Dimmi che mi ami?

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William

Dopo una lunga nottata, decisi di dirigermi verso casa.
La testa mi scoppiava, gli occhi socchiusi non mi permettevano di vedere la strada.

Ho evitato tutte le sue chiamate, ho cercato di sfuggire  a qualcosa di inevitabile.

La amavo. Dio se l'amavo.

Ma non potevamo stare insieme.

Quando finalmente fui davanti casa, la vecchia Mercedes del padre di Ashlee, era parcheggiata davanti al mio vialetto.
Scesi dall'auto ed entrai in casa, consapevole di trovarla li. Probabilmente con gli occhi pieni di lacrime, per colpa mia.

Ashlee

Sentii il suo tocco fra i miei capelli. Quel gesto mi fece stare terribilmente  bene, a tal punto da non volerlo rovinare.

<< Scusami.>>
Sussurro prima di alzarsi dal letto.

Afferrai la sua mano e lo tirai a me.

<< Dove vai?>>
Dissi esasperata. Guardai i suoi occhi, gonfi e pieni di lacrime.
Mi alzai dal letto e lo abbracciai, non so cosa mi spinse a fare quel gesto: se la voglia di abbracciarlo o la paura di vederlo andare via.
Le sue mani grandi, si poggiarono sulle mie spalle piccole. Con molta freddezza, mi staccò dal suo petto caldo.

<< Ashlee dobbiamo parlare.>>

Quella frase!
In quella frase sentii preoccupazione e paura.
Mi sedetti sul letto, con la consapevolezza che da lì a poco le gambe avrebbero ceduto.

<< Io...ci ho provato Ash! Ci ho veramente provato, ma non ci riesco. Non ci riesco ad andare avanti, non riesco a stare bene sapendo che potrei abbandonarti da un momento all'altro . Non voglio che soffri per me in futuro, quindi, è meglio se ci lasciamo adesso prima che sia troppo tardi.>>
Sbattei più volte le palpebre incredula alle sue parole.

Iniziai a giocherellare con la collana che mi aveva regalato la sera prima.
<< Non ti credo.>>
Sussurrai guardandolo nei occhi.
<< Tu hai solo paura dell'amore Will. Tu stai scappando per paura.>>
Balbettai.
<< Non sto scappando.>>
Scossi la testa e mi alzai di colpo.
<< Tu hai paura di te. Hai paura del tuo lavoro. Stai semplicemente scappando dal tuo essere. Non hai mai voluto una relazione, perché sai di non poterla mai avere. Sei consapevole del fatto che potresti uscire da quella maledetta porta e non rientrarci più.>>
Puntai l'indice verso di lui. Stavo urlando , le guance erano inumidite dalle mie lacrime, la vista appannata e mi odiavo per averlo forzato a stare con me.
<< Hai ragione.>>
Disse solo questo.

Scossi la testa e uscii da quella casa.
Una volta fuori, mi accorsi di aver dimenticato le chiavi dentro. L'orgoglio non mi fece entrare.
La pioggia iniziò all'improvviso, fu come se il cielo si fosse accorto delle mi lacrime, della mia solitudine e volesse farmi compagnia.

<<Ashlee!>>
Non mi girai al suo chiamarmi, anzi mi incamminai a passo svelto.
<< Ashlee! Fermati cazzo!>>
<< Perché dovrei?>>
Non rispose e questo mi fece tremendamente male.

Cosa mi aspettavo?

<< Ashlee, ti prego.>>
Mi fermai, al contrario delle mie lacrime e della pioggia.

<< Che vuoi?>> Gli urlai andandogli incontro.
Mi accorsi dei suoi occhi rossi solo quando fummo a un centimetro di distanza. Non sapevo se stava piangendo o se era la pioggia.
<< Non posso permettere che tu soffra lo capisci ?>>
<< Perché secondo te  così non sto soffrendo?Io ti amo Will. Dimmi che non mi ami.>>
Dissi avvicinandomi alle sue labbra.
<<Io..>>
Balbettò quando le miei labbra sfiorarono le sue.
<< Io non posso .>>
Disse prima di allontanarsi da me.

Se ne andò. Mi lasciò li ad osservare il punto dove prima c'era lui.

Non avevo la forza di chiamarlo non avevo la forza di fare niente.
Tratteneii il respiro con la speranza che questo dolore sparisse.
Dopo tutto quello che c'era stato tra di noi. Dopo tutto l'amore che ero riuscita a provare. Come poteva ? Come poteva rinunciarci.
Mi aggrappai a un albero sul ciglio della strada. Scivolai su di esso fino a toccare l'erba fredda.

<< Mamma quella signora ha bisogno d'aiuto.>>
La voce di una bambina mi fece alzare la testa.
<< Va tutto bene?>>
Mi chiese la donna con in braccio la bambina e con l'ombrello in mano.
Accennai un si con la testa per poi vederle sparire nel buio.

Il dolore che sentivo allo stomaco mi fece portare una mano su di esso.
Mi alzai con tutta la forza che avevo, con gli occhi bassi e con la mano ancora allo stomaco mi incamminai verso casa.

Non so per quanto camminai sotto la pioggia, so solo che il freddo provato all'inizio oramai era diventato parte di me. Mi fermai solo quando ebbi davanti a me la mia grossa casa vuota e spenta un po' come me in questo momento.
Il suo amore era una cazzo di bugia. Mi sono lasciata ingannare dall'amore.

Entrai in casa consapevole di trovare la piccola palla di pelo ad aspettarmi.
<< Ciao piccola.>>
Dissi abbassandomi alla sua altezza.
Vederla scodinzolare introno a me  mi fece fare un sorriso.

Tutto in questa casa mi riportava a noi. Tutto mi ricordava lui, anche lei.

Mi alzai e salii le scale lentamente, i miei piedi d'un tratto erano diventati pesanti.
Quando arrivai in cima, il grande specchio posto al muro, riflesse il mio aspetto: i vestiti bagnati, i capelli altrettanto. Gli occhi gonfi e rossi.

Cadi sulle mie ginocchia. Le farfalle allo stomaco non erano più felici, facevano a pugni per uscire da quella gabbia.

Non so per quanto tempo rimasi li, ad osservare il mio riflesso stanco e triste.
Nel Sopportare quel dolore allo stomaco e il groppo in gola.
Mi alzai solo quando iniziai a tremare per il troppo freddo, mi andai a rannicchiare nel letto.

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