Avenue Street 1737

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William

Camminai per le strade di questa città. Gente che correva ,urlava  al telefono, mentre io mi sentivo così fuori posto, così impotente.
Iniziai a collegare i puntini per arrivare ad un dunque. Chi poteva avercela con lei ? Nessuno accanto a lei, a noi avrebbe potuto farci del male.
Vorrei tanto ammettere che ero calmo, senza paura, ma così non era. Avevo tanta paura, paura di non averla più accanto a me.
L'avevo allontanata solo per paura di doverle dire " Ehi forse è stato mio padre ad uccidere i tuoi, sai mia madre è tuo padre andavano a letto insieme. "
Come potevo rovinarle l'immagine di suo padre? Come poteva guardare i miei occhi e collegarli alla morte dei suoi genitori ?
Il telefono squillò e mi accorsi che era il suo.
<< Abby!>> La chiamai sperando che non sapesse nulla.
<< Dove è?>> Urlò , un urlo disperato il suo.
<< Non lo so .>>  Chiusi le mani in dei pugni.
<< Cosa diammine dici Will? Sei o non sei un cazzo di poliziotto?>>
Le sue parole entrarono nella mia testa facendomi sentire perso senza di lei.
<< Abby ti prego !>> La pregai di non urlare, di non farmi sentire così vuoto, così inutile e così dannatamente colpevole.
<< Will ti prego io, trovala !>> Non disse altro e non servì farlo.
Dove poteva andare mio padre? Domanda alla quale mi venne in mente solo una risposta.
Fermai il taxi con un gesto della mano e senza dargli tempo di parlare gli urlai:
<< Alla Avenue Street numero 1737!>>

Speravo con tutto me stesso che si trovasse lì , doveva trovarsi lì.
Non volevo  nemmeno pensare a cosa sarei stato capace di fargli ,  se solo l'avesse sfiorata.

Mille domande mi frullavano in testa, mille perché.
Perché tutto questo stava succedendo a noi? Perché colui che avrebbe dovuto essere mio padre , mi stava facendo una cosa simile ? Perché lui, il quale mi avrebbe dovuto proteggere, farmi sentire orgoglioso di lui, colui che sarebbe dovuto essere un esempio per me, mi sta facendo soffrire?

Solo il pensiero, che quel essere è mio padre, mi ripugnava.

Sto odiando me stesso per aver cercato in tutta la mia vita, di piacerli, renderlo orgoglioso di me.
Con la speranza di sentirmi dire: << Ti voglio bene Will! Sono orgoglioso di avere un figlio come te. Sei il figlio migliore che potessi mai desiderare.>>
Queste semplici parole erano troppo per Greg Stevens a lui bastava un " va tutto bene?" Per concludere la giornata.

<< Signore siamo arrivati.>>
La voce del tassista invase i miei pensieri, gettandomi nel mondo reale.
Presi una banconota dal portafoglio, e gliela diedi uscendo dall'auto.
<< Signore il resto !>>
Preciso lui sventolando la banconota.
<< Le tenga lei !>>  Affermai sbattendo la portiera alle mie spalle.

Mi trovai davanti la vecchia casa dei miei nonni, la quale si stava decomponendo, col passare degli anni.
Aveva perso il suo colore, era spoglia di ogni bellezza. L'entrata era accerchiata dall'edera, la quale si stava allargando anche sulle grosse finestre.
Intorno ad essa, le rose rosse e bianche che mia nonna annaffiava accuratamente ogni mattina, erano svanite lasciando posto alla sterpaglia giallastra.
Entrai in quello che era il loro vialetto . Su questo vialetto ho passato la maggior parte della mia infanzia. Mi girai alla mia destra e osservai la vecchia altalena che mio nonno mi aveva costruito e appesa all'albero, il quale un tempo era pieno di foglie.
I miei pensieri vennero fermati dallo  squillare del mio telefono.
<< Andy dimmi!>>
<< Dove cazzo sei Will?>>
Nella sua voce sentivo rabbia con un misto di preoccupazione.
<< Non ti preoccupare !>> Cercai di calmarlo.
<< Non hai nulla per affrontarlo. Nemmeno una cazzo di pistola. >>
Volevo controbattere, ma aveva dannatamente ragione.
Stavo per parlare ma il suono di uno sparo mi fece sobbalzare e farfugliare un : << Avenue Street. Sai il numero. >>
Non dissi altro e attaccai il telefono.

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