[APRIL]
Dopo quattro ore e trentacinque minuti avevo smesso di tenere il conto di quanto tempo avevo passato a mangiarmi le unghie in quella sala d'aspetto, piena zeppa di gente che piangeva e gente che pregava, o di chi come me, aspettava.
Perchè io non pregavo più, lo avevo fatto ogni secondo nelle ultime due settimane. Avevo urlato a Dio che era ingiusto e cattivo, gli avevo urlato che ci aveva rovinati.
Poi però lo avevo pregato, lo avevo supplicato in ginocchio e con la testa tra le mani, di far andare tutto bene.
E quindi stavo seduta e fissavo il vuoto, realizzando quanto fragili e deboli siamo. Come castelli di sabbia, basta un po' di vento e ci sbricioliamo.
Sobbalzai quando qualcuno mi toccò la spalla.
-Lei è la figlia del signor Blake?- sollevai lo sguardo sul dottore davanti a me, e tirando su col naso annuii.
-Come sta? L'operazione é finita?- Mi alzai dalla poltroncina in plastica.
-No, non è finita. Ci sono state delle complicazioni all'inizio, ma nulla di grave. La parte difficile dell'operazione è passata, ora dovrebbe filare tutto liscio, ma probabilmente ci metteremo ancora qualche ora prima di finire. Le consiglio di stare tranquilla, magari di fare due passi, la farebbe sentire meglio.- Guarda l'orologio, poi riporta gli occhi su di me -C'è un bar qui sotto, vada a prendere qualcosa di caldo, appena saprò qualcosa di suo padre le farò sapere. Ora devo andare.-
-Va bene, grazie.- Dissi con voce stanca.
Quando si allontanò, io raccolsi la mia borsa da terra e decisi di fare come aveva detto lui.
Uscii dall'ospedale quasi di corsa, perchè aveva ragione il dottore: avevo bisogno di aria che non sapeva di malattia e di disinfettante.
Mi guardai intorno e vidi il Bar, quindi mi affrettai ad entrare. Non c'era molta gente, e la poca che c'era non aveva un aspetto migliore del mio. Probabilmente, come me, venivano proprio dall'ospedale. Mi avvicinai al bancone e ordinai una cioccolata calda.
Non so come, non so perché, ma l'occhio mi cadde sullo schermo del televisore, appeso al muro alla mia destra.
-Arrestato per truffa contrattuale e truffa allo stato, il famoso manager della River Records, John West. A denunciarlo è stata proprio la nipote, la giovane figlia del fratello defunto del signor West, socio anche lui della famosa casa discografica.- immagini dell'arresto del signor West scorrevano sullo schermo, ed io, incredula, rimasi a bocca aperta. -Le parole della nipote sono state dure. Lo ha descritto come una persona maniaca del controllo, sempre alla ricerca del potere. Ha raccontato di ricatti gravi, che hanno condizionato la sua vita stessa e quella dei clienti del signor John, che però non ha ancora voluto ribattere.- continuò la giornalista, parlando da dietro allo schermo.
-
[LUKE]
Le avevo lasciato tutto lo spazio che voleva, tutto il silenzio di cui credevo avesse bisogno. Ma io stavo male, per lei e per noi.
Stavo impazzendo senza di lei, mi sembrava di essere in apnea. E la sua assenza pesava, mi schiacciava.
Avevo appena finito di vedere il servizio dell'arresto dello zio di Marcie al telegiornale, e non ce la facevo più, avevo bisogno di condividere questa cosa con lei, con lei che mi aveva supportato, con lei che aveva subito le conseguenze del ricatto quasi quanto me.
Dovevo chiamarla, non potevo resistere un minuto in più senza sentire la sua voce. Presi il cellulare e aprii il suo contatto, esitando un po'.
Ma il telefono mi vibrò tra le mani.
Era lei. Mi aveva battuto sul tempo.
April mi stava chiamando.
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NOTIZIA BOMBA: il prossimo sarà l'ultimo capitolooo! Eheh
Ailinen mi ha chiesto di pubblicizzare la sua storia, quindi se vi va fate un salto da lei.
Spero non siate arrabbiate con me lol e seguitemi su Instagram: ourfall
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Come find me - Luke Hemmings
FanfictionApril, scaricata dal padre, si trasferisce dalla madre in Australia, dove fa subito nuove amicizie ma trova anche qualcosa di più: Luke, l'amore. L'amore che arriva inaspettato e cattivo. L'amore fatto di baci rubati, di promesse sussurrate e care...