Capitolo 3: Nice to Meet you

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"Chi è lei , Ivar?" Domandò un uomo alto, dai lineamenti simili ad Ivar scrutandomi con rabbia. Doveva essere uno dei suoi fratelli.
"La sorella del vescovo cristiano, Megan giusto?" Domandò con scherno mentre io, incatenata e tremante, mi rifiutavo di rispondere.
"Dev'essere timida." Sentenziò con un sorriso irrisorio rivolgendosi al fratello.
"Non lo sembrava quando voleva ucciderti." Precisò quest'ultimo attirando la mia attenzione.
"Ma non c'è riuscita. Non possono uccidermi , Ubbe." Rise ancora mettendo alla luce il nome del fratello.
Ubbe Lothbrok.
"Cosa vuoi farne? Vuoi ucciderla?" Domandò Ubbe spostando i suoi occhi chiari e seri su di me. Furono meravigliati nello scorgerne il colore.
Tutti amavano i miei occhi. Erano dorati. Un oro puro e chiaro incorniciato da una linea sottile più scura. Erano messi in risalto dalle mie ciglia lunghe che li rendevano ancora più chiari e penetranti.
"Non lasciarti ingannare dalla bellezza, fratellino. È una cristiana, ed è una preda appetibile ed un asso nella manica. Ho visto combattere il vescovo. È il più valoroso guerriero anglosassone. Non ci vorrà molto affinché verrà a vendicare sua sorella e noi... li sconfiggeremo." Sentenziò Ivar vittorioso.
"Voi li sconfiggerete. Sono stanco. Voglio richiedere le terre promesse e stabilire qui la nostra colonia. È questo che voleva nostro padre." Esclamò Ubbe passandosi una mano sul viso.
"Ha ragione Ubbe. Non possiamo restare qui per sempre." Si intromise una terza figura più pacata degli altri due, "lei sarà la nostra merce di scambio." Continuò sicuro facendomi scappare un risolino nervoso che attirò l'attenzione dei tre.
"Davvero credete che basti io a fermare una guerra o a spingere il re a firmare degli stupidi atti di proprietà ? Non avete capito nulla. Per loro siete pagàni indegni, che vanno uccisi e non aiutati. Sarà una perdita di tempo ed un'umiliazione per voi." Rivelai facendo riflettere i tre.
"Sono d'accordo con la cristiana. Con gli anglosassoni non si ragiona. Vanno sconfitti e conquistati. Non mi fido di loro. Ho visto come hanno trattato nostro padre." Mi Si affiancò Ivar aiutandosi con il suo ferro per poter camminare.
Ragnar Lothbrok, come potevo dimenticare la sua morte immorale e il modo in cui il re e i cavalieri ne parlavano e ridevano.
"Perché dovremmo crederti?" Chiese nuovamente il fratello di cui mi sfuggiva il nome.
"Non dovete credermi per forza ma almeno potete immaginare che non mi piaccia restare incatenata insieme al popolo nemico, quindi dico la verità. Mi avete dato la possibilità di tornare a Sherborne ma vi ho rivelato la realtà dei fatti."  Rivelai ancora con fare indifferente.
"Lei non si tocca, Hvitserk. È il mio bottino in questa guerra e non me lo toglierai. Sarà la loro nuova scusa per attaccarci e noi avanzeremo e conquisteremo tutto il Wessex."
Hvitserk Lothbrok.
Ivar era assolutamente pazzo.
"Va bene. Lasciamo le cose così allora." Concluse Ubbe lanciandomi un'occhiata carica di dubbi.
Avevano in mente qualcosa. Era impossibile che i fratelli maggiori assecondassero così bene il più piccolo.
"La lasci incatenata?" Domandò Hvitserk con un cipiglio ad Ivar che si voltò verso di me.
I suoi occhi chiari mi scrutarono divertiti mentre con una mano provava a sfiorare la mia gamba.
Mi ritrassi e mi rannicchiai all'angolo della stanza fissando il vuoto.
"Dipende. Ti piace essere incatenata, Megan?" Domandò in un sussurro Ivar avvicinando le sue labbra al mio orecchio.
Lo schiaffo che ricevette fu l'unica risposta che fui in grado di dargli. Utilizzai entrambe le mani e il ferro della catena dovette ferirlo.
Nonostante i risolini dei suoi fratelli non depose le armi. Mi prese il viso in modo minaccioso ed urlò ad un centimetro dal mio viso:
"Tu non sai chi sono. Non puoi ferirmi perché neanche tutto l'oro del Wessex o i tuoi occhietti dolci potranno salvarti."
Mi stringeva le goti così forte che mi sarebbero rimasti i lividi.
"Tu non sai chi sono , Ivar senz'ossa. Un solo mio capello nelle tue mani potrebbe costarti tortura e pena di morte. Non ho paura di te. Non ho paura di un pagano e non ho paura di ciò che puoi farmi." Sentenziai incastrando i miei occhi in quelli infuocati di lui.
Erano così chiari ma così pieni di rabbia che per un attimo credetti di star bruciando.
"Ne avrai, ti assicuro che non passerà un giorno senza che tu desideri che il tuo fratellino venga a salvarti." Rispose lasciando la presa su di me.
"Mio fratello , o il re. Non sarà semplice trovare una nuova futura sposa al principe Alfred." Rivelai facendo gelare il sangue nelle mie vene. Non volevo sposare Alfred ma mio fratello e il re sembravano in trattative e volevo che Ivar mi temesse più di quanto lui incutesse timore agli altri.
Ubbe e Hvitserk mi guardarono seri e con stupore mentre Ivar continuava a fissarmi con il suo ghigno divertito:
"Chi? Alfred il malaticcio? Dubito che verrà a salvarti."
Risi anche io, convinta che Ivar sottovalutasse la monarchia anglosassone.
Stavo per ribattere quando Hvitserk mi precedette :
"Basta, Ivar. Stiamo esagerando. Non dovevamo renderla prigioniera."
"Se non volevano che accadesse avrebbero dovuto salvaguardarla, non trovi Hvitserk?" Lo redarguì il fratello minore avvicinandosi a lui.
"Mi sono travestita, non tutti i cavalieri possono permettersi armature del genere. Non potevano riconoscermi." Specificai implorando con gli occhi Ubbe di liberarmi.
Avevo notato che fosse quello più mite di cuore. Dai suoi occhi lèggevo preoccupazione e animo gentile. Mi avrebbe liberato lui, ne ero certa. E poi... i miei occhi avevano già esercitato un certo fascino su di lui.
"Neanche tuo fratello? Premuroso devo dire" si intromise nuovamente Ivar facendomi imbestialire.
"Esattamente, proprio come te. Gira anche tra gli inglesi la voce che hai ucciso tuo fratello Sigurd. Mi sbaglio?" Lo sfidai procurandomi una sua occhiata di rabbia che stava per riversarsi su di me se Hvitserk non lo avesse bloccato.
"Ivar , lasciala stare, è impaurita e ferita,  non sa ciò che dice." Lo rassicurò quest'ultimo con pochi effetti.
"Te ne pentirai, Megan. Te ne pentirai di tutte le parole che non hai saputo tenere a freno" mi minacciò.
E mi lasciarono lì, sola ed infreddolita mentre pregavo Dio.
Pregavo di tornare libera e che qualcuno mi riparasse dal freddo.
Sentii qualche passo... forse Dio mi stava mandando il mio angelo.

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