28. Ritorno di fiamma, più o meno (pt.1)

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- Vuoi che ti accompagni?

- No, grazie, Cormac. Vai pure - lo tranquillizzò Hermione. Con un cenno della mano lo salutò e si diresse da sola verso la sua camera, mentre l'amico si allontanava con Alisha sotto braccio.

Erano davvero una bella coppia, constatò hermione. Le facevano provare un misto di tristezza e paura quando li guardava.

Tristezza perchè avrebbe tanto voluto avere una persona da amare nella vita. La desiderava più di ogni altra cosa. Ma evidentemente l'amore non era cosa per lei, no? Sospirò affranta.

Paura invece perchè aveva il costante terrore che uno dei due, prima o poi, si sarebbe stancato dell'altro. Così avrebbero chiuso quella loro appena iniziata storia d'amore tanto bella. Hermione non era fidanzata, non era amata e non... amava... Quei due erano la sua unica certezza. Vederli crollare sarebbe stata un'ulteriore conferma che l'amore è uno schifo, e lei non poteva permetterselo. Assolutamente no.

Arrivò in camera e si buttò sul letto a pancia in su, sospirando affranta.

Girò la testa di lato sfuggendo a un raggio di sole che aveva l'intenzione di accecarla e posò distrattamente lo sguardo sul comodino. Lì appoggiato c'era un foglietto infilato per metà in una busta. Hermione sospirò e lo prese in mano.

Si rigirò il bigliettino che Ginny le aveva scritto fra le mani con fare pensieroso. Nella sua testa era in corso una battaglia: andare dalla rossa e scusarsi oppure preservare l'orgoglio e non fare assolutamente nulla.

La verità era che Ginny le mancava terribilmente. Davvero, davvero tanto.

Strinse la lettera tra le dita con forza, fino a sentire dolore ai polpastrelli, e serrò gli occhi.

L'avrebbe fatto, sarebbe andata da lei a scusarsi. Basta fare la bambina.

Si alzò buttando il foglio sul letto, senza badare al fatto che quest'ultimo ormai fosse tutto stropicciato, e aprì la porta della sua camera, uscendo in corridoio; raggiunse la porta di Ginny e alzò la mano, pronta a bussare. Le si bloccò a mezz'aria.

Dalla stanza provenivano delle voci. Una era di Ginny, ma l'altra...

- Sei sicura che stia bene? - domandò una voce profonda. Un ragazzo, quindi... La voce le suonava terribilmente familiare, ma Hermione ci mise qualche secondo a riconoscerla. Non appena lo capì si portò una mano alla bocca impedendosi di urlare.

Non era pronta, non poteva, non voleva. Si morse piano le dita cercando di tranquillizzarsi, ma finì con lo stringerle talmente forte che si formarono dei segni violacei.

Doveva affrontare anche questo, doveva smetterla di scappare dai problemi. 

Ora basta.

Con un gesto deciso abbassò la maniglia e la porta si spalancò.

La prima cosa che Hermione vide fu Ginny. La ragazza si girò di scatto e non appena la vide si irrigidì a disagio. Si guardarono a lungo, senza dire una parola. Hermione glielo leggeva negli occhi che era arrabbiata, ma con sollievo scorse anche un velo di gioia.

- Mi... mi dispiace - sussurrò Hermione sincera. - Ti prego, ti prego, perdonami. Sono stata una sciocca - continuò pregandola con gli occhi. Ginny rimase dura per qualche attimo ancora, poi la sua espressione cominciò ad addolcirsi e i suoi occhi si fecero lievemente lucidi. Si alzò in piedi e corse ad abbracciare l'amica, che la strinse con violenta e dolce forza.

- Mi sei mancata così tanto - sussurrò Ginny con la testa sulla sua spalla mentre la teneva stretta a sè.

- Anche tu - disse Hermione. Il suo cuore si era scaldato. Finalmente stava di nuovo bene.

Ma non erano sole in quel momento.

Hermione si staccò da Ginny ricordandoselo solo in quell'istante. Con estrema lentezza girò la testa fino a incrociare gli occhi della sua amica, le le donarono uno sguardo mezzo dispiaciuto.

Hermione sospirò e si voltò del tutto.

Eccolo lì. In carne e ossa. Proprio lui.

Gli occhi la fissavano quasi timorosi; la bocca arricciata in una piccola smorfia sofferente e le mani intrecciate intente a torturarsi a vicenda.

Hermione sentì un buco al petto.

- Ron - sussurrò.

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