Solitudine.

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DOPO UNA SETTIMANA.

Ashlee

È passata una settimana e ho messo sotto sopra la casa dei miei genitori. Nonostante l'avesse già fatto la polizia, quella notte.

Non ho trovato nulla, ne debiti, ne conflitti che potevano avere, nulla di nulla.
Erano delle persone per bene, ma erano stati uccisi. Tante cose non tornavano.

E in tutto ciò la polizia non mi aiuta , non mi dicevano niente di quello che hanno scoperto, perché si so che hanno scoperto qualcosa, oppure che hanno un sospettato  ma a me non veniva  detto nulla.
L'unica cosa che avevo trovato era un telefono vecchio, nel comodino di  mio padre. Ma con la mia solita fortuna era spento.

Evan, dopo il funerale, per motivi di lavoro se ne è andato, "ha detto che tornerà nel weekend." 
Ultimamente tra me e lui, le cose non vanno molto bene. Lui continua a non capire che io ho bisogno di averlo qui, ho bisogno  che lui mi stia vicino, che mi aiuti a dare un senso alla loro morte.
Ma  non c'è.

Ogni notte mi alzo nel panico, per colpa di un incubo, cerco lui, ma lui non è lì al mio fianco.
Mi sento così sola in questi giorni, Evan doveva farmi stare bene, lui che doveva prendermi la mano, per poi affrontare tutto insieme, mi ha abbandonata nel momento del bisogno.

Mi squilla il telefono ed è Evan.
Come si dice in questi casi: " parli del diavolo e spuntano le corna." Dissi nella mia mente.

<<Amore, non posso venire oggi, verrò domani.>>
Le sue parole mi spiazzarono . Volevo che tornasse, dopo gironi di distanza, con mille problemi tra di noi,  non riesce a venire.
Sembra che tutto ciò  non gli importava , come se non fosse successo niente nella mia vita, come se io stessi bene.
<<Ok.>> Risposi con freddezza.
<<Scusa amore.>>
Rispose lui dispiaciuto. Attaccai  senza pensarci due volte.

Non c'è la faccio più, mi sentivo  sola, senza qualcuno che mi potesse dire ''hey appoggiati a me, sono qui per te.''  Ma in fondo si sa, non puoi appoggiarti completamente su qualcuno, bisogna sempre ricordarsi che se lui si allontana  tu cadi.
È quello che era successo a me, per anni mi sono appoggiata su Evan, credendo che non mi avrebbe mai lasciata cadere. Eppure eccomi qui, con il culo a terra e con una vita in bilico.

Mi lasciai cadere sul divano a peso morto.
Non so se voglio più tornare da Evan, non mi va di lasciare questa casa vuota, ed in più non riuscirei a fare le indagini da un'altra città.
Devo parlare con lui e capire cosa vuole lui, perché dopo tutto stiamo insieme e devo decidere per due non solo per me.
"Forse sto esagerando! Forse non riesco più a comprendere i suoi sforzi! Forse sono concentrata su di me!."
Sento le  palpebre pesanti, chiusi gli occhi senza rendermene conto.

William ( Will )

È passata una settimana, da quando mia madre non c'è più, una settimana che non torno in quella casa, una settimana che cerco dove possa essere andato. 

Sono avvolto nei miei pensieri ,quando alla mia scrivania si avvicinò il capo.
<<Will, sai che stai per prendere il mio posto e un minimo sbaglio ti costerà la promozione. Perciò ho pensato che questo caso non lo devi seguire tu.>>
"So fare il mio lavoro, so che sto per avere la promozione, so che tutta la mia vita dipende da questo. Ma  questo caso, lo voglio seguire io. Anzi lo devo seguire io.
Ho sempre messo tutto in secondo piano, il lavoro era tutto,  anche più della mia stessa vita.  Passavo notti insonni a risolvere casi, ho fatto tutto grazie a me, sono qui solo grazie a me.
Ma ora... ora non sto più bene, devo capire, ora non sto risolvendo casi di altre persone, che per quanto ci tenessi, ero un minimo distaccato.
Ora devo risolvere un mio caso."

<<Capo stiamo parlando della mia famiglia, le mie azioni saranno razionali. So ciò che faccio.>> Dissi con un tono deciso.
<< Il mio sogno è questo, essere un capo di polizia, avere un commissariato tutto mio, la prego non mi levi il caso.>> Continuai.
Il capo alzò lo sguardo, accorgendosi che ora non ero più seduto, ma in piedi davanti a lui.
<< Will mi dispiace. Il caso sarà di Andy. Voglio andarmene da questo commissariato sapendo che ci sarai tu , seduto al posto mio. Non voglio che tu faccia  sbagli.>> Concluse la frase per poi darmi, una pacca sulla spalla e andarsene.
Guardai il mio migliore amico, non che collega, per poi urlare involontariamente, con i pugni serrati:<< Non può farmi questo, devo seguirlo io, le assicuro che non farò nessun sbaglio!>>
Il capo si voltò , facendomi un cenno con la testa di no, poi prosegui vero il suo ufficio dicendo: <<È per il tuo bene Will.>>
Mi girai verso la mia scrivania, poggiai le mani su essa e buttai tutto quello che trovai a terra, dopodiché me ne andai .

Sono ore che giro in macchina e mi sono finalmente convinto di dover  entrare in quella casa, se volevo capirci  qualcosa.

Tornando a casa, passai davanti a quella abitazione : "la 126 di new street" , non posso dimenticarmela. Ero li quando ho saputo cosa era successo. Rallento e mi accorsi che le luci erano accesse, mi ricordai che li abitava solo la coppia morta, ma non ci diedi molto peso e accelerai.

Eccomi qui davanti a quella casa che da sempre ho amato ma che ora mi sembra cupa e buia.

Spazio autrice:

Cosa ne pensate? Ashlee sta esagerando? Dovrebbe lasciare Evan?

Buona lettura ❤️

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