Capitolo 15.1: Happy Hour

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Non riescono ad aspettare giovedì.

Jeongguk è ancora rintanato nel suo ufficio, sempre più stanco ogni volta che emerge, ma ora saluta Jimin, un piccolo sorriso sul volto; sembra che siano di nuovo amici. Jimin ricambia il saluto e gli manda persino un messaggio chiedendo se Jeongguk ha bisogno di aiuto su qualunque cosa stia lavorando, ma Jeongguk dice di essere a posto e che Jimin ha un sacco di lavoro suo.

Il che è vero, per certi aspetti, ma Jimin sta iniziando a sentirsi in qualche modo secondario nel processo, mentre impara a lasciar andare le cose. Per lo più ha trascorso lunghe ore di allenamento, ripassando tutto ciò che ha mai fatto e cercando momenti in cui avrebbe potuto insegnare invece di subentrare. Yoongi è stato completamente d'accordo, e Jimin sta decisamente iniziando a vedere i benefici di avere altre persone che fanno cose a volte. Significa che potrebbe uscire di più di sera.

Se la gente vuole la sua compagnia, ovviamente.

Ma Tae ha un servizio fotografico alle Fiji, un lavoro che si è trasformato in una vacanza in un bungalow come succede alle persone belle; quindi, martedì Jimin è ancora in ufficio, un po' più tardi del necessario. È bello prendere appunti in un ufficio tranquillo, inoltre Jeongguk è ancora qui e Jimin pensa che forse gli amici continuano a lavorare finché l'altro non se ne va. Forse.

Alla fine la porta di Jeongguk si apre e lui scuote la testa quando vede Jimin seduto alla sua scrivania. "Sei davvero devoto a questo posto, vero?"

Jimin abbassa lo sguardo, un po' timido. "Mi piace lavorare. E mi sto godendo l'allenamento."

"Bene", dice Jeongguk. Si passa una mano tra i capelli, scuotendoli con un sospiro, poi dice: "So che abbiamo concordato giovedì, ma andiamo stasera. Se non hai da fare".

Jimin posa di scatto il suo foglio, forse con un po' troppo entusiasmo, e dice: "No. Voglio dire, no, non ho da fare. Mi piacerebbe andarci."

"Ti piace così tanto il bar?" chiede Jeongguk, con tono compiaciuto, e Jimin annuisce. "Sono contento. Pronto?"

"Sì", dice Jimin, e segue Jeongguk fuori nella notte come ha sempre fatto, familiare e felice.

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Il resto della serata non è così familiare.

"Ti dispiace se non giochiamo stasera?" chiede Jeongguk. Si toglie la giacca e la mette sullo schienale dello sgabello, allentando la cravatta quel tanto che basta per essere pericoloso. "Penso di voler bere soltanto."

Jimin è d'accordo, ancora un po' segnato dall'evento del palloncino in ogni caso, ma con sua grande sorpresa, quando la cameriera gli porta i loro drink, davanti a Jeongguk mette del whisky invece che della birra. E Jeongguk non dice che è un errore, e nemmeno alza un sopracciglio. Lo beve, subito, poi sbatte il bicchiere sul tavolo e fa cenno di volerne un altro.

La cameriera lancia un'occhiata a Jimin, anche se è uno sguardo che non riesce a decifrare. Rabbia, forse. O preoccupazione. Pensa che potrebbe significare che dovrebbe fare qualcosa, ma non è sicuro di cosa sia quel qualcosa. Jeongguk sa chiaramente cosa vuole fare, e Jimin non è il suo custode. Quindi alza le spalle impotente, lei alza gli occhi al cielo e se ne va, e Jimin guarda Jeongguk, che è girato sullo sgabello verso il tavolo da biliardo.

"Stai bene?" chiede timidamente Jimin.

"Sì", dice Jeongguk. Sorride, ed è abbastanza tagliente da affilare l'acciaio. "Meglio ora."

"Forse bevi il prossimo un po' più lentamente?"

Questo fa sì che Jeongguk lo guardi, e il suo sorriso si addolcisce un po'. "Certo", dice. "Scusa. Solo una brutta giornata. Non lascerò che si metta in mezzo."

Nemesis: Love - Jikook (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora