"Che succede, Megan? Cos'hai?" Mi domandò Hvitserk avvicinandosi.
Asciugai le lacrime che mi erano scese e mi ricomposi fingendo che andasse tutto bene.
"Non succede nulla, perché me lo chiedi?" Domandai sorridente mentre il volto di Hvitserk si corrucciava maggiormente.
"Davvero vuoi prendermi in giro?" Mi domandò affiancandomi.
"Ivar ti ha detto quello che ho fatto ieri?"
Tremai in attesa della sua risposta.
Mi vergognavo tantissimo per aver baciato un pagano e, ancor peggio, Ivar era del tutto inconsapevole che quello fosse il mio primo bacio. Non sapevo perché stessi perdendo il controllo di me stessa.
"No. È successo qualcosa?"
Ne era del tutto incosciente.
Scossi il capo velocemente poi cedetti.
"Ho tentato di ucciderlo!" Rivelai facendo scoppiare Hvitserk in una sonora risata.
"Perché ridi?! Te lo giuro, gli ho anche puntato un coltello alla gola mentre dormiva!"
Rise ancora più forte e cedetti anche io.
"Certo che Ivar è proprio pazzo a tenerti libera sapendo che vuoi ucciderlo. Ha addirittura liberato Freydis, e tuo fratello che ha promesso di affiancarci." Rivelò attirando l'attenzione mia.
Non lo sapevo. Non credevo l'avrebbe fatto sul serio. I miei occhi si illuminarono.
"Vuoi sapere la cosa più matta di tutte? Freydis ha ringraziato Ivar per averla resa una donna libera ma ha rifiutato di lasciare il tuo fianco finché sarai qui. Devi essere davvero speciale..." continuò.
Non credevo di essere speciale, e saper che tutte quelle persone stavano compiendo cose carine per me mi creava un vuoto incolmabile che non sapevo come ricambiare.
"Hai ancora gli occhi lucidi, Megan. L'oro dei tuoi occhi non camuffa bene le lacrime. Cos'hai?" Domandò incurante di ciò che era appena successo con il fratello.
"Ho paura di star perdendo me stessa, di prendere le decisioni sbagliate e non poter tornare più indietro..." rivelai osservando la luna incalzare la notte.
"Lo so, ti capisco bene..." sospirò.
Non aveva bisogno di parlare. Sapevo benissimo che si sentiva in trappola con Ivar. Ivar poteva prevedere le mosse di chiunque ma non riusciva a leggere negli occhi delle persone come me. Hvitserk era sempre teso al fianco di suo fratello e lèggevo confusione nei suoi occhi.
"Non ti fidi di Ivar..." rivelai sottovoce.
Non mi rispose, il suo silenzio parlava al suo posto.
"Vorrei tanto sapere come fai tu a fidarti di lui!"
Per me era facile quella domanda. Ivar era un nemico che stava discutendo con il suo popolo per me. Ero nelle sue mani e lui nelle mie.
"Finora è stato un uomo di parola. Io mi fido e rispetto gli uomini sinceri e di valore..." rivelai cauta.
"Ho paura che stia per trasformarsi in un tiranno ..." sussurrò quasi timoroso di dirmelo.
Aveva ragione. Non ci voleva niente a perdere la lucidità ed Ivar teneva così tanto all'essere rispettato (a causa della sua condizione) da poter diventare un tiranno.
"Ti conosco da poco, Hvitserk, ma leggo bontà nel tuo cuore. Prendi la decisione migliore. Ricorda soltanto che Ivar ha il tuo stesso sangue e questo non cambierà mai!"
"Lo stesso vale per Björn e Ubbe. Se solo Ivar non avesse questa ossessione per Lagherta!" Sentenziò furioso.
Ogni giorno ascoltava nuovi nomi a cui non riuscivo a dare un volto. Lagherta però la conoscevo per fama.
"E perché sei qui allora?" Gli domandai. Non era una domanda per criticarlo. Volevo soltanto dargli la carica giusta per non abbattersi. Sapevo che aveva le sue ragioni per restare al fianco di Ivar.
"Suppongo che ormai solo Odino lo sappia..."
Non lo riconoscevo. Stare al suo fianco significava avvertire tutta l'ansia che in quel momento lo affliggeva.
"Hvitserk, io ci sono, qualsiasi sia la tua decisione non ti giudicherò. Il nostro Dio ci invita a perdonare i nostri fratelli. Ed io non proverò mai rancore per te." Lo consolai e, inaspettatamente, mi abbracciò.
Restai stupita da quel gesto avventato a tal punto da non sentire il passo delle guardie che si avvicinavano e richiedevano la mia presenza. Hvitserk si staccò e si rivolse a loro.
"Ivar la richiede nelle sue stanze." Sentenziò una di queste provocando lo sguardo stupito di Hvitserk.
"Nelle sue stanze? E cosa vuole?" Domandò Hvitserk.
"Quando mai Ivar dice ciò che vuole!" Improvvisò la guardia ridendo di gusto.
Sorpassai entrambi e mi diressi da Ivar senza curarmi più di loro.
Quando entrai nella sua stanza Ivar stava passeggiando avanti e indietro in attesa che arrivassi. Quando mi vide si fermò.
Gli corsi incontro e inconsciamente, in maniera del tutto irrazionale, gli posai un bacio sulle labbra che aumentò la tensione tra noi.
"Grazie..." balbettai imbarazzata, "Hvitserk mi ha detto ciò che hai fatto..." mi riferivo a Heahmund e Freydis.
Non mi rispose. Non a parole almeno. Prese il mio viso e posò altri baci sul mento e agli angoli della bocca.
"Sicuro di volerti battere contro i tuoi fratelli?" Gli domandai pur sapendo che quella domanda lo avrebbe infastidito.
"Ubbe non è più mio fratello da quando ha affiancato Björn, e Björn non lo è da quando sua madre ha ucciso la mia! Sai cosa si prova a perdere entrambi i tuoi genitori nello stesso preciso istante?" Urlò sul mio viso in attesa di una mia risposta.
"Sì, so cosa si prova." Sussurrai freddamente.
Mi allontanai dal suo tocco e mi accomodai sul suo letto disfatto.
Il suo silenzio era carico di tensione, consapevole di aver sbagliato il colpo.
"Li hai vendicati?" Domandò .
"No, non sappiamo chi ha attaccato la carrozza sulla quale viaggiavano." Rivelai osservandolo sedersi accanto a me.
"Se avessi la possibilità di farlo, non lo faresti?"
"No, Ivar. Dio giudica i peccatori, uccidere gli assassini dei miei genitori non mi renderebbe una donna migliore , soltanto l'ennesima assassina . Neanche la vendetta li farebbe tornare in vita." Sussurrai mentre mi accarezzava il viso.
"Da chi hai preso i tuoi occhi?" Domandò improvvisamente cambiando discorso.
"Da mio padre. Somiglio a lui e sua sorella. Heahmund a mia madre, ha gli stessi occhi azzurri e la stessa passione per il prossimo."
"Ti implorerei di non scontrarti con i tuoi fratelli." Continuai, "se avessi perso entrambi i miei genitori ma avessi ancora i miei fratelli cercherei di trattenere almeno loro..."
Le mie parole ebbero un certo effetto su Ivar che, però, sembrava più che mai convinto a lottare.
"Ho l'impressione che tu mi tradirai..." sussurrò improvvisamente sconcertandomi.
"Soltanto se sarai tu il primo a farlo."
"Allora mai..." bisbigliò avvicinandosi alle mie labbra.
"Ivar... Non deludermi. Non anche tu." Lo implorai.
Sorrise silenziosamente.
Era pensieroso nonostante si sforzasse di non sembrarlo .
"Neanche tu, e sarai l'unica che non lo avrà fatto." Rispose come una rivelazione.
Mi baciò nuovamente. Questa volta schiuse le labbra e mi invitò a seguirlo.
"Ti va di dormire con me?" Domandò cogliendomi di sorpresa, "dormiremo soltanto e tra poco salperemo insieme..." propose.
Accennai un sì con il capo.
Ivar si posò sotto le coperte e mi fece spazio invitandomi accanto a lui.
Non tolsi l'abito perché mi vergognavo a restare in vestaglia. Mi posai pesantemente accanto a lui che con un piccolo gesto mi invitò a poggiare la testa sul suo petto.
Anche lui mi rispettò e non tolse i suoi abiti.
Il tragitto sarebbe stato lungo e qualcosa mi diceva che le nostre promesse non sarebbero state mantenute.PROSSIMO CAPITOLO IVAR POV!
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Love and Fear
Historische RomaneMegan ha 17 anni ed è la sorella del vescovo Heahmund di Sherborne. Siamo nel IX secolo dopo cristo e i Pagani attaccano il Wessex e invadono York. Megan è così forte e testarda da manipolare e prendersi gioco di chi le sta attorno. Non a caso riesc...