4. Buon samaritano.

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A Torino, le forti piogge incessanti accompagnate da roboanti tuoni e lampi, erano tipiche nel mese di Gennaio, il mese più glaciale dell'anno.
Intorno alle ventuno e trenta, al Three-Apple, l'afflusso di gente andava scemando per colpa del maltempo.
Pochi clienti erano venuti a consumare i pasti.
Daniele diede ordini ai suoi dipendenti di iniziare a dare una pulita al locale; chi aveva già terminato la propria mansione, poteva tornare a casa ma tranne ai nuovi arrivati e a Carol toccava  rimanere a pulire i tavoli e spazzare tutta la sala.
"Uff, il capo mongolo ha detto che non me ne posso andare finché non finisco di pulire bene tutta la sala!" farfuglió la ragazza nervosamente mentre maneggiava il mocio vileda con in tasca il cellulare e cuffie alle orecchie.

"Mi son fatto l'amante
Una bionda attraente
P' mme nun si chiù niend
Lei mi vuole ogni istante
Una donna bollente
è la mia dolce amante..."


Si mise a canticchiare a squarciagola Gianni Celeste, ballando abbracciata al mocio, fin quando all'improvviso ebbe un sussulto e, non appena il suo sguardo si posò verso la grande porta d'ingresso scorrevole tutta in vetro, ci fu un forte lampo che le fece intravedere un uomo in impermeabile e cappello che la fissava.
"Mio dio! Jack lo squartatore è qui!" - strombazzó la ragazza- "Ma che cazzo dici, Carol?! Guardi troppi film horror!"
L'uomo iniziò a bussare incessantemente la porta e, la ragazza con il nodo in gola, fece cenno con la mano che il locale era chiuso. L'uomo insistette sempre di più a bussare.
"Ci mancava pure l'omino Michelin... " sbruffó la giovane cameriera roteando gli occhi, nel mentre si apprestava ad aprire la porta.
"Buonasera signorina!" esordì un uomo anziano sulla settantina d'anni ma comunque dotato di buona costituzione.
"Buonasera? Buonanotte semmai! Non vede che è tutto chiuso qui?" asserì la giovane cameriera con le mani sui fianchi.
"Devo cenare con mio figlio, se non le dispiace!" spiegò l'anziano cercando di entrare ma Carol lo fermò.
"Ah ma allora è sordo?! Le serve l'amplifon!!Siamo chiusi!! We are closed! Nous sommes fermés!"
"Signorina, glielo ripeto cordialmente, sono qui per cenare con mio figlio!" ripeté l'uomo aggiustandosi il colletto del cappotto.
"Senta Tenente Kojak, ascolti... Lei potrebbe essere mio nonno e non mi va di mancarLe di rispetto! Vede, questo posto non fa per Lei, è troppo costoso! Guardi più avanti, a cento metri in fondo alla strada c'è la Caritas! Vada a chiedere cibo lì! Vedrà che non la cacceranno! Quelli sono dei buoni samaritani!"
"Cosa?! Lei è incosciente, lo sa? Lei non sa chi sono io! Mi lasci entrare, mio figlio mi sta aspettando!"
"E chi è suo figlio? L'ispettore Gadget? Non vedo nessun figlio qui, vecchio bombolone!Qui non si scrocca!"
"Mi lasci entrare, dannazione! Mi lasci entrare, razza di lingua biforcuta!"
"Non ci penso nemmeno, testolina lucida!"
La ragazza si fece da scudo per non fare entrare l'anziano uomo dentro al ristorante.
Daniele uscì dal suo ufficio.
"Ma che sta succedendo? Sono tre ore che sento dei mormorii fastidiosi! Mah... CAROL? PAPÀ?"
L'imprenditore era scioccato, suo padre e una sua dipendente si spingevano a vicenda.
"Pa...pap... papà?" - ripeté la giovane- "Lei è il padre di Antonio Conte?"
Strombazzó in preda all'imbarazzo più totale, voleva nascondersi.
"Se non mi lascia spiegare!"-ammonì l'anziano.
"Non potevi dire papà di Daniele? O papà del mio capo?" farfuglió il piccolo di casa Conte nervosamente.
"Lei è il papà di Antonio Conte!" ripeté la ragazza rossa in volto, l'imprenditore mise le mani avanti e si arrese. Carol lo faceva letteralmente impazzire. Non sopportava quel modo che aveva di ignorarlo.
"Si, signorina scapestrata. Sono il papà di Antonio e Daniele Conte. Io sono Cosimo Conte! Posso entrare adesso e cenare con mio figlio o devo presentarLe lo stato di famiglia?!"
"Entri si figuri! Sono mortificata. Mi perdoni, davvero giuro, mi perdoni signor CC!".
"Signor CC?" domandò Daniele sempre più confuso.
"Eh si, Capo Daniele Conte! Cosimo Conte è troppo lungo!"
"Come se Carolina Sorrentini fosse un nome cortissimo!" disse Daniele esasperato.
Cosimo la guardò prima con occhi vitrei per poi non riuscire a trattenere la risata.
"Ma dove l'hai trovata, figliolo?"
Daniele arrossì.
"L'ha raccomandata Antonio, papà! È la sorella di Aisha, si chiama Carol!"
"Ah si? Ho una sensazione che 'sta ragazzetta ti darà filo da torcere. È tosta!"
Senza pensarci due volte, la giovane catanese andò in cucina a cucinare qualcosa e farsi perdonare. Fortunatamente Cosimo detto Cosimino da tutti, era un uomo molto ironico e, per un attimo, venne in mente Antonio con Aisha.
Lui era ironico nei suoi confronti, era una delle sue qualità che Aisha amava tanto.
Cercó di non pensarci e decise di cucinare una bella carbonara.
"Eh, povero a me!"
L'imprenditore sospirò e poi andó a sedersi per cenare con il padre.

*****


Nel lontano 1998,Antonio era capitano della Juventus ed era anche un centrocampista affermato, tutto cuore e polmoni.
Assieme a Luciano Moggi, dirigente sportivo della società torinese e il suo figlio Alessandro, procuratore sportivo, viaggiavano alla conquista di grandi traguardi.
Tra Antonio e la figlia di Moggi, Elena, c'erano ben vent'anni di differenza, ma la ragazza era sempre stata affascinata da quel bellissimo ragazzo biondo, dagli occhi azzurri con la fascetta ai capelli e pizzetto.
Antonio era il classico principe azzurro che tutte le bambine sognano a quell'età.
Si rividero dopo quattordici anni grazie ad una cena tra amici, organizzata proprio dal fratello a casa della ragazza.
Dopo la morte di Aisha il tecnico si era chiuso completamente nell'oblio della disperazione; aveva deciso di chiudere con il genere femminile perché l'amore della sua vita era solo Aisha, la ragazza dagli occhi da cerbiatta e dal bellissimo sorriso.
Quella sera però rimase tanto colpito da Elena.
Quella bambina con l'apparecchio ai denti, non ne era rimasta più traccia. Adesso si trovava davanti una bellissima donna da un sorriso perfetto.

"Oramai ho capito che non bisogna piangere sul latte versato, Aisha non desidererebbe mai tutto questo.
Lei mi asseriva sempre quanto fossi meraviglioso ogni volta che sorridevo.
Io sono sempre stato un uomo timido con scarsa autostima, nonostante i commenti esilaranti dalla maggior parte delle donne o ragazze.
Devo andare avanti e la compagnia di Elena non mi dispiace affatto!
Abbiamo vent'anni di differenza e lei mi fa sentire vivo, mi ringiovanisce!
Poi c'è la piccola Jasmine, è una bimba dolcissima e molto vivace, proprio come sua mamma.
Vittoria ha già una mamma, a differenza sua.
Elisabetta ha deciso che, appena ha saputo che era guarita dal tumore miracolosamente, di non crescere più la bambina.
Il pensiero di rimanere chiusa in casa a crescere una poppante, la fa letteralmente impazzire!
Sorreggi sempre la mia anima, Aisha!
Tranquilla amore mio, Elena è una ragazza speciale!"

*****


«Ciao tesoro mio, scrivi tutto su questa lavagnetta. Mi sei mancata come l'aria!»
«Non pensarci minimamente, in cuor suo, ti ama!»
«Andrà tutto bene, te lo prometto!»

Testa, Cuore, Gambe. La verità. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora