37. La mantide assassina.

774 11 10
                                    

Ogni volta che ritornava nella sua Grecia, significava per Astrid rinnovamento e mediazione.
Poteva godersi ogni centimetro di quelle stradine di Atene ricchi di fiori bianchi ed assaporare quel mare così profondamente azzurro.
Si sentiva libera e si era spogliata da mesi di una personalità che non le apparteneva. Cristina Macaluso l'aveva allontanata dai suoi affetti più cari, ma doveva e non poteva sottrarsi.
Era nella sua casa d'infanzia, persa nei suoi ricordi più belli che tanto avrebbe desiderato raccontare a Gabriele, ma non poteva perché lui doveva stare con Barbara fino alla fine dei suoi giorni.
Un caro amico era andato a trovarla ed era il dottor Paul Graham, il suo tutore.
Astrid e il medico lavoravano da mesi sui casi inerenti alle aggressioni di Aisha e Daniele.
Erano seduti alla scrivania e avevano un sacco di fascicoli procurate dagli inquirenti.
La donna aveva un pigiama di raso nero e i capelli alzati da uno chignon perché quella sera faceva terribilmente caldo.
Decise di confidare al medico la sua situazione con Gabriele. Era disperata.
"Questo è quanto, Paul! Adesso sai tutto quello che mi è successo nel mio breve periodo vissuto a Torino. Che mi consigli di fare?" espresse la bella rossa respirando affannosamente.
Il dottore posò sul vassoio la tazzina da caffè e prese con dolcezza le mani tremanti di Astrid.
"Hai fatto bene, tesoro! Questo allontanamento da Gabriele ti serviva. Sei davvero una grande amica!"
"Perché mi sento così in colpa, nonostante Barbara mi abbia dato la sua benedizione?" asserì la ragazza piangendo e si avvicinó alla finestra.
"Tesoro, mettici un punto se stai così male! Sarebbe solo una relazione malata!! Non fa altro che crearti confusione e lasciarti lavorare non troppo bene! Devi tornare ad essere in forma, serve la tua scaltrezza per risolvere questi casi..." rispose il dottore e si avvicinó alla donna.
Iniziò ad accarezzare il fianco destro di Astrid in maniera non troppo paterna.
"Posso aiutarti a distrarti, noi abbiamo sempre avuto una chimica pazzesca!"
La mano andò sul sedere della bella criminologa e avvicinó il suo basso ventre facendo sentire il suo membro all'apice del piacere.
Astrid, in un momento di fragilità emotiva, si lasciò andare e Paul la baciò con impeto. La prese per i fianchi e l'adagió sul letto. Anche per Paul Graham erano stati giorni difficili e la sua virilità prese il sopravvento.
Astrid era bella e giovane ma la guardava sempre con occhi diversi.
Tolsero gli indumenti dalla parte inferiore e fecero sesso.
Per Astrid era solo sfogo fisico ma si lasciò guidare da Paul.
Ebbe la conferma che con Gabriele non era semplicemente sesso ma erano innamorati.
Il dottore gemette ad ogni spinta, ricordandosi della sua gioventù spensierata e arrivato al culmine, l'uomo si accasció appagato.
"Nessun uomo potrebbe farmi sostituire Gabriele." pensò Astrid e si coprì con lenzuolo.
Rimasero in silenzio per un po' finché squilló il cellulare della rossa incessantemente.
Paul guardò Astrid preoccupato.
"Pronto?"
"Astrid! Sono Gisella Rossiglione!"
La ragazza si alzò di scatto dal letto e camminó avanti e indietro.
"Dimmi Gisella! Che succede?"
"Stamattina a Londra, vicino alle rive del Tamigi hanno trovato il corpo senza vita di Elena Moggi! Ho paura Astrid! Se arrivassero a me?"
La rossa non capì "Gisella in che senso?"
"Astrid, Irina ha scoperto tutto ed ora Elisabetta mi vuole morta!"
"Stai tranquilla,ti metterò subito nel programma protezione testimoni!Nessuno ti torcerà un capello! Fidati di me!"
"Lo spero! Aiutami Astrid!"
Riagganció completamente shockata da quella notizia.
Il medico si vestì velocemente e prese Astrid per la spalla.
"Ho capito bene? Elena Moggi è stata trovata morta? Allora il mio ragionamento ci sta alla grande!"
"Paul, dobbiamo fermare questa mattanza!"
"Hai un piano?"
Astrid non rispose e si sedette nuovamente alla scrivania.
Prese la penna e incominciò a scrivere qualcosa. Paul prese un fascicolo e incominciò a leggere.
"Astrid? Devo volare ora a Londra! Voglio fare io l'autopsia sul corpo! Voglio vederci chiaro!"
"Ok Paul! Aggiornami su tutto!"

*****


«Alla spettabile signora Giordano Astrid.»

Scrisse Francesco Basile su una lettera bianca e la chiuse prima che passasse una guardia carceraria.
Decise di collaborare con la giustizia per egoismo; voleva uscire da quella prigione e non sapere più nulla di nessuno, tantomeno della sua ex Carolina.
Alzó lo sguardo appena sentì dei passi e poi la porta si aprì.
"Basile! Non hai mangiato nulla, non hai gradito la colazione offerta dai grandi capi?" enfatizzó la guardia corrotta avvicinandosi all'uomo.
"Un sugnu cugghiune! Quantu ti desiru pi vilinarimi?" (Non sono mica coglione! Quanto ti hanno offerto per avvelenarmi?) disse Cannila con spavalderia.
"50 mila euro, Basile."
"Te ne offro 100 mila di bigliettoni! Questa lettera mandala a chi di dovere! Ho dei sassolini nelle scarpe che voglio togliermi! Ho gente molto influente che vigila alle mie spalle, sono protetto!"
Uscì dalla tasca del pantalone una foto di un tizio assieme a lui. Un volto molto noto nelle forze dell'ordine, un tizio che aveva un giro losco e tutti avevano paura di lui.
La guardia deglutì dalla paura. Francesco Cannila non era così stupido come lo descrivono Elisabetta e il dottor Belli.
"Guai a te se mi tradisci, altrimenti lo zio Turi ti farà assaggiare la sua mannaia e la tua cara mogliettina domani mattina si ritroverà la tua testa appesa dal balcone di casa vostra... Vuoi che rimanga vedova e i tuoi figli orfani?" Basile fece il gesto del coltello sotto il mento.
"Vado con chi mi offre di più! Sarò muto come un pesce! Sarai accontentato, Cannila!"
La guardia se ne andò e Basile fece un sorriso beffardo "Ancora a nasciri cu vo futtiri a mia!" (Ancora deve nascere quello che vuole fregarmi).

Dopo tre ore.

"Basile!"
Il carcere per Francesco "cannila" incominciò ad essere un luogo scomodo, soprattutto per colpa di due persone spregiudicate come Elisabetta e il dottor Belli.
Uscì dalla palestra del carcere "Casa Circondariale Lorusso e Cutugno" e scrutó con occhi vitrei la guardia, quest'ultimo abbozzó un sorriso ma sembrava più un sghigno.
Rientrò nella sua cella, si sedette sul letto e si accese una sigaretta.
"Eccomi, dov'è il mio avvocato?"
"Basile, domani arriverà! Ora stanno arrivando i ricconi!"-osservò il suo smartphone-"Dove l'hai cestinata la colazione?"
"Buttata letteralmente nel cesso!"-si avvicinò al sanitario e buttó la cenere.
Il cellulare della guardia squilló e visionó lo schermo,era il dottor Belli.
Se ne andò senza dire nulla e Cannila si avvicinò alla piccola finestra sbarrata.
Arrivò velocemente Elisabetta con un tailleur nero firmato Gucci con dei grandi occhiali da sole e alle sue calcagne c'era il dottore.
"Francesco Basile anzi, Francesco Cannila!"-chiamò la donna.
"Buongiorno signora! Il suo ex marito dev'essere proprio ricco!"-rispose mentre buttó il flitro della sigaretta vicino ai suoi tacchi sfarzosi.
"Mi stai provocando, Cannila?"
L'uomo si avvicinò a loro e prese la tazza del cappuccino. Osservò il suo interno e alzò lo sguardo.
"Quindi avete messo un mix di barbaturici? Sapete che sto studiando come ginecologo? Mi avete fottuto!"
Con un risata isterica, Elisabetta entrò in cella e diede una botta sulla spalle.
"Allora non sei così scemo! Hai perso Basile!"
"Signora Elisabetta, lei ha pure perso! Anche se rimarrà in vita,lei potrà solo fissare lo sguardo su Aisha Sorrentini con gelosia!"
Il volto della donna divenne rosso dalla rabbia e il dottore voleva picchiarlo ma la guardia lo bloccò.
"Sei un bastardo!"
"Visto che sto morendo, voglio dirti questa cosa; il tuo ex marito non ha mai amato così tanto una donna, durante le interviste gli si illuminano gli occhi, parla di Aisha Sorrentini come una salvezza, a differenza sua che cambiava discorso ogni volta che ti citava! In questa storia hanno vinto loro!"-si avvicinò all'orecchio di Elisabetta con scaltrezza-"Non metterti il pallino di ammazzarli, la gente è pazza di loro e da morti lo saranno ancora di più! Elimineresti persino gli haters di mister Conte, un miracolo!"
"Muori bastardo!"-uscì la donna dalla cella in lacrime.
"Mi raccomando, ammazzalo e non fai trovare più il suo corpo, non merita il funerale!"-gridò il dottore seguendo Elisabetta che camminava a passo svelto verso l'uscita.
Appena la coppia salì in macchina, la guardia sorrise a Cannila che era intento a fumarsi l'ennesima sigaretta.
"Due coglioni, mi hanno dato solo 10000 euro! Sta arrivando il tuo avvocato, Basile!"
Non rispose ma si sedette sul letto.
Voleva levarsi da quella brutta vicenda e andarsene via dell'Europa.

Testa, Cuore, Gambe. La verità. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora