45. Profondo rosso

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Un uomo sulla quarantina d'anni: moro, con occhi castani e ben palestrato, in una giornata apparentemente tranquilla, decise di alzarsi alle sei del mattino per andare a fare un po' di jogging al Parco del Valentino a Torino.
Non era riuscito a dormire in quella notte perché era abbastanza preoccupato e pensieroso per la situazione che aveva sentito su tutti i telegiornali e carta stampata riguardante le sorti della propria sorella.
Il suo cellulare iniziò a squillare incessantemente, la suoneria dell'aggeggio lo fece tornare in sé, si fermò appoggiandosi su una panchina e rispose col fiatone. Era un numero sconosciuto, un numero straniero ma decise di rispondere lo stesso.
"Pronto?"
"Luca, sono Betta!" rispose la voce dall'altro capo del telefono.
"Dove sei Betta? Ancora a Chatillon?"
"No fratellino, mi trovo a Londra,stai tranquillo! Sono qui con false generalità, sto molto attenta e poi c'è Irina che mi aggiorna su tutto! Mi ha riferito che Belli è stato arrestato. Che coglione! Alla reception del "Vive la vie" ho dato il suo vero nome. Mi aveva stancato, ormai non mi serviva più, non serviva un cazzo! Non è mai stato buono a nulla!" asserì facendo una risata sarcastica.
"Betta, la tua amica ti ha riferito male. È vero che Belli è in galera ma è stato lui a costituirsi spontaneamente. In Italia sei ricercata dappertutto, le autorità ti stanno dando la caccia!"
"Impossibile! Nonostante lo abbia tradito, Alessio mi proteggerà! Mi ama!"
"No Betta! Tu non ti rendi conto! Belli ha cantato, quel dannato dottore ti ha venduta per uno sconto di pena! Sei in pericolo adesso, hai trenta milioni che hai rubato al tuo ex marito, segui il mio consiglio, scappatene a Santo Domingo, io ti raggiungerò appena potrò!" ribadì il fratello della donna preoccupato.
"Maledetto bastardo! I piani sono cambiati adesso, Luca!" asserì stringendo i pugni.
"Sorellina ascoltami, sai perfettamente quanto io voglia vedere in rovina i Conte ancor più di te, sai benissimo quanto io odi Daniele, mi ha sempre trattato da verme e non immagini quanto vorrei vendicarmi di lui, ma ormai la situazione è degenerata, sei col fiato alla gola. O scappi a Santo Domingo oppure ti costituisci. Sono morte troppe persone e alla fine non sei riuscita ad ottenere quello che volevi!"
"Questo lo dici tu, Luca! La prossima mossa sarà uccidere Fatima Sorrentini, deve sparire dalla circolazione quella bastarda e visto che ci sono già, userò l'effetto sorpresa. Nessuno se lo aspetterà!"
"Betta!!"
"Ti lascio Luca! Chiudo perché altrimenti c'è il rischio di essere rintracciata. Ti darò al più presto mie notizie!"

Per la prima volta, Elisabetta si rese conto di essere con l'acqua alla gola.
Era nascosta in un mini appartamento a Cobham e, appena vide un auto nera, sorrise in maniera macabra.

*****

Era un classico pomeriggio piovoso nella metropoli londinese al "St. Patrick's Hospital", il dottor Paul Graham aveva appena terminato il suo turno lavorativo.
La sua segretaria bussò alla porta dello studio per avvertirlo che aveva ancora un'ultima visita da ultimare con una paziente.
L'uomo fece una faccia abbastanza strana, era sicuro di non avere più pazienti da visitare e invitò l'assistente a riferire alla donna di prenotare la visita per l'indomani mattina.
"Dottore, ho anticipato alla signora tutto quello che lei mi sta già chiedendo, dice di chiamarsi Hellen Brown e insiste nel vederla. Ha riferito che sta troppo male, chiede una visita specialistica urgente!"
L'uomo fece spallucce e acconsentì.
"D'accordo, la faccia entrare. Vediamo che cos'ha questa signora Brown!"
La segretaria fece cenno alla signora di entrare.
L'uomo, seduto alla scrivania, era intento a scrivere degli appunti sulla sua agenda.
"Prego si accomodi signora Brown, un secondo e avrà tutta la mia attenzione!" asserì non tralasciando il suo sguardo sugli appunti.
"No! Sarai tu ad avere la mia attenzione, maledetto infame!" strombazzó la donna estraendo dalla sua Chanel nera una Beretta puntandola poi verso l'uomo.
"Mio Dio ma lei è..."
L'uomo si alzò di scatto cercando di chiamare la sicurezza.
"Sono Elisabetta Fancheri. Non provi nemmeno a chiedere aiuto o le sue cervella salteranno in aria in un istante! Non era compreso nella lista della mia mattanza ma il paradiso ha bisogno di lei! Dica le tue ultime preghiere, coglione!"
"Perché?! Perché?!" gridò il medico con le mani alzate, in preda allo spavento mentre cercava di farla ragionare, ma invano.
"Perché la turca doveva morire nelle mani di Belli e tu lo hai ingannato. L'hai salvata! Non dovevi immischiarti, ora muori!"
La donna sparó cinque colpi a bruciapelo verso l'uomo: due sull'addome, uno sul collo e uno sul fianco.
Il povero Graham cadde a terra in un lago di sangue e non ci fu nulla da fare, morì all'istante.
Il quinto bossolo lo sparó a vuoto, finì nell'interruttore antincendio che si attivó. L'intera equipe ospedaliera fu presa da sgomento perché l'allarme proveniva dallo studio del collega.
Betta riuscì a scappare in tempo senza farsi vedere e in men che non si dica, tutti si mobilitarono per andare a vedere cosa fosse accaduto. Furono tutti esterrefatti dalla scena pietrificante che si videro davanti agli occhi; era davvero inquietante, il cadavere martoriato di Graham a terra, un uomo che aveva fatto tanto bene all'umanità e alla scienza.

Kimberly Green era una donna di bell'aspetto; capelli biondo cenere e occhi azzurri, collega e grande amica di Fatima.
La donna fece di tutto per tenerla il più lontano possibile da quel massacro appena avvenuto, ma la Sorrentini lo scoprì immediatamente ed emanó un urlo di disperazione e tremava tutta.
Kim era preoccupata per le sue condizioni e diede un bicchiere d'acqua.
"Kim, devo chiamare Carlo!" -asserì Fatima piangendo e tremando- "Paul era un suo caro amico! Io devo... Ma dove cazzo sta il mio telefono? Cazzo! Cazzo, l'ho dimenticato in macchina!"
"Calmati tesoro! Non sei in condizioni di agirarti. Stai buona qui seduta, dammi le chiavi dell'auto, vado io a prendere il telefono"
La donna chiamò un'inserviente ordinando di vigilare su Fatima fino al suo ritorno.

Kim si inoltró nei sotterranei dei parcheggi della struttura ospedaliera, prese le chiavi, le inserì nell'Audi A4 della Sorrentini e non appena girò lo scatto della chiave, l'auto saltò in aria e la povera collega morì all'istante. Non ci fu più nulla da fare.
Una vera e propria strage.
Fatima fu come miracolata; quella bomba sotto la sua macchina era destinata a lei ma a farne le spese fu un'altra persona innocente che non c'entrava nulla.
Si sentì un boato, come un forte terremoto. Tutte le autorità furono allertate. Si doveva cercare l'assassino, l'artefice di quel orrore.

Osservò le sirene della polizia in un vicoletto e sorrise perché la sua nemica Fatima era stata eliminata.
Uscì il suo smartphone dalla tasca e digitó velocemente un numero.
"Pronto?"
"Luca sono Betta! Ho ucciso Graham e Fatima Sorrentini!"
La donna era convinta che fosse morta la sorella di Aisha.
"Cazzo Betta! Ma sei impazzita?"
"Portami via da Londra! Portami a Catania, cerca l'indirizzo di Claudio Sorrentini! Siamo all'atto finale!"

Ignara delle brutte conseguenze avvenute a Londra e soddisfatta di come stavano prendendo forma tutte le prove a carico della Fancheri grazie alle confessioni di Basile e Belli, Astrid era intenta a godersi un buon caffè espresso in santa pace nella casa a Torino di Gabriele, il suo compagno.
Squilló il suo smartphone, era Margaret.
"Ciao carissima! Ti avrei chiamata io più tardi, sapessi quanti sassolini si sta togliendo Belli e..."
La collega interruppe la rossa, aveva la voce spezzata dal pianto.
"Astrid, Paul è morto!! Lo hanno ucciso, colpito con quattro colpi di pistola! Hanno anche messo una bomba sotto la macchina di Fatima Sorrentini, grazie a Dio è stata miracolata ma per disgrazia c'è andata di mezzo Kimberly Green, una collega di Fatima e di Paul!"
Un respiro affannoso si sentì dall'altro capo del telefono.
"Astrid? Pronto? Astrid ci sei?!?"
La bella rossa svenne dallo shock, delle piccole macchie di sangue si intravidero nella parte bassa del suo ventre. Uscì Gabriele dal bagno e, non appena vide la sua compagna a terra priva di sensi, urlò dallo spavento.
"Amore rispondi! Rispondi amore mio!" tentò di rianimarla.
"Ti porto subito in ospedale!" gridó il Dj tra le lacrime.

*****

«Catania ore 15?»
«Si, Catania ore 15»

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