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«In che senso ti ha detto che ha paura di innamorarsi?» chiede Jenna quasi urlando. «Si riferiva a te?» continua e sta per urlare ufficialmente. «Non urlare, sono in ufficio.» la prego per telefono.

Chiacchieriamo per un po', fino a quando arriva Steve e sono costretta a chiudere per non fargli pensare che siccome sono la figlia di direttore posso fare quello che voglio.

«Come sta la ruba cuori di Detroit?» mi chiede facendo il suo ingresso trionfante colorando l'ufficio con il suo outfit super colorato e super vistoso. «Non male, invece tu?» chiedo interessata. «Ieri sono uscito con un tipo, niente di che...» ridacchia.

Passano le quattro ore di lavoro ed io riesco a finire di leggere tutti i libri che dovevo leggere, domani li recensisco e scelgo quello che potrebbe vincere sul mercato americano. Anche se penso di avere già scelto.

Arrivata a casa accompagnata da papà, trovo Jenna che mi aspetta seduta sul muretto e non appena mi vede dà il via all'interrogatorio, credo di aver sbagliato nel raccontarle tutto. «Ragazze, io devo lasciarvi, oggi ceno in un ristorante con Rose.» dice papà lasciandomi un bacio sulla fronte. «Fate le brave.» sorride andando via.

Rose lo fa stare bene ma non lo perdonerò mai per aver tradito la mamma, non ne abbiamo mai parlato e preferisco non farlo, non so come potrebbe finire.

«Vi siete baciati almeno?» chiede curiosissima. «Quella volta a New York è bastato.» rispondo ridacchiando. «Ormai non ci credo più alla Evie stronza e acida nei confronti del figo della Central High School.» dice dandomi una delicata spinta. «Ok, va bene, mi piace.» ammetto. «Ma...?» domanda prendendo un pacco di patatine dalla dispensa. «Ma lui non vuole relazioni ed io non sono tipa da scappatella.» affermo sbuffando. «Non ne avete mai parlato, ti ha detto di avere paura di innamorarti, tu cosa gli hai detto? Fai sempre la filosofa del cazzo e questa volta ti sei stata zitta?» domanda senza mai prendere fiato. «Ero imbarazzata Jenna.» arrossisco. «Poi...fuma le canne, beve tantissimo, siamo l'opposto.» aggiungo dispiaciuta. «Sai perché lo fa, potresti aiutarlo.» sorride. «Le persone non cambiano per merito di altre.» concludo il discorso per poi iniziare a parlare dell'ultimo anno di scuola e del ballo di fine anno in cui dobbiamo essere fighissime.

Ordiniamo due pizze margherita e dopo mezz'ora arrivano portate da Joshua. «Non lavoravi al bar?» chiedo appena lo vedo. «Non mi bastano quei soldi.» risponde freddo.
Pago le due pizze e va via senza nemmeno salutare.

Il Sabato...

Entro nell'ascensore, pigio il tasto 3 e raggiungo il mio adorato ufficio per poi successivamente consegnare le recensioni e i documenti del libro che ho scelto. Si chiama "Tua." è un romanzo rosa di Jessica Spencer, è una ragazza di Detroit di ventisei anni molto talentuosa, è il suo secondo romanzo e penso sia il migliore tra tutti quelli analizzati.

«Quale hai scelto?» chiedo a Steve curiosa di sapere se avesse scelto quello di Joshua. « "Un miracolo per Natale." è un romanzo drammatico.» risponde sorridente e fiero con i suoi documenti preparati tra le mani. «Di chi è?» chiedo cercando di sbirciare. «Si chiama Juliette Simon.» rotea gli occhi. «Quel Joshua scrive bene, ma ha ancora tanta strada davanti a sé.» mi rassicura ridacchiando sotto i baffi, mi ha capito al volo.

Andiamo insieme all'ultimo piano per dirigerci nell'ufficio di mio padre, dove abbiamo appuntamento con dieci minuti di differenza e mentre aspettiamo nella sala d'attesa le segretarie non fanno altro che fissarmi e sorridermi, un po' mi inquietano.

«Evie, vieni.» esce mio padre dall'ufficio. «Ok.» dico ansiata. «Sono tuo padre ed hai tutta quest'ansia?» mi prende in giro papà. «É una bella responsabilità.» mi difendo.

Gli porgo tutti i documenti scritti in maniera ordinata e precisa insieme ai libri e lui me ne consegna altri cinque da analizzare per sabato prossimo. Però questa volta non devo scegliere un libro da pubblicare, bensì un libro da esporre per un concorso. È una responsabilità ancora più grande ed io ho ancora più ansia.

Subito dopo di me entra Steve ed io decido di aspettarlo fuori per poi andare a casa insieme.

Usciamo dall'edificio insieme e ci dividiamo all'incrocio poiché abbiamo l'auto parcheggiato in due lati completamente opposti. Lo saluto con un abbraccio affettuoso e da lontano vedo Ethan con Marvin che passeggiano tranquilli.
Cerco di farmi vedere ma sono troppo presi dalle loro conversazioni per notarmi.

-Da te alle nove di stasera? -mi scrive Jenna in privato.
-Ci sto. -rispondo prima di avviare la macchina.

Non so cosa indossare stasera e non ho ancora un partner, Jenna entra con Page e penso l'abbia fatto a posta per farmi accettare la proposta di Mr. Muscolo. Nel caso prego Grace di farmi entrare da sola in quanto sua migliore amica.

Pranzo da sola a casa, poiché papà è stata invitata da Rose e io non sono voluta andare con lui e poi prendo l'auto e mi dirigo verso il centro commerciale per comprare qualche vestito carino per stasera o qualche completo abbastanza elegante e sexy allo stesso tempo.

Entro nel mio negozio preferito e trovo una tuta elegante nera con la parte di sopra laminata argento, la misuro e mi sta benissimo, con i tacchi starà ancora meglio.

«Ti sta benissimo signorina.» mi dice la commessa in modo gentile mentre mi specchio fuori dal mio camerino. «Grazie, sei gentile.» sorrido.

Mi dirigo verso la cassiera convinta e pago la mia tuta elegante, la commessa mi consiglia una collana splendida con le iniziale del nome da abbinare, accetto il consiglio e scelgo quella con la S.

Cala il sole e mio padre finalmente rientra a casa ricordandosi di avere una figlia.

«Ti sei ricordato!» lo punzecchio. «Scusami tesoro, sai com'è Rose...» dice dandomi un bacio sulla fronte. «A me non piace, non approvo tutto questo e se ti dimentichi della mia esistenza non mi convincerai mai.» mi arrabbio. «Io devo andare avanti, non posso rimanere incollato al passato.» dice sedendosi accanto a me. «Passato? Quale? Quello in cui tradivi la mamma con la moglie di Wilson?» sbraito. «Chi te l'ha detto?» chiede sconvolto. «Non importa.» abbasso lo sguardo. «Io amavo tua madre.» afferma. «Se questo è amore, faccio bene a non crederci.» lo zittisco. 



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Ciao lettori e lettrici! Come va?

Scusate se sto aggiornando lentamente in questo periodo, sto incasinata con l'università e ho tanti esami da preparare in pochissimo tempo. Appena ho un po' di ore libere e un po' d'ispirazione la prima cosa che faccio è aprire il romanzo e buttare giù qualche idea, però se non sono costante come prima, capitemi. 

Vi voglio bene. 

Ricordatevi di dirmi cosa ve ne pare. 

INCASTRO (IM)PERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora