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Durante il mio sonno profondo, d'improvviso sento un colpo fortissimo e allo stesso tempo morbido dritto sulla mia faccia dormiente. Apro gli occhi, mi stiracchio facendo ridere la colpevole del mio risveglio, Jenna, e concludo il risveglio con un dolce dito medio dedicato interamente a lei.
«Sei denunciabile, lo sai?» le faccio notare con ancora la forma del cuscino sul mio volto. «Muoviti, sono le nove e mezza, andiamo al bar tutte insieme, sei l'unica che dorme ancora.» dice tirandomi il braccio destro facendomi cadere dal letto e questo le provoca una rumorosa risata che a me fa roteare gli occhi.

Mi aggiusto i capelli, indosso lo stesso vestito di ieri perché il pigiama party non era previsto e corro di sotto dove ci sono le altre pronte e profumate per andare a fare colazione al bar dell'angolo. È un piccolo bar, molto semplice, quando ci vedranno conciate a festa scoppieranno tutti a ridere, che vergogna.
«Non potevi prepararci i pancake e facevamo colazione a casa tranquille?» chiedo annoiata a Page che mi fulmina con lo sguardo e mi tira verso il bar in cui come previsto ci guardano tutti male, compreso i vecchietti che bevono la birra alle dieci di mattina.

Accompagno Jenna ed Ella alle loro rispettive case e finalmente posso buttarmi sul mio amato divano e continuare a non fare niente per tutta la mattinata.
Stasera ho già dato buca alle ragazze, non andrò a ballare di nuovo, ho bisogno di una pausa e di immergermi nei miei amati libri che ho ignorato per giorni.
A mezzogiorno rientrano i miei genitori dal lavoro e li sento discutere prima ancora che mettano piede in casa.
«Ciao tesoro.» mi saluta mio padre mentre mi dà un dolce bacio sulla fronte. «Ciao amore.» mi saluta mia madre allo stesso modo.
Si lavano, si cambiano per poi riprendere la discussione iniziata in giardino.
È incredibile come abbiano la forza di litigare dopo otto ore di intenso lavoro.
Ci sediamo a tavola e si cela un silenzio quasi fastidioso, i miei genitori sono davvero arrabbiati e fortunatamente io non c'entro niente.
«Che succede?» chiedo impaurita, perché o ignorano la mia domanda cambiando discorso o mi aggrediscono come se avessi chiesto dieci mila dollari in contanti.
«Niente tesoro.» risponde subito mio padre guardando mia madre in modo strano. «Non è vero.» lo ammonisce mia madre con sguardo altrettanto strano. «Tuo padre vuole proporti una cosa per il quale io non sono d'accordo.» continua bevendo un bicchiere d'acqua tutto d'un fiato. «Dimmi papà.» lo convinco a sputare il rospo in modo sereno e tranquillo. «Volevo proporti uno stage estivo nella mia azienda.» dice con tono speranzoso. «So che è una follia, non capisce che hai diciotto anni e vuoi goderti l'estate con le tue amiche e non in un ufficio arredato malissimo con trenta gradi.» s'intromette immediatamente mia madre senza nemmeno farmi rispondere. «Grazie per l'opportunità papà.» inizio a rispondere. «Ma non sei interessata.» continua lui dispiaciuto.
Che odio quando non mi fanno continuare a parlare!
«Amore tuo padre non si offenderà, è normale alla tua età. Hai altre priorità. C'è tempo per lavorare e guadagnarsi da vivere.» continua ad intromettersi bloccando le mie poche parole che sono riuscita a pronunciare.
«Voglio farlo.» rispondo senza giri di parole, perché non sarei mai riuscita a terminare un discorso in modo uniforme senza interruzioni.
La mia risposta inaspettata illumina il viso di mio padre e crea un dolce sorriso sul volto di mia madre che successivamente mi stringe la mano e mi chiede se ne sono sicura.
«Sarà una bell'esperienza.» affermo felice. «Sarà un modo per dedicarmi ancora di più ai libri e alla lettura.» continuo sorridente. «Amore e non ti dispiace rinunciare al mare con le amiche, lo shopping con Jenna...?» chiede preoccupata per la mia ultima estate senza esami e diploma. «Avrò solo la mattina occupata, giusto?» chiedo a mio padre che è ancora incredulo. «Sì, certo.» risponde. «Ho tutti i pomeriggi disponibili per le mie amiche e i miei svaghi.» sostengo difendendo la mia scelta. «Sono fiero di te, figlia mia.» mi dice mio padre con gli occhi lucidi.
«Però» mio padre sbarra gli occhi, so già che nella sua testa starà pensando: "non poteva andare tutto liscio". «Ho prenotato la vacanza a Los Angeles.» gli ricordo. «Mancano due settimane.» continuo. Il suo viso è abbastanza tranquillo, non mi farebbe mai rinunciare al viaggio, quindi sta cercando un modo per venirmi in contro.
«Non c'è problema, inizi al tuo ritorno.» sono davvero fortunata ad avere dei genitori così comprensivi nei miei confronti. «Se ti piacerà potrai proseguire anche dopo il diploma.» mi avvisa mio padre, questa sua affermazione però fa irrigidire sia me che mia madre. «Potrei farlo contemporaneamente al college, così ho qualche risparmio e non devo chiedervi sempre soldi.» mia madre è riuscita a rilassare i muscoli e mio padre è d'accordo con la mia idea. «Hai deciso a quale college vuoi mandare la domanda?» mi chiede mia madre curiosa. «Detroit Mercy Law.» ora è mia madre ad avere gli occhi pieni di orgoglio, mi abbraccia emozionata e trasformiamo un abbraccio tra mamma e figlia in un abbraccio famigliare facendo aggiungere anche papà. Sono fiera di loro quanto loro lo siano di me.

Sono le tre del pomeriggio, esco di casa con il mio skate che ho avuto in regalo da mia zia Rossella che vive a Roma, non la vedo dal mio ultimo compleanno, è la zia a cui voglio più bene e mi manca davvero tantissimo, spero di poter andare in Italia un giorno, non ci sono mai stata e mi ha sempre affascinato, la loro arte, la loro cultura, le loro tradizioni, amo tutto di quel Paese.
Arrivo nella mia amata biblioteca centrale, poso lo skate all'ingresso, saluto la bibliotecaria con un sorriso sincero e cerco un nuovo libro da leggere.
«Hai bisogno di una mano?» mi chiede Charlotte, l'assistente della bibliotecaria. «Li leggerei tutti.» le rispondo con gli occhi a cuoricino rivolti verso lo scaffale del mio autore preferito. «Non te ne mancano molti.» mi fa notare lei ridacchiando. «Li leggerei altre dieci volte.» sostengo innamorata. «Sei romantica per adorare così tanto i suoi romanzi.» esprime dolcemente. «Nella vita reale non sono come le protagoniste dei miei libri preferiti e forse è proprio per questo che mi piacciono, riescono a farmi evadere dalla realtà, esploro mondi e sensazioni diverse da quelle che provo quotidianamente.» dichiaro. «Se dovessi leggere un romanzo vicino al mio carattere, sicuramente sarebbe di genere narrativo.» continuo senza mai togliere lo sguardo dalla libreria marrone davanti a me.
Tira via un libro posizionato nello scaffale di Nicholas Sparks, me lo mostra e mi incita a leggerlo. «È uno dei pochi che non hai letto, il mio preferito.» mi convince.
"Ricordati di guardare la luna" non l'avevo mai visto, ed è strano perché io conosco tutti i suoi libri a memoria, anche quelli mai letti. È del 2006.

Immersa completamente nella lettura del nuovo libro, riscontro una frase che mi rappresenta particolarmente nonostante io non conosca la vera essenza dell'amore, ma è la frase che si avvicina di più al mio pensiero su quest'argomento:

 
"Ecco perché preferisco non parlarne con gli altri. Non capirebbero, e io non sento il bisogno di spiegare, semplicemente perché il mio cuore sa quanto sia stato vero. Quando penso a te, non posso fare a meno di sorridere, perché sento che mi hai completato. Ti amo, non solo adesso, ma per sempre..."

Nicholas Sparks

INCASTRO (IM)PERFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora