Capitolo 10.1: Compagni di Bar

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Gli ci vogliono ottocento anni per trovarlo, ma alla fine ricorda lo schema di cassonetti che porta al bar sportivo segreto, e Jimin deve fermarsi dal saltare su e giù quando vede la porta. Farà l'indifferente. Sono solo amici di lavoro, che frequentano un posto che non è lavoro, e va tutto bene. Va molto bene. È una persona normale che sta facendo questa cosa da persona normale.

Spinge la porta così forte che sbatte contro il muro.

Tutti dentro lo guardano con diversi livelli di interesse, e il posto è pieno. Per essere uno stabilimento senza cartelli alla fine di un labirinto di vicoli degno di topi, molte persone sembrano esserne a conoscenza. Anche se, come al solito, sembra probabilmente più pieno di quanto non sia a causa di tutti i muscoli.

Jimin giocherella con la tracolla della sua borsa per il pc sotto gli sguardi e saluta in modo esitante. Tutti ridono, ma non in modo maligno, e le persone tornano ai loro drink e alle loro conversazioni senza che succeda nient'altro di imbarazzante. Non vede Jeongguk, il che è preoccupante, quindi si avvicina al bar con tutta la sicurezza che riesce a trovare.

"Ciao", dice quando il barista sexy lo guarda. Un ragazzo questa volta, tanto per cambiare. "Sto cercando Jeon Jeongguk. Lo conosci?"

Il barista ride. "Sì, lo conosco. Là nell'angolo."

Indica l'area del bersaglio e Jeongguk è seduto al loro stesso tavolo alto con i piedi infilati sul piolo dello sgabello, fissando il suo pc. Ma non c'è da meravigliarsi se Jimin non l'ha visto perché il suo abito è completamente sparito, un'enorme felpa nera con cappuccio e jeans larghi al suo posto, e Jeongguk sembra una persona completamente diversa. Jimin si era sempre chiesto perché nessuno riconoscesse Superman quando era Clark Kent, pensando che fosse la cosa più stupida mai scritta, ma ora ha quasi senso.

Ciò che non ha senso è come Jeongguk trovi così tanto tempo per cambiarsi i vestiti, quando Jimin è sempre bloccato nelle sue stupide camice bianche.

Jimin ringrazia il barista e si fa coraggio per l'approccio. Cerca di camminare più tranquillo di quello che è, con scarso successo, e si allenta la cravatta come gli ha insegnato Tae, optando per il festaiolo del fine settimana piuttosto che il topo d'ufficio. Non è del tutto sicuro da dove provenga questo insolito coraggio, tranne per il fatto che Jeongguk sembrava volesse dire sul serio quando l'ha invitato, e si chiede se è questo che intendeva Tae con "lascia che il tuo corpo pensi per te". Spera che il suo corpo sappia di cosa sta parlando.

È quasi arrivato al tavolo quando una mano enorme si allunga e gli afferra la spalla.

"Tu!" dice l'uomo attaccato alla mano, e Jimin lo riconosce come uno dei suoi istruttori di freccette. "Bello rivederti! Tornato per altre lezioni?"

"Oh, uh, no," dice Jimin, sorridendogli. Quel sorriso muore quando si rende conto che Jeongguk lo ha visto, e sta lanciando un'occhiataccia, e Jimin si sente un po' come se stesse per essere assassinato. Forse non era serio, dopotutto. "Forse più tardi?"

"Ci conto", dice il ragazzo, che è enorme. e potrebbe schiacciare la testa di Jimin come un chicco d'uva in una morsa. Ma sta sorridendo, e Jimin ride nervosamente mentre indietreggia, annuendo.

Jeongguk calcia lo sgabello vuoto di fronte a lui, che Jimin prende come un invito a sedersi, e si sfila la borsa dalla spalla e se la sistema in grembo quando lo fa, le mani ben premute su di essa. Non dice niente, e nemmeno Jeongguk, e si fissano come sconosciuti in un vagone.

"Mi prendo il pomeriggio libero come hai detto tu," dice Jimin alla fine. "Ma posso andare da qualche altra parte se sei occupato."

"Sono quasi le quattro. È appena un pomeriggio libero."

Nemesis: Love - Jikook (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora