Capitolo 5.4

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Jimin teme il pranzo per tutta la mattina, sapendo che dovrà dire a Jeongguk che ha ragione, che Jimin ha torto e che ha infatti bisogno di un mentore. Odia questa situazione. La sua stupida nemesi è più intelligente di lui, e non è così che dovrebbe andare. Jimin è l'eroe, e gli eroi devono vincere.

Ha provato a chiamare Taehyung la sera prima per parlarne, me era fuori con i suoi colleghi a costruirsi una carriera. Si sono riusciti a dire a malapena dei "Ti voglio più bene io" urlati al telefono, prima di lasciar perdere l'idea di avere qualche tipo di conversazione razionale. Quindi Jimin sta andando alla cieca, senza nessun consiglio, ma sa che ha bisogno di farlo. Jeongguk è uno stronzo, ma a volte anche gli stronzi possono aver ragione.

Bussa sulla porta di Jeongguk a mezzogiorno, il sacchetto del pranzo ben organizzato in mano, e Jeongguk lo chiama con una voce sorprendentemente piacevole. Quando Jimin entra, Jeongguk è in piedi, controllando la sua tasca per cercare il portafogli, sorridendo freddamente. "Giusto in tempo. Andiamo."

"Andiamo?"

Jeongguk guarda il suo pranzo. "Che cos'è quello?"

Jimin guarda in basso. "È umm... il mio pranzo?"

"Ah," dice Jeongguk. "Non oggi. Avrei dovuto dirtelo. Usciamo."

"Umm," dice Jimin di nuovo, sentendosi perso come si sente sempre in ufficio. "Dove?"

"Vedrai," dice Jeongguk. "Posiamo quello in frigo e andiamo."

Lui passa accanto a Jimin, e Jimin lo segue come un pulcino, come se stesse seguendo suo padre per andare a scuola. Tutti li fissano, e Jeongguk gli sorride mentre Jimin scuote la testa come risposta ai loro sguardi interrogativi. Per quanto ne sa, Jeongguk non ha mai pranzato con un'altra persona da quando è arrivato, men che meno passato del tempo con qualcuno fuori dall'ufficio. Il suo comportamento amichevole terminava quando lo pagavano.

Jisoo gli manda un messaggio quando arrivano in ascensore, solo una serie di punti interrogativi, e Jimin le risponde con il doppio, ma Jeongguk lo sta fissando, quindi mette via il suo telefono scusandosi.

"Nessun problema," dice Jeongguk, apparentemente noncurante, e Jimin è ancora più confuso.

Segue Jeongguk per strada, le sue scarpe da lavoro scricchiolanti gli danno un po' fastidio, e quando girano in alcuni vicoli bui, inizia a chiedersi se Jeongguk trafficherà i suoi organi o altro. Forse è per questo che Jeongguk ha così tanti soldi. Forse non è per niente imparentato con l'AD, e questa era solo una trappola. Se Jimin iniziasse a vendere fegati al mercato nero, probabilmente corromperebbe anche lui le sue vittime con un pranzo.

È quasi una delusione quando arrivano ad una semplice porta di legno e Jeongguk la apre per rivelare un bar perfettamente normale. Beh, più o meno normale. C'è un lungo specchio dietro al bancone, una bella ragazza con una maglietta nera che ci lavora e la stanza è mezza piena di persone che sembrano aver preso una pausa da un allenamento olimpico. Tutti in questo posto, indipendentemente dal genere, sono strutturati come un camion, e sembrano proprio il tipo di persone da cui Jimin è scappato per tutta la vita.

Nessuno di loro indossava una cravatta.

Jeongguk batte il cinque ad alcuni di loro, chiamandoli per nome, e sembra essere a casa. Lui li conduce attraverso la stanza, come se sapesse quello che sta facendo, e fa un segnale misterioso alla barista quando lei lo guarda.

"Questo è un bar," dice Jimin quando si stabiliscono sulle sedie alte del tavolo all'angolo.

"Perspicace," dice Jeongguk, ed è confortante, che sia altezzoso anche a pranzo. "Adoro questo posto."

Nemesis: Love - Jikook (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora