17. Gli ostacoli del cuore.

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Per una vita intera, Antonio Conte aveva sempre asserito che il calcio fosse la sua unica fonte di felicità.
La sua era una vera e propria ossessione, dimenticandosi persino gli affetti più cari ma Aisha aveva scombussolato tutto.
Il campionato dei blues era giunto al termine e le probabilità di un addio erano molto alte.
Londra aveva dato tanto ma lui non stava più bene.
Andò vicino alla sua auto e scrutó a lungo i campi di allenamento.
Sospirò.
"Antonio? Ti devo parlare!"-si avvicinó Paul Graham con il fiatone.
"Ciao Paul, ma..."
"Antonio,ti devo parlare a prescindere perché sei coinvolto! Poi dovrai anche affrontare i giudici! Quindi mi devi ascoltare..."-alzò le spalle e si sistemò il camice.
Il tecnico salentino annuì e guardó la clinica.
"Andiamo nel tuo studio?"
"Si Antonio!"

La passione per la psicologia della mente umana, iscrisse Paul Graham all'università per la seconda laurea alla veneranda età di quarant'anni, nel duemilauno.
Capì fin da subito che Antonio avesse bisogno di sedute di psicoterapia e voleva aiutarlo.
Graham indicò una delle poltrone vicino alla grande scrivania e Antonio si sedette.
"Antonio, io sarò sincero con te e..."-iniziò a giocherellare con una biro nera.
"Paul, non mi va di parlare di Aisha... Ho già preso la mia decisione!"-la voce ferma di Antonio fece storcere il naso al dottore.
"...quindi ti sei messo d'accordo con tua ex moglie!"
"Paul, lei è arrivata all'improvviso! Perché non mi ha avvisato prima? Perché?"
"Antonio, forse non hai capito la gravità della situazione! Volevano uccidere Aisha!"-alzò la voce e prese una busta trasparente dal cassetto.
La lanciò verso Antonio e la guardó sbigottito.
"Cos'è questa siringa?"
"È la siringa che dovevo farla per ammazzare Aisha! Avevo capito fin da subito che era un squallido piano del dottore Belli, medico della tua ex moglie!"
Appoggiò la schiena allo schienale della poltrona e si mise le mani tra i capelli. Antonio incominciò a tremare tutto.
"Non pensavo che avessi rifiutato Aisha, caro Antonio! Visto l'amore che professavi nei suoi confronti! Mi vien da dire che sei un complice di Elisabetta! Ha subito la sindrome della bambola ed io l'ho salvata per un pelo!"
Il volto dell'allenatore si umidificó di lacrime per lo sconforto e Paul si bloccò nel vederlo. Non aveva mai visto così debole e sofferente; un leader come Antonio Conte soffrire da matti per una donna.
"Non so cosa pensare, Paul! Ho passato un anno di inferno! Volevo ammazzarmi ma le mie figlie erano l'unica ragione per andare avanti! Aisha è l'unica che mi ha fatto credere all'amore! Non mi sposerò mai più perché mi ci vedo marito solo con Aisha!"
Con gentilezza, Paul passó un fazzoletto e abbracció Antonio.
La sofferenza di Antonio e Aisha provocò rabbia e sgomento per il dottore. Voleva collaborare con la giustizia e vedere tutti i nemici in prigione.

*****

La sveglia regalata da nonna Agata non suonò quella mattina, Carol imprecó in tutte le lingue del mondo con sé stessa per aver dimenticato di attivare l'aggeggio.
"Stupida! Stupida! Stupida che sei Carol! Potevi mettere la sveglia anche al cellulare e invece no, hai dimenticato pure quella! Maledette sveglie del cazzo!"
Si vestì in fretta e furia, indossó la divisa del ristorante e si incamminò verso il locale con succo di frutta all'ananas e cannuccia in mano.
Arrivò a destinazione in meno di cinque minuti ed erano le nove e mezza passate.
"Scusate per il ritardo, chiedo venia! La sveglia non ha suonato e, con il trambusto della notizia di mia sorella Aisha viva, ho perso la cognizione del tempo! Non sono riuscita a prendere sonno dalla frenesia!" asserì la mora mortificata.
"Tranquilla tesoro! Il capo non si è nemmeno accorto della tua assenza!" rispose Denise mentre lavava il pavimento e a Carol prese un colpo.
"Daniele è qui?"
"Certo Carol! È nel suo ufficio, sta parlando con Stefano!"
Alla ragazza iniziò ad avere battiti cardiaci veloci. Da quella dichiarazione bizzarra con papà Conte morente, non si erano né più visti e né più parlati.
"Grazie,vado a salutarli!" 
Arrivò davanti alla porta dell'ufficio di Daniele e stava per bussare fin quando sentì dei mormorii. Appoggiò l'orecchio sinistro per origliare.
"Ti sei innamorato di Carol? La tua dichiarazione bizzarra con tuo padre in pieno malessere, è diventata virale Danié!".
"Ma no che dici, Sté! Ero...Ecco... si! Non ero in me!" -L'imprenditore iniziò a blaterare- "Non sapevo di quello che stessi dicendo in quel momento e avevo detto quelle parole così per caso! Volevo togliermi da una situazione imbarazzante! Ero fuori di me! Poi Carol non è il mio tipo!"
"Ok capo, ma non farla soffrire! Devi dire come stanno le cose, dato che ultimamente eravate molto vicini. Mi spiacerebbe vederla soffrire! Non far passare altro tempo, altrimenti sarà sempre peggio".
"Grazie del consiglio, Chef!"asserì Daniele sorridendo.

Carol iniziò a respirare affannosamente e appoggiò la schiena contro la porta.
Si mise le mani sul viso e incominciò a tremare dalla sofferenza.
Senza dire nulla, uscì dal locale e sbattette forte la porta d'ingresso.
"Ma Carol, mah..."
All'inizio Denise non capì nulla ma ci arrivò subito dopo e capì che Daniele l'aveva dato un bel due di picche.
La ragazza uscì fuori senza sapere una destinazione precisa.

«Cretina, ma come hai potuto pensare,anche solo per un attimo, che Daniele Conte si fosse innamorato di te! Sei una cretina Carol, sei solo una deficente!»

I pensieri negativi annebbiare la vista di Carol,incominciò a correre ma sbattette subito contro un tizio e non riuscì ad alzare lo sguardo dall'imbarazzo.
"Guarda dove cazzo vai,scema!"-il suo accento era siculo ma non ci fece tanto caso.
"Ma vaffanuculo coglione!"
Alzò poi lo sguardo e rimase di sasso:era il suo ex fidanzato Francesco Cannila.
Sì toccó le parti intime mezzo eccitato. Prima Carol si sarebbe fatta una risata ma in quel momento provó solamente disgusto e indignazione.
"Lina, sei proprio tu?"
"Francesco?"-pronunciò il suo nome in sillabe. Era proprio una giornata da dimenticare per Carol.
Francesco si avvicinò per abbracciarla ma lei si allontanò immediatamente.
"Finalmente Lina mia, ti ho trovata ma perché ti allontani?!"
"Che diamine ci fai qui a Torino? Come cazzo mi hai trovata?"
Cercó di avvicinarsi nuovamente a Carol ma si allontanò nuovamente da lui.
"Ma Lina mia...."
"Non chiamarmi Lina,bastardo! Sai benissimo che l'odio profondamente questo tuo chiamarmi così!"
"Bedda mia, sono venuto qui per chiederti perdono e di tornare nuovamente insieme! Dammi un'altra possibilità e torna a Catania cu mia!"
"Vaffanuculo! Manco morta! Tornatene dalla tua puttana!" strombazzó mordendosi il labbro inferiore nervosamente.
"Ma Carolina..."
"Addio cretino!"
Appena si voltó per andarsene, l'uomo la prese per un braccio e se la tirò a sé.
"Dove cazzo vai? Mi lasci così? Tu ora te ne vieni con me a Catania!"
Strinse forte il braccio che Carol urlò dal dolore. Così diede un ceffone così forte che a momenti la giovane perdeva i sensi.
Daniele uscì fuori dal locale tutto preoccupato dalle urla.
"Lasciala stare, bastardo!"
Sgnació un pugno degno del miglior Tyson e si sentì soddisfatto. Suo fratello Antonio insegnò a difendersi contro un mondo malato e marcio.

«La strada sarà la tua maestra di vita. La gente è cattiva e infame.
Non devi arrivare subito alle mani ma solo in due casi eccezionali:quando un uomo picchia una donna o gli indifesi!»

Le parole del fratello erano il suo mantra.
Fortunatamente, gli addetti della sicurezza erano presenti al Three-Apples e diede gli ordini di allontanare Cannila dal locale.
Carol era ancora fortemente spaventata per l'accaduto e si inginocchiò a terra disperata.
Daniele si avvicinò con il fare dolce e le accarezzò il viso.
"Stai bene tesoro?"
"Stammi lontano! Stammi lontano! Sei tale e quale a lui! Stammi lontano!"
Si alzò velocemente e se ne scappò via in lacrime.
Il piccolo di casa Conte si sentì incolpa e capì che la giovane aveva origliato tutto.

«Sono destinato ad essere infelice, ho tanta paura di soffrire,Carol.»

Testa, Cuore, Gambe. La verità. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora