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È la festa di San Lorenzo.
Grace in occasione ha organizzato una festa a casa sua invitando chiunque.

-Ehi, sono John. -mi scrive un numero.
-Ciao! Dimmi. Success qualcosa?
-No, oggi sono a Detroit ma Jenna non lo sa, verrò alla festa.
- Oh, che bello! Non le dirò nulla. -concludo la conversazione con un dolce smile sorridente.

John è un ragazzo dolcissimo, Jenna merita tutto quest'amore e anche di più.

Indosso un vestito bianco aderente con la scollatura a cuore, sandali bianchi, un po' di trucco sugli occhi e sono pronta per andare a prendere Jenna, Ella e Page.
Essere l'astemia del gruppo non è poi così positivo quando devi fare da taxi ad ogni festa.

Arrivate alla festa, ci sono davvero tutti, tutti per vedere le stelle cadenti che non cadono mai quando le aspetti.
Infatti, le cose belle accadono quando meno te lo aspetti, quindi non ha senso aspettare con gli occhi fissi sul cielo, perché tanto accadrà quando starai al bagno o quando starai versando la coca cola nel bicchiere di plastica o forse quando starai litigando con qualcuno che ti dà fastidio.
Nel mio caso sappiamo tutti chi è.

La musica si alza ed io e le mie amiche ci fiondiamo sulla pista da ballo.
Ella ha già bevuto i suoi due bicchieri di birra, mentre Jenna e Page hanno appena iniziato e non finiranno per ora.
«Hai visto chi c'è?» chiede Page a Jenna indicando la figura ferma dietro di lei. «John! Che ci fai qui?» urla felice buttandosi su di lui come un Koala smarrito. «Così si accolgono le persone.» mi sussurra all'orecchio Ethan facendomi inalare il suo disgustoso alito che puzza di canna. Tossisco più volte e il moro si offende.
«Scusa. Ma l'odore di canna fa schifo.» rimedio. «Sei così stronza Scott...» dice andando via.

Mi volto per seguirlo con lo sguardo e si siede sul prato appoggiato ad un albero mentre gira l'ennesima canna della serata e nel frattempo sorseggia un bicchiere di cocktail.
Mi siedo accanto a lui, gli sorrido e questo lo irrita tantissimo.
«Che vuoi?» chiede nervoso. «Ok, non ci sopportiamo, è vero, però volevo chiederti scusa per prima, non l'ho fatto a posta a tossire, non sopporto l'odore del fumo.» dico dolce. «E allora vai via. Sto fumando.» afferma con tono severo. «Da qui non si sente.» dichiaro allontanandomi di qualche metro. «Scott non voglio scoparti, è chiaro si?» chiede sempre severo. «Su questo siamo d'accordo.» sorrido. «Perché ti isoli? Marvin è il tuo migliore amico, giusto?» chiedo gentile. «Sì, ma lui pensa ad andare dietro alle ragazze, io ho altre priorità.» risponde serio. «Fumare?» chiedo curiosa. «Quello lo fa anche lui, girati.» mi fa notare Marvin che balla dietro il culo di una ragazza e durante il suo corteggiamento di tanto in tanto fuma la sua canna con gusto. «Perché fumi?» chiedo seria. «Tu perché leggi?» mi chiede facendo un lungo tiro alla canna, l'ultimo. «Sono due cose diverse.» dico difendendo la mia passione. «No.» sussurra ridendo. Lo guardo stranita, mi tira un pizzico sulla guancia e va via con le gambe barcollanti lasciandomi spiazzata.

Alzo gli occhi al cielo per puro caso e in questo esatto momento vedo una stella cadente bellissima. Chiudo gli occhi, esprimo il mio desiderio e sorrido.

Torno dalle ragazze e i miei occhi oltre che notare Jenna e John che limonano come se non ci fosse un domani, noto un'altra coppia inaspettata al centro della pista: Marvin ed Ella.
Ella ride e lo bacia di continuo e sono sicura sia ubriaca.
È ubriaca.» sussurro verso Page. «Sì, ha bevuto altri tre bicchieri di birra e uno di cocktail.» dice ridendo.
Marvin avvicina la sua lurida mano sulla parte intima della mia amica e lei senza capire nulla gliela prende e se lo porta dentro, prima che faccia un errore enorme, la blocco e cerco di farla ragionare con l'aiuto di Grace che conosce meglio di me queste situazioni.
«Domani te ne pentirai.» dice Grace con gli occhi lucidi. «Ella andiamo fuori.» la tiro. È grande abbastanza per decidere da sola cosa fare della sua verginità.» dice Marvin fatto. «Zitto coglione.» interviene Jenna nervosa. Tira Marvin verso l'esterno, lo lancia sul suo amichetto e noi cerchiamo di proteggere la nostra migliore amica dalle mani di quello stronzo.

Sono le tre di notte, Ella si è addormentata sul divano di Grace, la lasciamo dormire lì con il consenso di Grace e noi andiamo in auto per tornare a casa, ma prima di fare ritorno noto Ethan che vomita da solo in un angolo del marciapiede subito fuori casa di Grace.
Corro verso di lui che ha ormai finito di vomitare e cerco di capire come sta. «Sto bene Scott. Vai dalle tue amiche.» mi dice accarezzandomi il viso. «Vuoi un passaggio a casa?» chiedo gentile. «Perché mi vuoi così male?» mi chiede guardandomi dritto negli occhi. «Voglio solo accompagnarti a casa...» mi difendo confusa. «Ok.» dice salendo sulla mia auto. «Non vomitare, l'ho appena lavata.» ridacchio. «Stronza.» ride. «Accompagna prima lui.» propone Jenna stranamente sobria. «Come volete.» sorrido.

Per accompagnare Ethan devo passare necessariamente davanti casa mia, perché si trova nella zona opposta alla mia.

Il fumo nero invade la mia visuale, le macchine dei carabinieri e dei vigili del fuoco bloccano il passaggio, fermo l'auto senza capire nulla, vedo fumo e fiamme ovunque. Persone che guardano la scena come al cinema e vigili del fuoco che corrono all'interno, all'interno della mia villa. È la mia villa che prende fuoco e me ne accorgo solo dopo essere scesa dall'auto. Corro verso l'ingresso e vengo bloccata dalle braccia di un carabiniere alto e muscoloso. «Stia qua signorina.» mi rimprovera. «È casa mia! Quella è casa mia!» urlo cercando di liberarmi. Ethan mi blocca dalle spalle avvolgendomi da dietro con l'aiuto di Jenna e Page che piangono. «È la figlia di Star Scott.» afferma la mia vicina di casa. Il carabiniere mi guarda triste e mi costringe a rimanere accanto a lui. «Dove sono i miei genitori?» sbraito verso lo stesso carabiniere.
Corro verso le due ambulanze con Jenna che mi rincorre. «Evie aspetta!» urla piangendo. «Evie...» sussurra mio padre appena mi vede. È seduto vicino all'ambulanza accanto a delle infermiere che stanno medicando le sue ferite su tutto il corpo.
Scoppio a piangere e continuo a correre alla ricerca di mia madre, sbatto i pugni sull'altra ambulanza e nessuno apre queste maledette porte.
«Evie, calmati, uscirà sorridente come sempre da quel cancello.» mi rassicura Jenna con le lacrime agli occhi.
Page rimane blocca a guardare la scena, Ethan corre verso di me e mi abbraccia fortissimo appena si accorge della barella coperta da un lenzuolo nero che esce dal giardino, due ricci rossi escono dal lenzuolo, mi agito sempre di più e le braccia possenti di Ethan cercando di tranquillizzarmi senza nessun riscontro positivo.

In quel momento è finita la mia vita insieme a quella di mia madre.

Butto all'aria le sbarre che non mi permettevano di andare oltre, blocco i vigili del fuoco e i medici che stanno per mettere la barella nell'ambulanza e mi piego sul corpo bruciato di mia madre coperto da un sottile lenzuolo.
«Non dovevi lasciarmi! Non ora. Non così!» mi dispero. «Mamma per favore, dimmi che è tutto un sogno.» mi dispero ancora. «Ho dedicato a te la stella cadente, perché non si è avverato, mi hai detto di credere nei sogni. Perché mi hai mentito?» urlo in cerca di risposte. «Non puoi lasciarmi.» sussurro piangendo.
L'infermiera dai lunghi capelli neri, mi sposta, mi abbraccia e mi porta lontano dall'ambulanza che sta portando via quell'angelo.

Oggi una Stella si è spenta davvero. Per sempre.


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Ciao lettori e lettrici? 
Come state?
Quanti hanno pianto a dirotto come me? Spero vi sia arrivata tutta l'emozione che volevo regalarvi. 

Fatemi sapere nei commenti.


INCASTRO (IM)PERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora