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Sirius aveva sempre apprezzato la vasta conoscenza di Remus in campo letterario, anche quando era costretto a subirsi i suoi pianti sconsolati agli orari più impensabili per colpa di qualche tragica storia d'amore finita male.

La prima volta che si erano fatti compagnia a vicenda, parlando imbarazzati di  quei romanzi, di quelle poesie che trattavano di un tema così delicato, Sirius e Remus frequentavano il quarto anno e Hogwarts intera dormiva. Persino James, che di solito si svegliava facilmente, russava profondamente con la faccia affondata nel cuscino, probabilmente sognando la sua amata e ancora irraggiungibile Evans, che coi suoi capelli rossi coronava ogni suo sonno.

Col tempo, mentre gli abbracci tra Sirius e Remus diventano più frequenti, mentre le loro mani si cercavano sempre più spesso, mentre la loro relazione amorosa fioriva inesorabile e fragile, mentre l'amore cieco li spingeva a desiderarsi e nascondersi ovunque pur di sacmbiarsi un bacio prima di ogni lezione per darsi forza a vicenda; la letteratura aveva preso piede nelle loro vite in modo diverso, come mezzo per dichiarsi ciò che non sempre si riesce a dire apertatamente e mostrare senza paure e esitazioni.

L'urlo addolorato di Remus si sentì per tutto il piano, ma la scuola era semideserta e l'unico nelle vicinanze era Sirius, proprio alla ricerca del suo ragazzo. La luna piena quella volta era stata molto violenta, il licantropo si era agitato, era diventato aggressivo e aveva ferito involontariamente il suo amico cane nel tentativo di scappare dalla Stamberga, dove avevano deciso di tenerlo chiuso per evitare di perdere il controllo su di lui, solo per quell'occasione. Sirius aveva  rimediato una ferita nemmeno così superficiale suo petto, dove sicuramente sarebbe rimasta una brutta cicatrice.

Sirius gettò la borsa coi libri a terra e si inginocchiò davanti a Remus, alzandogli il viso e asciugandogli le lacrime con le dita. Prima che il licantropo potesse anche solo aprire bocca, chiedendo perdono per ciò che aveva fatto, flagelandosi, dandosi del mostro, urlando che non meritava quell'amore, Sirius poggiò le labbra sottili su quelle di Remus, che ammutolì. Con un sorriso, Sirius avvicinò le loro fronti, poi mormorò: "Me l'hai detto tu, Remus. Anzi, l'ha detto Victor Hugo e tu me l'hai dedicata. La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, essere amati a dispetto di quello che si è." E Remus lo baciò e continuò a piangere.

Quando si erano trasferiti insieme, creando il loro nido di vita e amore, mentre Sirius dedicava al suo amato tante canzoni d'amore e strimpellava note dolci per lui, Remus scribacchiava su pezzi di pergamena, giornale, tovaglioli e fazzoletti, frasi prese da poeti e scrittori di ogni genere per poi lasciarli in giro per casa, nascosti in qualche armadio, o poggiati su una mensola, o infilati tra i vestiti, o attaccati a lunghi fili di spago per farli pendere dal soffitto.

Sirius tornò a casa da quella missione con gli occhi spalancati, vuoti, pieni di lacrime amare. Nemmeno si accorse del bigliettino che fluttuava vicino alla sua testa quando si sedette sul divano a fissare il vuoto, cercando di metabolizzare il fatto che il suo stesso fratello l'avesse attaccato con ferocia. Regulus era un Mangiamorte da quando aveva sedici anni, Sirius lo sapeva, ma non si sarebbe mai aspettato che cercasse di uccidere lui, il suo unico fratello, nonostante tutte le discrepanze e i problemi che li avevano fatti allontanare.

Fu il quel momento, in balia di quei pensieri devastanti e logoranti, che finalmente Sirius notò quel biglietto. Lo prese tra le mani sporche, sorridendo davanti alla calligrafia di Remus, e se lo portò alle labbra per baciarlo, prima di scoppiare in un pianto ancor più forte, consolato e al contempo ferito da quelle parole vere: "Ciò di cui abbiamo goduto una volta non lo possiamo mai perdere. Tutto ciò che amiamo profondamente diventa parte di noi. - Helen Keller"

Era un modo speciale che Remus aveva per dimostrare a Sirius quanto profondamente lo amasse, al di sopra di chiunque e di qualsiasi cosa, persino al di sopra di se stesso. E Sirius non aveva mai smesso, in tutti quegli anni insieme, di commuoversi, trattenere le lacrime, stringersi quei foglietti al petto con un sospiro. A dire il vero Sirius li collezzionava, all'insaputa di Remus, incollandoli col sorriso di un bambino a un album nascosto nel doppio fondo del cassetto del suo comodino, quello a sinistra del letto matrimoniale che condividevano.

Remus consegnò quel bigliettino a Sirius di persona, con le mani sudate, pronto a inginocchiarsi davanti a lui appena avesse abbassato lo sguardo per leggere quella piccola ma significativa citazione di Edgar Allan Poe. "Sposami Sirius-" mormorò Remus, la voce rotta dall'emozione, una fede brillante in mano " - perchè ti amo con un amore che è più dell'amore."

Le sere in cui Remus non c'era, quando era fuori per conto dell'Ordine o era troppo stanco e disabilitato dalla luna piena per poter tornare a casa sottraendosi dalle cure di Madama Chips, che non aveva mai smesso di andare a controllarlo al Quartier Generale dell'Ordine dopo ogni trasformazione, Sirius si sedeva sul letto - ovviamente solo dopo che qualcuno si era preso la briga di mandarlo a casa a calci e vietargli di restare a vegliare sul suo Remus - e tirava fuori quell'album, aprendolo su una pagina a caso e stringendoselo al petto, sfiorando l'inchiostro con un sorriso malinconico e amorevole.

Sirius si girò verso Remus con un sorriso, guardandolo dormire profondamente, stanco della notte appena passata a rotolarsi tra le lenzuola. Si girò per bere il bicchiere d'acqua pronto sul comodino, ma di fianco a esso trovò un pezzetto di giornale spiegazzato, sul bordo del quale stava scritto: " Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore. - William Shakespeare. Amami, perché, senza te, niente posso, niente sono. - Paul Verlaine"  Sirius sorrise ancor di più, bevve il suo sorso di acqua e abbracciò il suo dormiente Remus, col petto che si scaldava d'amore.

Remus trovò quell'album solo dopo che tutto era finito, dopo che Sirius era stato arrestato e condannato, quando impacchettando tutte le cose di Sirius per metterle via, traferirsi lontano e dimenticarsi di ciò che erano stati - come se mai avesse potuto davvero farlo - gli capitò tra le mani quasi per caso, facendo per sbaglio cadere il cassetto e rivelandone così il doppio fondo. Con espressione triste, il cuore che si sgretolava ancora di più, decise di aggiungere un ultima frase a quella raccolta, per poi chiudere definitivamente quel cumulo di ricordi in uno degli scomparti del suo baule e non aprirlo mai più. 

L'inferno è la sofferenza di non poter più amare. - Fëdor Dostoevskij







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