10. Le labbra della Granger sulle sue

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Harry rilesse per la terza volta la lettera che aveva appena scritto.

Egregio Signor Mucklebolt,

Le scrivo questa lettera per chiederle di prendere parte ai vostri allenamenti del Corso Auror del Ministero della Magia. Per me sarebbe un grande onore lavorare per proteggere le persone che amo. Come ben Sa ho sconfitto il Signore Oscuro, e questo potrebbe essere un vantaggio per la squadra: so molte cose di lui e dei Mangiamorte, e dal momento che questi ultimi non sono tutti morti, potrei tornare utile per prevenire attacchi di diverso genere la parte loro.

Sono naturalmente disposto a pagarmi gli studi e gli allenamenti a prezzo pieno.

Fiducioso che la mia richiesta venga positivamente accolta,

Le porgo i miei distinti saluti.

Harry James Potter


Il ragazzo sospirò, per poi ripiegare il foglio di pergamena e infilarlo in una busta da lettere.

Ci aveva pensato molto negli ultimi tempi, ed era giunto ad una conclusione: voleva diventare Auror.

Troppe persone avevano perso la vita durante la battaglia, ed era tutto a causa sua. Non aveva mai tollerato che le persone morissero per lui. Quindi, diventando Auror, avrebbe combattuto fino alla morte per dare la pace e la tranquillità che il Mondo Magico si meritava, dopo tanto dolore.

E poi avrebbe rivisto Ron. A questo pensiero sorrise istintivamente: Ron, il suo migliore amico. Gli mancava.

- Vai, Ed - disse alla sua nuova civetta, dandole la busta, - A Edmund Mucklebolt.

L'aveva chiamata Edvige II, in onore della sua inseparabile amica Edvige, morta, anche lei, per colpa di Voldemort. Harry strinse i pugni.

Forza, è tutto finito, si ripetè.

Rimase per un po' ad osservare le nuvole dalla finestra dalla quale Edvige II era appena volata via, poi si alzò e uscì dalla camera. Doveva parlare con Ginny: voleva dirle della sua decisione. Di sicuro ne sarebbe stata felice.

Uscì dalla Sala Comune e cominciò a vagare un po' per i corridoi, prima di rendersi conto che Hogwarts, essendo enorme, ospitava Ginny in chissà quale stanza. Tentò nei giardini del castello, e finalmente la intravide nel prato in compagnia di Luna e Neville, a chiacchierare e prendere un po' di sole.

- Ciao ragazzi! - li salutò, unendosi a loro sull'erba. - Che si dice?

- Harry! - esultò Ginny baciandolo dolcemente.

Harry percepì una strana sensazione allo stomaco. Come un fastidio. La gnorò e ricambiò il bacio.

- Ginny, posso parlarti un momento? - chiese poi, quando si furono staccati. - In privato - aggiunse, vedendo che Luna e Neville avevano già portato gli occhi su di loro, curiosi.

Ginny sorrise, - Certo, aspetta che devo riprendere il mio libro... posso, Neville? - chiese rivolta al ragazzo, che aveva in grembo un enorme volume di Erbologia.

- Oh, si, certo - disse un po' impacciato, - Tieni. Ci vediamo, Harry e Ginny!

Con un cenno del capo li salutarono e si avviarono fianco a fianco verso il castello, in silenzio.

Quando raggiunsero il portone principale Ginny non resse più, e si voltò leggermente spazientita verso il suo ragazzo, che stava ancora cercando di trovare le parole adatte.

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