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Oggi è sabato e abbiamo deciso di dedicare il pomeriggio allo shopping, prima di andare al centro commerciale, vado a casa di Jenna accompagnata da mio padre che non lavora nel fine settimana, lascio le valigie a casa sua e sono ufficialmente la sua coinquilina per le prossime due settimane.

«Stasera festa a casa di Grace.» mi dice aiutandomi a salire le valigie nella sua stanza. «Mi ha mandato cento messaggi stamattina, non sa che staremo insieme in questi giorni e sarò costretta a partecipare a tutte le vostre stupide serate.» sbuffo e rido allo stesso tempo.
In fondo le feste con le ragazze mi piacciono, ma andarci tutte le sere non lo sopporto, odio la monotonia.

Arrivate al centro commerciale dopo essere passate a prendere le nostre amiche, entriamo piene di entusiasmo e ci fiondiamo nei nostri negozi preferiti dove Jenna ha il compito di aiutarci e consigliarci.
«Tra pochi giorni è il compleanno di Ella.» ricordo io. «Vero! Dobbiamo comprare qualcosa!» esclama Grace.

Dopo aver svaligiato un intero centro commerciale e dopo aver comprato i vestiti per il compleanno di Ella, che si terrà in una sala ricevimenti elegantissima, usciamo e ci fermiamo al bar a bere i nostri amati frullati.

«Cosa vi porto?» chiede una voce maschile familiare, tolgo lo sguardo dal menù e non appena i nostri sguardi si incrociano rimaniamo a fissarci per un po', fino a quando Ella non rovina l'atmosfera con il suo ordine. «Che ci fai qui?» chiedo prima di ordinare il mio frullato al cocco con scaglie di cioccolato. «Lavoro.» risponde ovvio Joshua. «Il college non si paga da solo.» mi prende in giro. «A che anno sei?» chiedo curiosa. «Abbiamo finito di dialogare? Vorrei il mio frullato di frutta.» interviene Ella ridendo. «Ve li porto subito, comunque al secondo.» ammicca.
Si vedeva fosse più grande di noi, ma non pensavo così tanto.
Inutile dire che la conversazione con Joshua ha scaturito un infinito interrogatorio da parte delle ragazze, soprattutto da parte di Jenna che è arrabbiata per non averle detto nulla.

Divoriamo i nostri frullati buonissimi, paghiamo il conto e andiamo verso l'auto per tornare a casa.

«Vediamo cos'hai comprato.» dice mia madre entrando in stanza sorridente.
Le mostro il vestito per il compleanno di Ella, è un vestito lungo rosso aderente come piacciono a noi. Mamma prende una sua collana dal suo porta gioielli marrone, me lo mostra e me lo regala poiché lo ritiene perfetto per arricchire la scollatura dell'abito. È una collana oro con un ciondolo a forma di stella, era un regalo della nonna Isabel e ora è mio.
Mia madre si chiama Star ed è evidentemente per questo che mia nonna le ha regalato questa collana meravigliosa.
La abbraccio fortissimo per ringraziarla e stringo forte a me la collana.

Io e mamma finiamo di cucinare il pranzo di oggi, spaghetti al sugo consigliati dalla zia italiana, seguiamo ogni suo passaggio e prezioso consiglio. Qui in America non siamo capaci.
La divoriamo in un baleno e durante il pranzo vedo mamma parecchio preoccupata e assente, nonostante papà cerchi di introdurla in qualche argomento, lei è come se non esistesse. «Lascia quel telefono Star!» la rimprovera mio padre. «È per lavoro.» sussurra con due dita sulla tempia e con lo sguardo frustrato. «Stiamo pranzando in famiglia, il lavoro può aspettare.» continua con tono severo. Papà ci tiene ai momenti di famiglia e non transige.

Finito di pranzare mamma rimane in silenzio sul divano con il suo telefono tra le mani, mentre papà torna al lavoro perché deve fare una riunione importante e deve preparare tutto al meglio, ci saluta affettuosamente ed io rimango accanto a mia madre cercando di capire cosa le stia succedendo.

«E' successo qualcosa al lavoro?» chiedo preoccupata. «Un caso molto difficile amore, non preoccuparti, vai a riposarti.» mi risponde senza mai togliere lo sguardo dal telefono. «Stai aspettando una chiamata importante?» cerco di indagare. «Si...No, cioè...Non proprio.» risponde confusa e balbettando. «Mamma ci sono problemi?» insisto cercando di attirare il suo sguardo verso il mio. «Evie è tutto ok!» alza la voce e va in bagno. Origlio dalla porta chiusa e la sento piangere disperatamente, poi il telefono squilla e sento un brutto tonfo, busso di continuo ma questo la fa solo innervosire di più. «Lasciami sola, per favore.» dice uscendo con gli occhi rossi e il telefono rotto tra le mani.

-Mamma mi sta facendo preoccupare, ho paura sia successo qualcosa. -scrivo a Jenna per sfogarmi.
-Vengo da te?
-Meglio se vengo io.

Mi lavo, metto un costume perché potremmo passare il pomeriggio nella sua piscina, pantaloncini, canotta e mi dirigo verso casa della mia migliore amica con il mio skate. 

INCASTRO (IM)PERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora