza alla situazione.

«Ah, no? E allora se ti dicessi che oggi eravamo molto, ma molto, ma molto vicini?» disse, lasciandomi interdetto.

«Sanem!!!» La guardai infuriato.

Iniziò a ridere mentre io rodevo dentro. «Stavo scherzando, amore. Volevo solo provocarti» disse, mentre la sua risata riecheggiava ancora nel salotto.

La osservavo serio, iniziavo a non sopportare la loro vicinanza quotidiana, anche se mi fidavo ciecamente di lei.

«Provocarmi?» esclamai sollevato. «Tu vuoi farmi morire» dissi solleticandole la pianta dei piedi.

«Can, fermo, Caaan!» urlò, ritraendo le gambe e permettendomi in automatico di buttarmi su di lei.

«Una volta qualcuno mi ha detto: "L'acqua dorme ma il nemico, no".» La guardai, imprimendo nei suoi occhi il ricordo che in quel momento sovvenne nei miei...

Eravamo andati in campeggio con lo staff della Fikri Harika per conoscere meglio i prodotti della "Compass Sport" che dovevamo pubblicizzare. La sera, avevo deciso di fare una passeggiata nel bosco per distrarre la mia mente dai problemi che ancora mi stava causando Emre. All'improvviso mi ero scontrato di spalle con Sanem, avvolta nel suo piumino bianco a causa del freddo. Teneva in mano una bottiglietta con del liquido, che disse essere tisana datole da Deren. Ma Sanem non sembrava così sobria e avevo cercato di capire cosa realmente stesse bevendo; in effetti, dall'odore, quel liquido sapeva di alcolico. Sicuramente la direttrice creativa lo aveva preparato di proposito per abbattere la sua rivale professionale.
Avevo, poi, invitato Sanem a tornare alle tende per riposare ma furbamente mi aveva accusato dicendo che volevo tornare lì solo per stare con la mia amica Gamze. Mi era venuto da ridere, pensando che fosse gelosa, ma l'avevo rassicurata che non era come lei pensava.
In quel periodo non stavamo insieme, sempre a causa delle bugie che mi aveva raccontato, ma Sanem aveva fatto di tutto per farsi perdonare e farmi capire che lei era stata solo vittima di mio fratello. Nonostante quel suo comportamento mi avesse fatto molto male, non riuscivo, però, a starle lontano. Quel giorno, poi, aveva rischiato la vita precipitando in un fosso profondo. L'avevo trovata priva di sensi e il mio cuore aveva perso tutti i battiti. La paura di perderla mi aveva dilaniato l'anima e mi aveva dato la forza di calarmi in quella fossa per salvarla. Per fortuna se l'era cavata solo con un graffio sulla fronte, mentre il mio cuore aveva ripreso a battere, a vivere, perché la mia vita era lei.
«Can Divit, tu conosci il famoso detto, "L'acqua dorme ma il nemico, no"?» mi aveva chiesto improvvisamente, riferendosi sicuramente alla mia vecchia amicizia con Gamze. «Se il concetto non è chiaro te lo spiego meglio» aveva continuato guardandomi negli occhi mentre io mi perdevo nei suoi in attesa di capire il motivo di quella frase. E puntandomi il dito sul petto, mi ero sciolto alle sue parole: «Tu... sei mio. Chiuso il discorso». Sollevandosi sulle punte mi aveva baciato. Non mi ero ritratto, non potevo, non ci riuscivo. La volevo con tutto me stesso, non avevo mai smesso di sognare le sue labbra che, finalmente, nel freddo di un bosco, forse a causa di quella "tisana", aveva avuto il coraggio di premere sulle mie.

Il viaggio di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora