Capitolo 10

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Frequentavo la mia nuova scuola da almeno due settimane e apparte Mike e Calum mi ero fatta un bel po' di nuove amicizie. Luke, invece, sembrava non accorgersi neanche di me. Avevo l'impressione che lo facesse apposta, o meglio, lo speravo. L'avevo visto spesso girare per i corridoi tenendo per mano la stessa ragazza bionda che gli aveva stretto la sessa mano tempo fa. solo una volta l'avevo sorpreso a fissarmi mentre parlavo con Ashton, il batterista. Ero appogiata contro un armadietto accanto a quello di Ash che, nel frattempo, rovistava nel suo. Luke era dall'altra parte del corridoio e appena i miei occhi si posarono sui suoi, si incatenarono per un attimo interminabile. C'era solo il blu sul nero, il chiaro sullo scuro, il giorno sulla notte. Distolse lui lo sguardo per primo. Avevo vinto, ma avevo perso.

-Allora April, ci sei?- Ashton corrugò la fronte e proseguì -Non mi stavi ascoltando. sono così noioso?- La sua espressione preoccupata mi fece ridacchiare e gli tirai una spallata mentre ricominciavamo a camminare, scusandomi per non essere stata attenta.

-Venerdì suoniamo al Blank, vieni a vederci?- si fermò nuovamente e mi guardò negli occhi.

-Non lo so, Ash, avevo in programma di uscire con Cheryl... potrei chiederle se per lei va bene.-

-Certo, fammi sapere.- Cheryl era una delle persone che mi ero fatta amica. Non mi piaceva inizialmente, pensavo fosse snob e viziata. Poi, fortunatamente, si era rivelata tutt'altro, quindi avevo deciso che era una tipa okay e che andava bene se stesse nella mia "cerchia di amici". Era una di quelle che si vestono firmate dalla testa ai piedi, dava l'idea di una di quelle che coi soldi ci si puliva il culo, una tipa altezzosa, Insomma. Ma quello che dimostrava era ben diverso dalla realtà: Cheryl era una ragazza umile e gentile con tutti. Non doveva prendere in giro il ciccione di turno o la sfigata che sedeva al primo banco, per farti ridere. No, lei la simpatia ce l'aveva dentro. Non le chiesi nemmeno di andare a vedere i ragazzi suonare, sapevo benissimo che quell'idiota del suo ragazzo non avrebbe voluto, mi aveva accennato qualcosa sull'ultimo concerto a cui aveva partecipato e alla furiosa lite che ne era seguita. Un completo disastro. così passammo la serata a casa sua, a guardare film d'amore dopo film d'amore, tra pizza, pop corn, gelato al cioccolato e lacrime. Avevo sempre odiato quel genere di film, perché sapevo dall'inizio come sarebbe finito: montagne di fazzoletti sul pavimento e magone per tutto il tempo. Nonostane ciò, non mi andava di rovinare la serata a Cheryl e quindi mi accontentai, sorprendendomi, a fine serata, del fatto che mi fossi divertita realmente. La mia amica non abitava lontano da me e quindi tornai a casa a piedi, ed era piuttosto tardi. Infilai la chiave nella serratura e mi spaventai quando qualcuno mi chiamò.

-April!- sapevo chi fosse ancora prima di voltarmi, quella voce era inconfondibile.

-Cos'è, adesso mi saluti?- Quando mi girai mi ritrovai Luke di fronte, troppo alto, troppo vicino. Scrollò le spalle e non rispose alla mia domanda, me ne fece lui una:

-Non è troppo tardi per tornare a casa?- di nuovo blu su nero.

-Non è troppo tardi per tornare a casa anche per te?- Gli feci eco. Un sorriso spuntò sul suo viso. Colpito.

-Io sono un ragazzo.- Scrollò nuovamente le spalle, gesto che, a quanto pareva, faceva spesso, e che stava cominciando a darmi sui nervi.

-E quindi?- risposi seccata. Rise.

-Non hai paura? a quest'ora in giro è pieno di vecchi molestatori. O giovani, chissà.- Quel sorrisetto malizioso mi mise i brividi, anche se sapevo che non mi avrebbe torso un capello. Si avvicinò di più, una mano accanto alla mia testa, sul portone, poi portò l'altra mano tra il mio braccio e il mio fianco. Era sempre più vicino. poi, sentii la mia chiave ancora attaccata alla serratura girare. Mi spinse col suo corpo contro il portone, spalancandolo. Si staccò da me con un ghigno soddisfatto. Provai un senso di perdita a non sentirlo più addosso a me.

-Buonanotte, Luke.- Recuperai le mie chiavi dalla sua mano e mi allontanai, ignorando la sensazione che avevo provato a sfiorargli le dita, maledicendomi e giurando a me stessa che da quel momento avrei fatto il suo stesso gioco.

Come find me - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora