44. Autodifenditi come una ragazza

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Hermione tornò ad Hogwarts due giorni dopo, a bordo del caro vecchio Hogwarts Express, che per ordine della McGonagall aveva fatto il viaggio solo per lei.

Il vuoto che la perdita di Arthur aveva lasciato in lei era stato in parte colmato dalla gioia di poter tornare a scuola. Anche se Ginny non sarebbe stata con lei, perché aveva avuto il permesso di rimanere a casa due settimane per lutto, Hermione avrebbe ricominciato con positività questi giorni post-ospedale.

Ma continuava a pensare ai Weasley, che dopo aver perso Fred si ritrovavano a subire una seconda terribile perdita. E soprattutto a Molly, che sembrava aggrapparsi a quel briciolo di Arthur che le era rimasto, e lottava per tenerlo ancora con sé, nonostante ormai non ci fosse più nulla da fare.

Arthur Weasley era morto.

Hermione si prese la testa fra le mani, sprofondando nei comodi sedili dell'Hogwarts Express. Ancora non voleva crederci.

Eppure sì, era la realtà, non sarebbe potuta scappare dalla verità. Arthur Weasley era morto e non sarebbe più tornato.

Hermione si alzò di scatto, cercando di scacciare dalla mente l'immagine del volto sorridente del papà Weasley. Aveva bisogno di un po' d'aria. Uscì dallo scompartimento e iniziò a vagare di vagone in vagone, senza una meta. E quando arrivò in fondo, tornò indietro. E ancora, ancora.

Quando si fu stufata, si sedette. Si appoggiò al finestrino e guardò fuori. Dopo un po' lo sguardo le cadde usl suo braccio sinistro, dove spiccavano ancora i buchi provocati dagli aghi per le iniezioni.

Erano piccoli, ma rosso vivido, e sulla pelle chiara di Hermione si notavano molto. Un brivido la percorse e chiuse di scatto gli occhi.

Nell'ultima settimana di ospedale, la più faticosa, aveva scoperto nuove cose rispetto alla malattia da cui era guarita.

Per prima cosa, era una malattia che colpiva unicamente maghi nati da genitori babbani. Questo perché, a detta del Dottor Medlock (che le aveva spiegato personalmente la sua teoria), il loro sangue era meno intriso di magia rispetto a quello di un Purosangue, e quindi meno abituato alle radiazioni che essa provocava. Ma secondo Hermione era solo una grande cagata.

Secondo, solo quattro persone nella storia, lei compresa, avevano avuto quella malattia, ed erano tutte donne giovani. La prima, una certa Mafalda Gryesen, vissuta nell'ottocento, era morta circa al secondo attacco di svenimento.

Forse perché allora la salute in generale era più cagionevole, o perché ancora non avevano trovato una cura, fatto sta che era morta.

In seguito alla sua morte c'era stato un medimago, Henry Cuthbert, che si era particolarmente interessato al caso, e dopo sette anni di studi continui aveva finalmente trovato la cura. Non l'aveva brevettata, perché i soldi diceva che non gli interessavano, e così era morto povero dieci anni più tardi.

Le altre due ragazze che avevano preceduto Hermione, Lucilla Hastfield e Mary Mouther, erano state curate in tempo. Medlock le aveva detto che, però, quando avevano ricevuto le cure il loro stadio di malattia era molto più avanzato: avevano già avuto dieci attacchi una, otto l'altra.

Infatti la malattia di Hermione era stata stroncata sul nascere, e per questo era stata fortunata, perché Lucilla e Mary, prima di essere finalmente curate, avevano cominciato a dare segni di demenza, faticavamo a respirare e non riuscivano più quasi a ingerire cibo solido.

E terza e ultima cosa, l'ingrediente principale alla base delle medicine che aveva preso era la polvere del becco di uno strano tucano hawaiano. O una cosa simile. Sì, insomma, questo era relativamente importante.

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