Aisha.

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01/05/2018
Cimitero monumentale di Catania.

Un anno dopo...


Antonio si sedette con le gambe incrociate e il viso avvolto da lacrime. Era seduto davanti alla tomba della donna che più aveva mai amato in vita sua.
Si sentì tanto in colpa per non averla tutelata e protetta abbastanza. L'unico modo per espiare i suoi sensi di colpa, grossi come dei macigni, era quello di parlare con lei, aspettava un segno dal cielo dalla sua stella.
"Mio Dio, amore mio! Hanno lasciato la tua lapide sporca, com'è possibile? Dovrebbero venire a commemorarti ogni giorno e invece..." -l'uomo sospirò affannosamente- "Perché me la prendo con gli altri? Parlo proprio io che non vengo a trovarti da un anno. Che razza di uomo sono? Un verme! Non ho potuto dirti addio come meritavi, me ne pento amaramente perché te ne sei andata senza darmene pace. Vivo per Vittoria e per Jasmine altrimenti l'avrei già fatta finita! Sono loro che mi fanno andare avanti! Il loro amore mi fa sopravvivere a questa tragedia!"
Il tecnico era un fiume in piena, singhiozzava sulla lapide della sua amata.
"Ancora una volta avevi ragione tu. Ancora una volta non sono riuscito a tutelarti. Adesso tu, Astrid e zia Teresa siete insieme!
Saresti piaciuta tantissimo a lei! Ti avrebbe accolto come una figlia. L'anello che ti misi al dito era suo, prezioso e antico, mi aveva detto di darlo solo se fossi stato sicuro di amare una donna più del calcio e finalmente avevo trovato te! Poi... "
L'uomo non riuscì a terminare la frase che i singhiozzi sovrastavano le parole.
Dei passi felpati si sentirono provenire dietro le spalle dell'allenatore, sentì una mano delicata di donna poggiarsi sulla sua spalla.
"Salve Antonio! Anche lei qui sulla tomba di Aisha?"
L'uomo si sfregó gli occhi pieni di lacrime.
"Lei... Lei chi è?"
Era una donna bellissima:fisico statuario con capelli lunghi mossi sul ramato, occhi verdi e tante lentiggini in viso.
"Cristina Macaluso, piacere!"
"Come mai è qui? Conosceva la mia Aisha?" asserì l'uomo singhiozzando.
"Ehm, si. Eravamo compagne di scuola. Abbiamo fatto assieme le elementari e le medie! Eravamo vicine di casa."
"Strano,ma non ricordo proprio che Aisha mi avesse mai parlato di una Cristina Macaluso, mi perdoni..."
"Non si preoccupi,Aisha era amica di tutti! Si faceva voler bene. Non poteva parlare di ogni persona che ha avuto a che fare con lei" asserì la donna posando un grandissimo mazzo di gelsomini sulla tomba.
"Antonio!"
"Elena!"
Una bella ragazza dai capelli lunghi e lisci come spaghetti sul biondo cenere e dai grandi occhi nocciola, si fece avanti.
"Jasmine piangeva e cercava il suo
papà!" sussurrò la donna porgendo la bambina in braccio.
"Jasmine..." - enfatizzó Cristina emozionata- "Posso tenerla in braccio?"
Antonio asserì con la testa e cercó di sorridere.
"Si come la principessa di Aladdin!"
Elena poi posò il suo sguardo sulla foto di Aisha scolpita sulla lapide e scalpitó quando lesse la sua data di nascita.
"Mio Dio! Aveva solo sette anni in più di me!" strambazzó scioccata guardando Antonio negli occhi.
"Profumi di gelsomino, piccola Jasmine! Sei un fiore di gelsomino, il preferito di Aisha! Lo amava, la rappresentava per delicatezza. Comunque signori vi saluto, piacere di avervi conosciuto!"
Cristina porse la piccola tra le braccia del tecnico e abbozzó un sorriso.
"Il piacere è tutto mio!" replicò Antonio.
Se ne andò via in silenzio senza proferire parola.
Elena abbracciò Antonio e guardarono assieme la lapide della defunta Aisha.
"Ti amo tanto Antonio. Non allontanarti da me."
Il tecnico sorrise e la baciò dolcemente sulle labbra.

"Sono sicuro che Aisha avrebbe voluto tutto ciò... Ma allora perché mi sento così irrequieto?"
Pensò tra sé e sé, aveva stranamente i sensi di colpa.
"Amore tutto bene, Antonio?"
"Si tesoro, torniamo a casa è tardi".
Era l'inizio di una nuova vita per Antonio,forse...

*****

Spiaggia di Ognina, Catania
02/05/2018


Osservò il mare con gli occhi pieni di commozione.
Andrea non accettó la morte di Aisha e sentì profondamente la sua mancanza.
Era la sua gemella, il suo mondo, il suo tutto.
La vita senza di lei non era più la stessa.
"Dovevo ammazzarmi all'età di diciassette anni! Dovevo buttarmi dal quinto piano di quel palazzo abbandonato. Che fifone! Perché mi sono fatto salvare da loro per poi vederle morire? Mi sarei risparmiato tutto questo dolore! Prima Astrid e poi Aisha!" blateró Andrea distrutto dal dolore,seduto sulla spiaggia, giochicchiando con le pietruzze.
Barbara Lombardo era una donna apparentemente superficiale ma cambiò atteggiamento dalla morte di Astrid e soprattutto quella di Aisha.
Si morse il labbro e guardó duramente il make up artist.
"Ti rendi conto che stai dicendo un sacco di cazzate, testa di minchia?" -ammonì guardandolo con occhi pieni di dolore-
"Soffri solo tu per la morte delle ragazze? Credi che gli altri non provino dolore? Ah si, perché io sono il giullare del gruppo! Sono solo quello, vero?"
La bionda si alzò di scatto e andò vicino alla riva del mare.
"Ma Barbara! Io..."-Si avvicinó all'amica pentito da quelle parole.
"Barbara un cazzo! Ma non lo capisci che se morissi anche tu, per me sarebbe la fine?!? Non lo capisci che senza di te, io non..." non riuscì a completare la frase dal pianto disperato.
"Scusami tesoro mio. Sono un cretino!" l'abbracció forte a sé.
Erano, detto in maniera simpatica, come cane e gatto.
Punzecchiarsi era il loro modo di dirsi ti voglio bene.
"André, perché non fai pace con Antonio? Lo sai che lui non c'entra nulla con l'aggressione fatta ad Aisha! Abbassa l'ascia di guerra! Fallo per lei, per la nostra Aisha e per la piccola Jasmine!".
"Non lo so Barbie!Non lo so!Ho bisogno di sbollire la rabbia! Lui me l'aveva promesso quella sera sul terrazzino che l'avrebbe protetta. Quell'uomo non le sa proprio mantenere le promesse."

*****

"Partiamo a Londra, ora!"

Testa, Cuore, Gambe. La verità. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora