Capitolo 19.4

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La luce lattiginosa del mattino sembra accusatoria quando Jimin sguscia fuori il giorno dopo, l'immeritata promessa di una bella giornata. È appena passata l'alba e Jimin ha dormito con crisi intervallate, intervallate da incubi di ombre e mostri. Il tipo di incubi che aveva quando era più giovane. Quando era solo.

Spera di non essere solo ora, inconsapevole.

Quando sale al loro appartamento, apre la porta con il cuore in gola. Aveva provato a pensare ad un discorso mentre tornava a casa ma le parole non si erano presentate in nessun tipo di ordine, quindi non ha niente, cercando tutto, chiedendosi se sia rimasto qualcosa da trovare.

Si ferma appena entra, gli occhi spalancati, poi si addolcisce mentre si trascinano su un Jeongguk addormentato. È raggomitolato su un lato dello scomodo divano del divorzio, la bocca aperta e sbava, la coperta che si era messo addosso è scivolata di lato. Indossa ancora i vestiti del bar della sera prima, come un bambino che non riesce a stare sveglio a Capodanno, e Jimin lo ama di nuovo. Non aveva pensato che ci fossero più sentimenti da provare, ma c'è di più, con Jeongguk con indossa una vecchia t-shirt distrutta e una tuta da lavoro, dormendo male ma essendo bellissimo.

Jimin si sposta sul divano con passo felpato, tirando su la coperta e stendendola sulle braccia conserte di Jeongguk così delicatamente. Ma Jeongguk si muove comunque, il suo solito sonno pesante non così pesante, e Jimin non può resistere a baciargli la fronte anche se non sa se ne ha il diritto.

Gli occhi di Jeongguk si aprono lentamente, resistendo al movimento, ma quando vede Jimin passa dal sonno alla veglia più velocemente di quanto Jimin abbia mai visto.

"Jimin?" dice, la sua voce si spezza come se volesse piangere, e tossisce per schiarirsela.

Jimin si trattiene molto attentamente, un uomo dentro una gabbia con qualcosa di pericoloso, e non riesce a dire nulla.

"Sei appena tornato?" chiede Jeongguk, sbloccando il telefono sulla console centrale, in carica. "Dove -"

Non lo chiede, ma non è obbligato, perché non sta guardando Jimin negli occhi, ed è il più piccolo che Jeongguk possa mai diventare. Aspettando un colpo, e Jimin non aveva davvero creduto a Taehyung quando aveva detto che Jeongguk era spaventato. L'idea stessa era ridicola, tranne che non lo era, perché Jeongguk aveva dormito sul loro stupido divano aspettando che Jimin tornasse, e sta strofinando l'estremità della coperta in un gesto familiare e terrorizzato. Il gesto di andare a trovare la sua famiglia, o il viaggio in treno per incontrare per la prima volta i genitori di Jimin, o quando nonna Jeon era stata in ospedale per una lunga notte.

Jimin crede a Taehyung, e lui è il cattivo.

"Ho dormito nel mio appartamento", dice Jimin, quasi sussurrando. "Con Tae."

Jeongguk espira, sollevato, ma Jimin non è sollevato. Il suo appartamento è un'altra via d'uscita, si rende conto. La sua valvola di sfogo se Jeongguk fallisce un test.

"Vuoi dell'acqua?" Jimin chiede quando Jeongguk non dice altro, dirigendosi in cucina. Lontano da tutte queste brutte verità che sta imparando su se stesso, appesantendolo con la loro pesante realtà.

Jeongguk continua a non rispondere e Jimin prende due bicchieri per ogni evenienza. Quasi li lascia cadere quando si gira e Jeongguk è dietro di lui, strofinandosi via il sonno dagli occhi e fissando fermamente l'orecchio di Jimin.

"Mi hai spaventato!" dice Jimin a un volume più normale, e se avesse le mani libere darebbe una pacca sulla spalla a Jeongguk. Se non stessero nel mezzo di un litigio, e le labbra di Jeongguk si piegano in un quasi sorriso perché lo sa. "Non ridere."

"Okay", dice Jeongguk, prendendo un bicchiere e scolandolo in alcuni lunghi sorsi prima di asciugarsi le labbra. "Grazie."

"Mi dispiace", dice Jimin, senza toccare la propria acqua mentre la posa sul piano cucina. "Mi dispiace così tanto. Ieri sera... era... non volevo dire sul serio. Quel ragazzo -"

Nemesis: Love - Jikook (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora