Capitolo 8: Set Me On Fire

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"Heahmund!" Urlai correndo ad abbracciare mio fratello in catene e sanguinante.
"Allora è vero! Sei viva..." sussurrò lentamente con un respiro forzato.
"Sì..." mi inginocchiai, "non posso lamentarmi di come sia stata trattata, forse anche fin troppo bene..."
Avevo le lacrime agli occhi. Mio fratello era in condizioni pietose mentre il suo sangue sporcava il mio abito glicine.
"Lo so, Ivar me lo aveva assicurato ma volevo vederlo con i miei stessi occhi..." si sforzò mentre con una carezza lo incitavo a non agitarsi.
"Sto bene, e farò l'impossibile per far star bene anche te." Sussurrai mentre qualcuno ci osservava annoiato.
"Mi uccideranno, niente sarà più appetitoso di un vescovo Cristiano per loro..."
"Shh..." lo esortai, "Ivar non ti sfiorerà un solo capello, te lo prometto."
Provò ad accarezzarmi ma le catene non glielo permettevano.
"Perdonami..." sussurrai piano già consapevole di quello che mi avrebbe risposto.
"Di cosa? Di aver fatto tutto di testa tua, aver scombussolato il re e l'esercito, per uno stupido capriccio?!" Mi redarguì a denti stretti. In quel momento la gioia di vedermi diede spazio alla rabbia. Per quanto volessi difendermi non avevo scusanti.
"Almeno è finita. Come sta il re?" Domandai preoccupata mentre Heahmund provava a calmarsi.
"È morto, Alfred è il re adesso. Adesso sì che ti conviene restare qui, scappare da questo esercito vichingo e sposarlo. Ormai abbiamo perso, ma tu sei intelligente e sai qual è la cosa giusta da fare."
Rimasi sorpresa e rammaricata. Mi dispiaceva davvero tanto per re Aethelwulf, e avrei voluto affiancare Alfred in un momento così delicato per lui ma non potevo più.
"Non sposerò Alfred, Heahmund. Credevo ne fossi più che consapevole... ho combattuto una battaglia per allontanarmi da lui e dall'Inghilterra. Ho promesso ad Ivar che sarei partita con lui ed io sono una donna d'onore." Sentenziai alzandomi.
"Non puoi essere seria. Sei impazzita, Megan?!" Urlò incurante degli spettatori.
"Heahmund , non voglio che ti arrabbi in queste condizioni. Parlerò con Ivar per liberarti. Non riuscirai però a privarmi della libertà appena ottenuta." Precisai raccogliendo il mio ciondolo a forma di spada appena caduto.
"Megan, ti ho cresciuto per scopi più grandi di dover crescere con dei pagàni."
"Ti sbagli, Heahmund. Sento che qui il mio destino sarà molto più grande di quello al fianco di Alfred..." sussurrai allontanandomi.
Mio fratello sbraitò alle mie spalle.
Odiavo andargli contro e litigare con lui. Al momento però era impossibile fargli capire le mie ragioni.
Lo amavo da morire, lui era tutta la mia famiglia, la mia casa, la mia vita. Ecco perché sarei andata a parlare con Ivar.
"Dov'è Ivar, Hvitserk?" domandai al fratello mentre lasciavo la stanza.
Hvitserk mi seguì velocemente: "È nelle sue stanze. Non credo tu possa andare."
Finsi di non ascoltarlo e proseguii lasciandolo alle mie spalle imperterrito.
Raggiunsi le stanze di Ivar avvolte nel silenzio più totale.
Entrai incurante di ciò che stesse facendo.
Stava dormendo, il suo busto era scoperto lasciando trasparire i tatuaggi simmetrici sul suo petto . Cercai di distogliere lo sguardo dal suo fisico tonico e lo posai sul coltellino al suo fianco. Agii senza pensarci.
Presi il coltellino e lo avvicinai alla sua gola, pronta a sferzare il colpo da un momento all'altro.
Ivar si svegliò di colpo e non sembrò molto contento del mio gesto avventato.
"Libera subito mio fratello!" Lo minacciai avvicinando il mio viso al suo.
"Davvero credi che basti così poco per uccidermi?"
Prese il lato opposto del coltellino, ferendosi le dita, nonostante ciò non vidi segni di sofferenza sul suo volto.
"Non mollerò la presa, sappilo. Non finché Non avrai liberato mio fratello!" Lo incitai mentre con un sorriso di scherno iniziò a prendersi gioco di me.
"Mi stai sfidando, Megan?" Domandò avvicinando ancora di più il suo viso al mio.
Presa dall'imbarazzo di quel suo gesto intimo, mi lasciai sopraffare improvvisamente dai suoi movimenti veloci che in un baleno mi fecero ritrovare sotto di lui, invertendo le posizioni di dominio, il coltello puntato alla mia gola.
"Non puoi prendere il controllo, Megan, non con me che ogni giorno tengo a bada un esercito di vichinghi inferociti, senza neanche imporre il mio corpo." Sussurrò al mio orecchio provocando un'ondata di calore all'estremità del lobo.
"Ti uccido, Ivar..." balbettai piano cercando di recuperare quel pò di controllo che mi era rimasto.
"Shh..." mi esortò, "non credo proprio..."
Avvicinò le sue labbra alle mie e con un gesto avventato mi baciò. Sentii il suono del coltello cadere mentre con la mano libera si impossessava del mio viso.
Schiuse le labbra in attesa di una mia risposta. Avevo completamente perso il controllo del mio corpo che obbediva inconsapevolmente alla volontà di Ivar.
Ricambiai il suo bacio che sembrava assecondare la ferocia della nostra breve conversazione.
Si scostò per liberarmi dal suo peso incombente senza staccare il bacio.
I suoi movimenti erano veloci, e le sue labbra risucchiavano le mie ad ogni schiusura.
Lasciò che fossi io a salirgli sulle gambe, quasi volesse permettermi di spingermi ovunque volessi senza che lui oltrepassasse i miei spazi. Il ritmo dei suoi baci diventò lento per poi rincalzare ogni volta che le mie mani cercavano il suo corpo.
Mi guardò negli occhi e mentre mi accarezzava il viso, con l'altra mano provò ad abbassarmi il vestito.
Mi irrigidii. I miei occhi guardarono altrove mentre con un cenno di sorriso Ivar mi sistemò nuovamente le maniche e mi spinse a guardare il suo viso.
"Non oserei mai spingerti oltre. Non contro la tua libertà..." sussurrò e sembrò totalmente opposto all'immagine che mi ero prefissata di lui.
"Non farne parola con nessuno." Continuò facendomi irrigidire.
"Come se mi facesse un onore aver baciato Ivar il senz'ossa."
Mi alzai di colpo dal letto.
"Neanche per me aver baciato una cristiana!" Rispose ferito mentre si ricomponeva.
"Allora è il nostro segreto." Sussurrò e , con mia sorpresa , non notai fermezza nel suo tono di voce.
"Devi liberare mio fratello e Freydis..." ribattei sicura voltandomi verso l'uscita.
"Ad una condizione..."
"Sarebbe?" Lo incalzai titubante.
I suoi occhi divennero di un blu scuro e intenso, come se si stesse preparando per una missione importante. Aveva già vinto contro gli inglesi, cos'altro voleva ottenere?!
"Verrai con me a Kattegat domani ..." sussurrò piano osservando una mia reazione.
Gli sorrisi. Quel sorriso sarebbe stata la promessa di partire con lui, alla conquista di un regno che avrebbe sancito la libertà di entrambi, ed io non vedevo l'ora di avverare quel sogno.

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