| LUKE |
-Portami da Ash, ti prego.- La voce tremante di Marcie interruppe i miei pensieri.
-Si, certo.- Girai la chiave nel cruscotto e mi passai una mano tra i capelli, sospirando.
Quando feci partire la macchina, le scappò un singhiozzo che non riuscì a camuffare con il rombo del motore, e per me fu come un pugno nello stomaco, perché anche se mi aveva perdonato, la mia coscienza sapeva che ero in parte causa di quel dolore.
La casa di Ashton distava poco, ma appena parcheggiai davanti al giardino curato, mi sembrò di aver appena percorso il tragitto più lungo di sempre.
Marcie aprì lo sportello dell'auto e poi si precipitò a suonare il campanello, mentre io seguivo i suoi passi con più calma.
Appena Ashton spalancò la porta, Marcie gli buttò le braccia al collo. Lui la strinse a sè istintivamente, con la presa forte di una mano sulla schiena e l'altra delicata ad accarezzarle i lisci capelli biondi.
Marcie continuava a dire parole incomprensibili, ancora più ingarbugliate dal pianto, ed Ashton a ripeterle di stare tranquilla, che qualunque cosa fosse successa l'avrebbero risolta, insieme.
Ashton alzò gli occhi e si accorse di me, aggrottò le sopracciglia e allentò la presa su Marcie.
-Luke?- Mise le mani sulle spalle di Marcie e la allontanò quel poco che bastava per poterle guardare il viso provato dalla tristezza. -Cosa significa?- Disse con voce confusa, poi si rivolse di nuovo a me. -Che cosa ci fai qui?-
-Voleva venire da te, e l'ho accompagnata. Dobbiamo parlare.-
-Entrate.- Disse alla fine lui, facendo correre i suoi occhi dubbiosi da Marcie a me.
Ash ci fece accomodare nel salotto, che odorava di caffè e dolci, proprio come lo ricordavo.
Quando eravamo bambini era casa sua il nostro punto di ritrovo, giocavamo nel giardino, nella veranda oppure sull'enorme tappeto persiano ai piedi del divano, con le macchinine.
Su quello stesso tappeto, anni dopo, abbiamo registrato la nostra prima cover, abbiamo scritto la nostra prima canzone, abbiamo suonato con la gioia nel cuore e cantato fino a sentire male al petto e la gola bruciare.
E ora cos'era rimasto di tutto ciò? Il signor West ci avrebbe distrutti e mi chiesi se Ash avrebbe ripreso le sue bacchette e avrebbe suonato ancora la sua batteria fino a sentire il bruciore ai muscoli delle braccia, se Cal avrebbe suonato ancora il suo basso fino a non sentirsi più le dita, se Michael avrebbe più cantato fino a perdere la voce e suonato fino a fondere la sua stessa anima con la musica, perché era questo ciò che faceva Michael: lui la musica la viveva, la assaporava. Ed io? Cosa ne sarebbe stato di me? Avrei ancora avuto il coraggio di suonare e cantare e amare il dolce suono della mia chitarra?
Raccolsi i pezzi del mio cuore, aiutato dal coraggio, guardai Ashton in faccia e gli dissi tutto.
-Sono stato ricattato dallo zio di Marcie. Continuavo a stare con lei nonostante ci fosse April, perché ero obbligato. Aveva detto che altrimenti ci avrebbe rovinati, ed è quello che farà ora che sa che non torneremo insieme. Marcie l'ha scoperto stasera, ci ha sentiti parlare.- Ashton rimase in un silenzio incredulo, poi scosse la testa.
-Tu... Dio mio, perché non ce ne hai parlato Luke?! Avremmo trovato una soluzione insieme!- Si sedette sul divano accanto a Marcie e la prese tra le braccia.
-Non permetterò che succeda nulla alla vostra band!- Disse Marcie, asciugandosi il viso con la manica del suo maglione.
-No Marcie, ora ce la sbrigheremo noi- Dissi, e Ashton annuì serio.
-Dovremmo chiamare gli altri-
Mezz'ora dopo, Cal e Mike erano seduti su quel tappeto, a discutere di ciò che avremmo dovuto fare. Gli avevamo raccontato tutto appena arrivati, e ora sembrava di essere tornati nel passato, quando discutevamo di quale cover preparare o chi dovesse cantare quale strofa.
-Dovremmo andare dalla polizia- propose Cal.
-Ma è lo zio di Marcie!- Protestò Ashton a bassa voce, così che lei, dall'altra stanza in cui era andata a riposare, non l'avrebbe sentito.
-Cosa dovremmo fare allora?- Chiesi io.
-Non lo so, credo che dovremmo parlare con lui, trovare un compromesso.- Disse Michael.
-Cosa fareste voi, se dovesse andarci male con la musica?- Calum diede vita ai miei pensieri.
-Non ne ho idea- Disse Ashton -Probabilmente non smetterò mai di provarci, a meno che arriverò a settant'anni senza esserci riuscito. Allora forse si, mollerei. Ma ehi, sono ancora giovane, carino e ho talento, quindi chissà.- Rise, provocando un sorriso a tutti noi.
-Io continuerei ovviamente a cantare sotto la doccia, quello non smetterò di farlo neanche a novanta di anni, se ci arriverò.- Disse Mike, e Calum gli tirò un pugno sulla spalla, ridendo.
-Già anche io!- assentì Calum.
-Io non credo che riuscirei più a toccare una chitarra.- Dissi io, zittendoli.
-Non è colpa tua, Luke.- Michael mi poggiò una mano sulla spalla, sorridendomi gentile e confortandomi in qualche modo.
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MUKE *-* Comuunque, capitolo un po' piu' lungo del solito, spero vi piaccia e che mi sia fatta perdonare per l'attesa.
Se volete, andate a leggere la storia di Irwinsmylife e quella di Hazrey. Se ho dimenticato qualcuno scusate, fatemelo sapere per messaggio privato!
Vabbè ora mi eclisso, buone feste
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Come find me - Luke Hemmings
FanfictionApril, scaricata dal padre, si trasferisce dalla madre in Australia, dove fa subito nuove amicizie ma trova anche qualcosa di più: Luke, l'amore. L'amore che arriva inaspettato e cattivo. L'amore fatto di baci rubati, di promesse sussurrate e care...