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È mattina e sono nella sala colazione dell'hotel al primo piano. Per ora sono sola con mio padre e stiamo parlando della festa e di New York in generale, lui odia questa città perché è troppo caotica e lui preferisce città più tranquille con gente meno ansiosa. E su questo siamo d'accordo. A interrompere la nostra chiacchierata è il Signor Wilson che si scusa per l'assenza di questa mattina ma vuole trascorrere le ultime ore con la sua compagna ricca e giovane.

Salgo al quarantaseiesimo piano, saluto papà con un bacio sulla guancia e sto per entrare nella stanza quando esce Ethan senza preavviso con una maglia aderente bianca e dei bermuda neri abbinati alle Air Force One. «Scusa, non sapevo fossi dietro la porta.» dice desolato. «A dopo.» rispondo fredda. «Buongiorno eh!» urla andando verso l'ascensore. Non rispondo ed appeno entro nella mia stanza apro tutte le tende e tutte le finestre per arieggiare.
Il balcone è altissimo e fa paura, ma c'è una vista mozzafiato.

Rimango per un po' a godermi il panorama e il sole mattutino con un top bordeaux allacciato sulla pancia e i pantaloncini di jeans a vita alta. C'è un vento caldo ma piacevole che soffia sui miei capelli rossi ondulati. «Quindi domani vai a Los Angeles.» pronuncia Ethan facendo ingresso sul balcone. «Non vedo l'ora.» sorrido rimanendo a guardare la città. «Sai, riguardo ieri...» incomincia ma io lo interrompo come mio solito. «Non è successo niente. Lo so.» continuo al posto suo. «Non-» lo interrompo ancora. «Non conta nulla. So anche questo.» sono parole scontate che dicono tutti i tipi come lui. «Fai sempre così?» chiede infastidito. «Così come?» chiedo confusa. «Parli al posto degli altri, perché pensi di sapere sempre tutto, ma in realtà hai solo paura di stare male e quindi prevedi il peggio e lo dici tutto d'un fiato.» dice quasi poetico. «Scusa... Non era quello che volevi dirmi?» la mia domanda non riceve nessuna risposta, solo un sorrisetto irritante.

«Ragazzi, vi aspettiamo giù, lasciamo i bagagli nella sala bagagli e poi a mezzogiorno li riprendiamo per andare in aeroporto.» dice la mamma di Ethan bussando forte alla porta. Ethan getta la sua sigaretta nel posacenere e usciamo dalla stanza insieme, la mia valigia la porta sempre lui ed è gentile da parte sua questo gesto.

Entriamo in ascensore e nonostante abbia condiviso un'intera stanza con lui, questa situazione mi mette abbastanza ansia. Il cuore accelera e cerco di non sfiorare nemmeno per un secondo il suo sguardo.

Siamo in giro per le strade di Times Square ed è meraviglioso qui. Anche se c'è troppa gente che ti toglie l'ossigeno e soprattutto, c'è troppa gente che cammina svelta, ma hanno tutti qualcosa da fare in questa città?

Il tempo vola e siamo costretti a tornare in hotel per prendere i nostri bagagli e aspettare un taxi che ci accompagni in aeroporto dove il papà di Ethan ci aspetta già da venti minuti.

«Taxi!» urlo. «Hai imparato.» ridacchia papà. «Non è così difficile.» ridacchio a mia volta entrando nel taxi che ho attirato verso di me e solo dopo essere entrata mi accorgo che è la signora con il rossetto blu che ho incontrato il primo giorno. «Vediamo se ricordo...I fidanzatini che non sono fidanzati.» dice guardandomi attraverso lo specchietto retrovisore. «Anche detti "amici"» la correggo con tono divertito e più sereno rispetto alla prima volta. «Siamo arrivati, buon rientro.» ci sorride dolce e ci fa scendere dal suo taxi dopo averle dato i soldi e averle lasciato anche una mancia piuttosto salata a parer mio, ma a papà stava simpatica.

«Stephan, grazie di tutto.» sussurra la Signora Wilson appena approdiamo nella nostra amata Detroit. «Grazie a te Rose.» le sorride mio padre. «Che succede tra quei due?» ci chiede il papà di Ethan infastidito ma altrettanto curioso. «Non lo so.» rispondiamo all'unisono.

È impossibile che mio padre si sia infatuato di un'altra donna in così poco tempo, è vero che è maschio e i maschi dimenticano in cinque minuti, ma Star, la mia mamma era la sua donna, l'unica sua donna e deve rimanere così per sempre.

«Ciao cara, è stato bello passare un po' di tempo con voi, sei una ragazza preziosa.» si avvicina Rose. È stato un piacere anche per me Signora Wilson.» l'abbraccio affettuosa. «Chiamami Rose. » m'invita. «Bel weekend Stephan.» dice il Signor Wilson stringendo la mano possente di mio padre. Poi si avvicina a me ma prima di iniziare a parlare s'intromette Ethan che mi saluta prendendomi in giro, sono abituata ormai. Il papà di Ethan riesce ad avvicinarsi mentre il figlio prepara l'ennesima sigaretta e sta per toccarmi le braccia per salutarmi affettuosamente, quando il figlio si gira di scatto e inizia ad urlargli contro: «Non toccarla!» sclera. «Non devi nemmeno sfiorarla, hai capito?» continua ad alzare il tono rendendoci confusi tutti, tutti tranne sua mamma che lo allontana dall'ex marito e lo abbraccia con gli occhi lucidi. «Allora, ciao Evie, condoglianze ancora.» afferma il Signor Wilson lontano almeno cinque metri. «Grazie Signor Wilson.» sorrido.

Appena entro nella mia casa dolce casa, salgo al piano di sopra e mi fiondo nel mio amato letto. Tolgo un attimo la collana regalata da mia madre e l'appoggio sul comodino bianco accanto al letto.

La prima cosa che faccio è chiamare le mie amiche, che vorranno sapere tutto.
Oggi non usciamo, dobbiamo preparare tutte le cose per domani e dobbiamo riposare per svegliarci alle otto ed essere in aeroporto puntuali e senza occhiaie.

«Amica mia!» risponde Page alla videochiamata. «Ciao bellezze!» esclama Grace appena si unisce a noi. «Tesoro, allora?» entra Ella. «Eccola la rossa di Detroit!» ed ecco la mia migliore amica che si fa riconoscere sempre. «Ho dovuto condividere la stanza con quello stronzo.» inizio a raccontare.

Dopo aver raccontato tutto ciò che è successo, compreso il bacio a stampo, le ragazze sognano già matrimonio e figli, mentre io le rimprovero perché non sono interessata a nessun fidanzamento e a nessun ragazzo in generale.

«Sushi?» chiede papà entrando nella mia stanza. «Sì.» rispondo. «Papà...» lo fermo sulla soglia della porta. «Hai mai avuto paura dei sentimenti?» chiedo facendolo sedere accanto a me sul letto. «Alla tua età è normale avere paura di alcuni sentimenti.» dice mettendo la mia mano in mezzo alle sue. «I sentimenti sono più grandi di noi.» continua. È normale avere paura.» continua ancora. «Bisogna saperli gestire e bisogna imparare a non farsi mangiare dai sentimenti.» conclude il suo discorso inaspettatamente filosofico, «Come?» gli domando. «Ognuno ha il proprio modo di gestire le emozioni e i sentimenti, con il tempo, sbagliando, troverai il tuo modo.» spiega con un sorriso contagioso. «Quindi bisogna soffrire per forza?» chiedo ancora. «A volte capita, ma non è una regola.» accarezza la mia guancia e mi lascia pensare mentre va a prendere il sushi dal ristorante giapponese vicino casa.

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Ciao lettori e lettrici ❤️ ✨
Come state? Io bene e con tanta voglia di scrivere questo romanzo.

Oggi sono qui per presentarvi un altro personaggio femminile.

Ecco a voi: Page Smith.

Vi piace?

All'appello manca solo Evie Scott che verrà svelata al prossimo capitolo.
Stay tuned ✨

INCASTRO (IM)PERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora