11. Le carte in tavola.

1.2K 8 6
                                    

Con il fiato corto e il sudore lungo la fronte, derivato dal caldo pre - estivo, Astrid inseguì Aisha lungo la staccionata della villa in campagna di Giovanni Trapattoni.
"Aspettami Aisha, capisco che sei in fermento!"-la rossa si fermò per riprendere il fiato.
"Su Astrid, dobbiamo parlare con il maestro!"-rispose Aisha affannosamente.
Decisero di fare gli ultimi cinquanta metri camminando blando e l'interprete bussó la porta.
Il Trap aprì lentamente la porta e sorrise alla visione delle ragazze.
"Ciao belle mie fanciulle! Quale buon vento vi porta?"
"Buongiorno maestro, ho bisogno di parlare!"-asserì Aisha decisa e poi guardó l'amica.
"Si si maestro! Vogliamo dei consigli!"-proferì Astrid.
"Entrate fanciulle!"-indicò l'uomo il tavolo da pranzo-"Vi offro un caffè!"
Il profumo pungente del caffè invase tutta la stanza. La coniuge del Trap versó la bevanda nelle tazze color lavanda e posò un vassoio di biscotti secchi.
"Grazie signora Paola."-ringraziò Astrid, soffiando sulla tazza fumante.
"Prego bellezze, ma è successo qualcosa?"
Aisha osservò i presenti dietro la tazzina, sorseggió il caffè e lo posò sul piattino.
"Voglio partire a Londra! Voglio conoscere mia figlia, voglio parlare con il mio Antonio e raccontare tutta la mia storia!"
Quell'affermazione fece sbalordire Giovanni e lasciò la tazza.
"Lo sai che dovremmo prima parlare, tesoro e..."
"Maestro, mi manca da morire Antonio e voglio fare la mamma a Jasmine! Sono guarita! Io sto bene!"-rispose con la voce rotta del pianto. Astrid l'abbracció forte a sé.
"Lo so che ti manca Antonio, anche lui sente la tua mancanza, ma sai benissimo che non è possibile ora! Dobbiamo prepararlo a tale shock, lui sa' che sei morta!"
"Bisogna preparare un piano astuto, ricordiamoci di Elisabetta! Dovremmo incastrarla!"-continuó il discorso Paola.
"Quindi cosa dovemmo fare?"-intervenne Astrid.
Vicino alla finestra del grande soggiorno, c'erano dei tulipani colorati appena raccolti e Giovanni si alzò per annusarli.
I presenti rimasero in silenzio a contemplare quella scena ricca di tenerezza.
"Astrid, dovrai andare a Catania a portare questi fiori al cimitero!"
"Maestro, sii più specifico! Cosa dovrei fare?"-si alzò anche Astrid e andò vicino all'uomo.
"Dovrai fingere che sei disperata, hai perso il lavoro e non sai come fare! Sei una babysitter, ma sei disposta a fare di tutto!"
La rossa abbozzó un sorriso e capì a volo il piano del Trap.
"Così Antonio mi assume come babysitter e potrò mettere le cimici a casa di Betta!"
"Esattamente!"
Il cuore di mamma di Paola divenne piccolo quando vide Aisha piangere a singhiozzi. Prese la mano destra, posta sul tavolo e la strinse fortemente.
"Vedrai il prima possibile i tuoi amori, abbi fiducia!"
"Grazie Paola!"-rispose con un filo di voce.

*****

13 Maggio 2018
Festa della mamma.


C'era chi desiderava festeggiare con la propria figlia, ma doveva attendere.
C'era chi voleva stare con il proprio figlio, ma viveva in un'altra nazione.
Da madre buona e premurosa, Ada era seriamente preoccupata per il suo primogenito, voleva immediatamente chiamarlo al telefono, non lo sentiva da una settimana.
"Mamma, dimmi..."-Antonio era freddo, distaccato.
"Antonio mio! Caro, sicuro di stare bene?"-cercó di non piangere.
"Tranquilla ma'! Sono in Sicilia, ho bisogno di stare un po' da solo con Aisha..."
"Sei mio figlio! Carne della mia carne! Se soffri tu, soffro anch'io! Mi raccomando stai attento, tesoro mio. Ti voglio bene!"
Assieme ad Aisha, si era portato anche il bellissimo sorriso di Antonio.
Il cuore di mamma Ada percepì fin da subito che Antonio amasse ancora Aisha.
Non aveva mai sofferto così tanto per una donna.
"Grazie mamma. Ti voglio bene anch'io!"-la sua voce fu rotta dal pianto.
Il viaggio in Sicilia era diventato massacrante, non accettava la sua amata in quel posto, nonostante sia passato un anno.


Cimitero monumentale di Catania.
Ore 16:30.


Capì che il calcio non era mai così bello in quel caldo pomeriggio di metà maggio. Nonostante il Chelsea giocasse l'ultima partita del campionato contro il New Castle, Antonio decise di scappare dalla sua Aisha, aveva voglia di parlare con lei.
Il dolore che aveva dentro di sé lo lacerava giorno per giorno, non riusciva più a vivere.
Non pensava più nemmeno al suo lavoro; non aveva stimoli, si era arreso,non era più lui.
Elena non era Aisha.
"Saresti stata una mamma perfetta!" asserì l'uomo posizionando dei gelsomini davanti alla sua lapide con accuratezza.
Le lacrime iniziarono a scendere nuovamente, non se ne dava pace.
"Non sono riuscito a proteggerti pulcina mia! Mi sento l'uomo più sfortunato del mondo. Perché sono destinato a soffrire?!"-stava singhiozzando e si sedette davanti alla sua lapide, accarezzando- "Mi hai donato la cosa più bella che potessi mai fare... la nostra Jasmine!
Quanto vorrei portare indietro il tempo per poterti veder crescere le nostre principesse. Che darei per toccarti, baciarti e fare l'amore con te ancora una volta!"
Si sentirono dei passi lenti ma rumorosi per via dei sandali. Antonio sentì una figura fermarsi proprio dietro di lui e scrutó la sua ombra alla sua destra.
"Signor Conte..." l'allenatore si girò lentamente e vide nuovamente la stessa donna che aveva visto appena pochi giorni prima.
"Lei è Cristina, giusto?"-si alzò lentamente e cercó di abbozzare un sorriso.
"Ha un'ottima memoria, signor Conte!" espose, contemplando il finto capezzale di Aisha.
Doveva fingere per giustizia nei confronti della sua migliore amica.
"Almeno quella mi è rimasta!"
"Ci rincontriamo a distanza di dodici giorni"- continuó la donna, accarezzando la foto dell'interprete- "Aisha era davvero una donna fortunata. Percepisco tutto l'amore che lei nutre per la mia amica!"
Sotto agli occhi dell'allenatore salentino, Cristina non lo convinceva del tutto.
La sincerità e la schiettezza erano parti dominanti del suo carattere.
"Mi perdoni se nutro qualche dubbio sulla sua amicizia con Aisha,davvero! Lei non mi ha mai parlato di una Cristina!"
"Capisco perfettamente i suoi dubbi e li rispetto! Le assicuro che davvero io e Aisha eravamo grandi amiche, magari non c'è stata occasione in cui lei parlasse di me! Per caso Aisha conosceva proprio tutti i suoi amici?"
Effettivamente, la donna misteriosa dai capelli rossi non aveva tutti i torti.
Aisha era arrivata a conoscere solo quattro amici, ossia i 'ragazzacci di Lecce' e il Trap.
"Mi scusi, non avevo intenzione di offenderla! Mi perdoni Cristina!"
"Stia Tranquillo signor Conte, non è successo nulla!" asserì la ragazza sorridendo.
Rimasero in silenzio e la rossa udì le lacrime dell'uomo. Prese un fazzoletto e si asciugò le lacrime.
"Chiamami Antonio, diamoci del tu!"
"D'accordo Antonio, chiamami Ast...ehm...Cristina!"
Si salvó in calcio d'angolo, non era mai successo in vita sua, visto il suo lavoro da criminologa.
"Maledetta lingua!" Rimuginó.
Antonio l'osservò attentamente la sua gamba destra tremante e si toccó continuamente le ciocche dei capelli: era visibilmente nervosa.
"Tutto bene?" Chiese Antonio preoccupato, mettendo la mano sulla spalla.
"No Antonio! Non riesco a trovare un lavoro e in Italia non ti da' la possibilità."
"L'Italia è tanto bella, ma tanto retrograda!"-ammise con dispiacere l'uomo.
"Già, dovrei trasferirmi a Londra! Lì ci abitano i miei zii! Sono orfana di genitori e loro si sono prodigati di ospitarmi, ma per andare avanti devo sbrigarmela da sola! Sono anziani e non possono mantenermi per il resto della vita!" mentì Astrid.
La parte negativa del suo lavoro era proprio quello:mentire spudoratamente.
Doveva capire che reazione avrebbe potuto avere Antonio e pensare al piano.
L'uomo annuì e non riuscì a rispondere subito. Si sentì in colpa per aver dubitato di lei all'inizio.
"La mia ex moglie è sempre in giro per mondo e, diciamoci la verità,non è una molto propensa a fare da madre a Jasmine!"
"Già, non è sangue del suo sangue!"-non riuscì a trattenersi dalla rabbia. Odiava quella donna più di sé stessa.
"Anche a Vittoria! Lei non si è mai sentita mamma!"
"Sono allibita!"
Meditó sul fatto che avrebbe fatto di tutto per vedere Elisabetta in prigione per tentato omicidio, assieme al dottor Belli.
"Hai ragione Cristina! Sto cercando una persona che faccia sia da colf e da baby sitter a Vittoria. Inoltre con questa scusa, se ti fa piacere, potresti anche trascorrere del tempo con Jasmine. Io sarò impegnato con gli allenamenti ancora per tutto il mese di Maggio! Per la paga, non crearti problemi. Chiedi pure la cifra che ti è più consona!"
In meno di venti minuti, capì perfettamente Aisha:Antonio era veramente una persona speciale e molto altruista.
La rossa sorrise di gioia:il piano ebbe finalmente inizio per una volta per tutte e si promise di lavorare in maniera ineccepibile.
"Grazie, grazie e ancora grazie mille Antonio! Mi hai salvato la vita!"-strinse fortemente la sua mano.
La campanella incominciò a suonare incessantemente per la chiusura del cimitero.
"Rimango per altri cinque minuti da solo! Ci vediamo a Londra, Cristina!"
"Quando posso incominciare?"
"Anche domani!"
Diede una pacca sulla spalla e salutó Antonio.
Astrid strinse il pugno sinistro dalla felicità.
Era il caso più complesso della sua carriera e non era spaventata ma motivata.
Lottava per l'amore di Antonio e Aisha.
Lottava per la giustizia contro i meschini.
Soprattutto, lottava per la piccola Jasmine:meritava di conoscere con la sua vera mamma.

*****

Un respiro profondo.
Occhi socchiusi e pensieri confusi.
Un filo di vento tra i lunghi capelli e sulla pelle bianca come gelsomino; Jasmine come il nome della figlia tanta desiderata con Antonio.
Aprì gli occhi e contempló la volta celeste pensando ai suoi occhi dolci, belli come quel cielo azzurro. Profondi come l'orizzonte dove il sole era appena tramontato.
Durante la malattia, era severamente vietato l'utilizzo di uno smartphone e non sapeva nulla di Antonio.
Non lo vedeva da un anno ma la sua immagine era impressa nella sua mente.
Camminò lentamente guardando ammaliata la natura.
Venne attratta da un foglio incastrato in un cespuglio di cefalantera:si inginocchiò e vide un foglio di un quotidiano.
Prese quel foglio e scoppiò a piangere dall'emozione, abbracciando forte a sé.
Era un articolo su Antonio con una foto in primo piano:barba incolta, capello lungo e un accenno di sorriso.
Non vide l'ora di andare a Londra a riprendere ciò che le era dovuto e diventare ufficialmente una famiglia.
Voleva giustizia e si fidava di Astrid, la sua rossa, la sua migliore amica.
"Aisha!"
Si voltó verso il casolare ed era la signora Paola.
"Aisha amore, vieni qui! Il piano è ufficialmente iniziato!"
"Arrivo Paola!"-rispose sorridendo.
Aisha guardó l'articolo e sorrise.
"Amore mio,sarà tutto finito, finalmente! Ti amo!"
Andò verso il casolare piena di fiducia e trepidazione e, in conclusione, porre fine alla loro sofferenza.

Testa, Cuore, Gambe. La verità. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora